Nuovo stemma per il Comune di Baceno
Baceno è un comune di circa 900 abitanti della provincia piemontese di Verbanio-Cusio-Ossola.
Come anche in altri Comuni, per lo più di piccole dimensioni, la locale amministrazione utilizza da molto tempo uno stemma civico che però non è mai stato formalmente concesso da parte del Presidente della Repubblica, come prescrive la normativa che disciplina l’araldica civica italiana.
A complicare ancor di più la situazione la coesistenza di due emblemi, uno con i residui di un capo littorio imposto in epoca fascista (utilizzato ad esempio sul sito Internet municipale e sul gonfalone), ed uno senza capo (utilizzato sulla carta intestata).
Così recentemente l’amministrazione guidata dal sindaco Andrea Vicini ha deciso di fare ordine nell’emblematica comunale, incaricando un funzionario dello stessa amministrazione, Ivano Antonietti, di intraprendere le azioni del caso.
Antonietti in questo modo ha avuto modo di rispolverare una vecchia pratica di concessione intrapresa nel 1939, ma poi arenatasi verosimilmente per le vicende belliche ed il successivo cambio di regime governativo.
Nella sua relazione Antonietti ha così ricostruito la vicenda:
Già con delibera n. 19 del 11/03/1939 il Consiglio Comunale incaricava il Sig. Conte Adriano Guelfi Camajani, Direttore dello studio Araldico di Padova, per procedere all’istruttoria della pratica per la concessione Governativa dello Stemma e Gonfalone Comunale;
Il cenno storico è stato trasmesso presso gli uffici della consulta araldica nello stesso mese di marzo;
A seguito di trasmissione da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri in data 01/04/1941, viene avviata la verifica da parte della Commissione araldica, ed in data 11 luglio 1942 viene redatto verbale della Commissione araldica, trasmesso agli uffici comunali in data 2 agosto 1942, in cui si rileva l’inopportunità di concedere il castello sforzesco, da sostituirsi con una mela cotogna;
In data 7 ottobre 1942, il Bozzetto editato in conformità alle prescrizioni della commissione, viene trasmesso, per tramite della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Al Commissario del Re Imperatore, presso la consulta araldica;
In data 08/06/1954, l’ufficio di araldica sollecita il Comune di Baceno a voler confermare l’intesa di accettazione relativa allo stemma suggerito, prima di predisporre il decreto di concessione, ma non fu dato seguito a quanto richiesto;
Con delibera n. 44 del 24/10/2019 il Consiglio Comunale provvedeva ad approvare stemma e gonfalone sulla base delle indicazioni dei consiglieri che hanno fatto le ricerche storiche al fine di proporre nuovamente all’ufficio araldico dello stato uno stemma e gonfalone rispondente alla normativa.
Fin qui la storia, dal 2024 ecco invece la cronaca dei passi compiuti:
Con richiesta del 22/02/2024 prot. 1178 è stata avanzata presso le autorità competenti chiesta di concessione dello stemma e del gonfalone come approvati nella deliberazione del C.C. N° 44/2019;
Con nota prot. uoa/a/3169 pervenuta in data 05/07/2024 al prot. 4196 la Presidenza del Consiglio Dei Ministri – Ufficio del cerimoniale di stato e per le onorificenze comunicava che gli emblemi proposti non potevano essere accolti così come presentati.
Si è dunque giunti allo scorso 28 febbraio, quanto il Consiglio Comunale di Baceno all’unanimità ha deliberato di approvare un nuovo stemma che accogliesse le osservazioni formulate dall’Ufficio Araldico, così descritto nella delibera:
Stemma a scudo bipartito: Nel primo, sfondo azzurro con leone rampante (d’oro), lampassato e armato (di rosso), che tiene nelle branche una mela cotogna di colore azzurro fogliata di verde; nel secondo a sfondo rosso un castello d’argento aperto e finestrato di nero, torricellato di un pezzo a sinistra; la corona di Comune argentata sovrastante lo scudo; nello scudo, il capo caricato della stella d’oro a cinque raggi in ricordo dell’eccidio di Goglio e colorato di rosso sinistra e blu a destra; primo e secondo partito come da descrizione sopraindicata; l’elemento decorativo costituito a destra da ramo di alloro con bacche d’oro e a sinistra da ramo di quercia con ghiande d’oro, incrociati e legati da nastro tricolore; lo scudo con una bordatura fine nera.
Dunque la nuova soluzione ora al vaglio dell’Ufficio Araldico, rispetto all’emblema attualmente utilizzato sul gonfalone, prevede una “bordura fine nera” in luogo dell’attuale d’oro, il ritorno nella branca del leone della mela cotogna al posto di una stella, la partizione del capo in due campi (rosso e azzurro in luogo dell’attuale di rosso pieno), e la semplificazione della figura sul capo, ridotta ad una “semplice” stella.
Nei prossimi mesi si dovrebbe dunque giungere a conclusione di un iter avviato ormai più di ottant’anni fa.
Scheda di approfondimento L’araldica civica italiana ![]() L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti. Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica. Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26. Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato. L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici: 1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno … 2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a ciascuno spettante, come di seguito descritta: a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori: ![]() b) comune insignito del titolo di città: corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero: ![]() c) comune: corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero: ![]() 3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica. 4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. ![]() Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo. Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali. Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”. I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011. Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 . |
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