Mostri, scudi, mondo alla rovescia a Lagnasco

Alla fine del Medioevo, in quell’area dell’Europa mediterranea che andava dall’Aragona alle sponde dell’Adriatico, i soffitti dipinti a tavolette erano un elemento consueto della decorazione delle sale di rappresentanza. In questo contesto l’araldica aveva un ruolo importante, in quanto veicolava una rappresentazione precisa dei padroni di casa, in particolare dei loro rapporti parentelari e politici con le élites locali, con la comunità e con il principe“.

Introducono così il loro ultimo lavoro Lea Debernardi e Luisa Clotilde Gentile, autrici per la Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo di “Mostri, scudi, mondo alla rovescia. Immaginario e politica alla fine del Medioevo nei soffitti dipinti del castello di Lagnasco“.

La pubblicazione data le stampe nei mesi scorsi parte dunque da questo contesto, per poi scendere nel locale; ed infatti la autrici subito osservano: “Nell’attuale Piemonte – ponte tra la cultura d’Oltralpe e quella padana – i manufatti di questo genere erano numerosi, e molti sopravvivono in provincia di Cuneo, tra Saluzzo e Savigliano“.

Ed in particolare “i soffitti del castello, o meglio dei castelli, di Lagnasco, risalenti agli anni 1470, attirano da qualche tempo l’interesse di studiosi internazionali per via della loro qualità e soprattutto per il contesto in cui si trovano. Attraverso l’imponenza e la ricchezza della loro residenza, articolata in più edifici appartenenti a rami diversi che si spartivano la signoria del luogo, i Tapparelli si presentavano come la principale famiglia nobile del saviglianese in grado di rapportarsi con il sovrano, ossia il duca di Savoia. Nel “cielo” dei loro saloni – continuano le autrici quasi con aria incantata che ben trasmettono al lettore – centinaia di immagini affascinanti riflettono in modo vivace ed esplicito la cultura “secolare”, laica nel senso proprio del termine, e l’immaginario dell’Europa occidentale alla fine del Medioevo“.

Il lavoro di Debernardi e Gentile ha dunque il merito non solo di soffermarsi su un articolato apparato araldico sinora poco studiato, non solo di portare all’attenzione del pubblico scientifico e non, una testimonianza artistica di inaspettato pregio, ma anche quello di restituire a questa importante poliedrica opera l’originale funzione politica e giuridica (come avrebbe sottolineato il mai troppo poco compianto Luigi Borgia), a dispetto dei sempre più numerosi appassionati e tal volta “esperti” (sic) che si ostinano ad attribuire agli stemmi funzioni simboliche e magari iniziatiche, del tutto estranee a tale scienza.

Sulle tavolette – possono così continuare le due curatrici – si dipanano gli stemmi dei Tapparelli, dei loro parenti e alleati. È l’araldica a dire come si posizionano rispetto alla corte di Savoia e alla nobiltà locale: una rappresentazione che vuole orientare in modo preciso l’impressione dello spettatore, forzando in parte la realtà“.

Un lavoro che però non si limita alla parte propriamente araldica della monumentale decorazione, “seguendo un modello diffuso – proseguono infatti le autrici -, alle tavolette araldiche, con il loro repertorio figurativo codificato e apparentemente ordinato, si alterna una congerie di immagini eterogenee. Fianco a fianco convivono creature fantastiche e animali domestici, illustrazioni di proverbi, scene erotiche e burlesche, rappresentazioni moralistiche di un mondo alla rovescia: l’unicorno accanto al gatto, la favola della volpe e della cicogna accanto alle attività del mondo rurale, la parabola della pagliuzza e della trave accanto alla scena satirica delle dame che colgono i frutti dell’albero dei falli“.

Per meglio comprendere l’impostazione del lavoro, di seguito l’indice del volume:

  • Premesse storiche e iconografiche
    • I castelli di Lagnasco, “capitale simbolico” di un consortile nobile e violento
    • I Tapparelli di Lagnasco e la corte di Savoia: carriere reali e deformazioni prospettiche
    • Il patrimonio di immagini dei soffitti di Lagnasco nel contesto figurativo
  • Castello di Levante, Salone degli Scudi
    • Descrizione e datazione
    • L’araldica: il consortile di Lagnasco, i duchi di Savoia e l’aristocrazia piemontese
    • L’iconografia: un’antologia dell’ “arte secolare” di fine medioevo
  • Castello di Ponente, Sala del Camino
    • Descrizione e datazione
    • Nul bien sans peine: ancora l’araldica del consortile e della sua rete matrimoniale
    • Mitologia antica e vita quotidiana nelle tavolette figurative
  • Castello di Ponente, “Cucina”
    • Offerte amorose e animali umanizzati: i resti di decorazione del terzo soffitto
  • Conclusioni

> Appendice I: repertorio iconografico
> Appendice II: genealogia semplificata dei Tapparelli (secoli XIII-XV) e corrispondenza con gli scudi attestati a Lagnasco

Lea Debernardi, Luisa Clotilde Gentile, Mostri, scudi, mondo alla rovescia. Immaginario e politica alla fine del Medioevo nei soffitti dipinti del castello di Lagnasco, Cuneo, Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 2024; 88 pp., ill. n/b e colori; prezzo 20,00€ + spese di spedizione.


Scheda biografica
Lea Debernardi

Lea Debernardi ha conseguito la laurea in Storia e civiltà presso l’Università di Pisa e, in parallelo, il diploma in Discipline storico-artistiche della Scuola Normale Superiore, quindi il Dottorato di Ricerca congiunto in Storia dell’Arte (Scuola Normale Superiore, Pisa, Italia) e Studi medievali (École Pratique des Hautes Études, Parigi, Francia).

Si è occupata in particolare della cultura artistica e letteraria della famiglia Saluzzo della Manta tra il Quattrocento e il Seicento.

Attualmente lavora all’Università di Monaco di Baviera su temi riguardanti le intersezioni tra iconografia, pratiche religiose e saperi scientifici nella prima Età moderna.

Tra le sue pubblicazioni si ricordano “Lo specchio della famiglia. Cultura figurativa e letteraria al castello della Manta“, Viella (2019) e – per la parte iconografica – “Mostri, scudi, mondo alla rovescia: immaginario e politica alla fine del Medioevo nei soffitti dipinti del castello di Lagnasco”, Società per gli Studi Storici Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo (2024).
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Scheda biografica
Luisa Clotilde Gentile

Luisa Gentile

Luisa Clotilde Gentile, classe 1974, dottore di ricerca in Storia medievale presso l’Università di Torino e l’Université de Savoie (Chambéry).

E’ funzionario archivista presso l’Archivio di Stato di Torino, docente di Sigillografia e araldica presso la Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica dell’Archivio di Stato di Torino, socio corrispondente della Deputazione Subalpina di Storia Patria, socia dell’Académie Internationale d’Héraldique, ed è stata insignita nel 2024 del Gran Premio Scudo d’Oro al merito araldico per la sua attività di studio in tale ambito.

Ha partecipato a convegni nazionali ed internazionali, e pubblicato in italiano e francese diverse monografie e innumerevoli articoli in volumi e riviste scientifiche, italiani e internazionali, concernenti temi legati alla storia medievale (corti e aristocrazie), ai vari ambiti della rappresentazione rituale ed emblematica del potere (araldica, sigillografia, cerimoniale), agli archivi storici.

Fra le innumerevoli pubblicazioni si ricordano la monografia “Araldica saluzzese. Il Medioevo” (2004), e – per la parte storica e araldica – “Mostri, scudi, mondo alla rovescia: immaginario e politica alla fine del Medioevo nei soffitti dipinti del castello di Lagnasco”, Società per gli Studi Storici Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo (2024).
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copertina
La copertina de “Mostri, scudi, mondo alla rovescia” a cura di Lea Debernardi e Luisa Clotilde Gentile, Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 2024
23 Gennaio 2025
Raffaele Coppola

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