Trattato della scienza araldica. Simbologia e spiritualità nel linguaggio blasonico

Il 20 novembre, come già accennato in precedenza, Faris La Cola ha presentato un nuovo libro: “Trattato della scienza araldica. Simbologia e spiritualità nel linguaggio blasonico”, da lui scritto, e pubblicato da BastogiLibri.

In quest’opera, che l’autore riferisce essere frutto di un lungo e profondo percorso di riflessione durato quarant’anni, si propone al lettore – spiega sempre l’autore – una visione dell’araldica che va oltre l’aspetto puramente tecnico e storico, immergendosi nelle sue dimensioni spirituali e simboliche.

L’araldica, tradizionalmente vista come la disciplina che regola e studia gli stemmi e le insegne, secondo quanto annuncia La Cola, viene qui esplorata attraverso la lente della philosophia perennis, ossia quella sapienza perenne che lega ogni conoscenza alla ricerca di un significato più profondo. L’autore dice di non limitarsi ad analizzare l’aspetto formale degli stemmi, ma di indagarne il loro significato come espressione di un cambiamento interiore: gli stemmi non sono solo segni esterni, ma simboli di un percorso spirituale che il portatore deve intraprendere, in un cammino che, come il cavaliere medievale, è guidato da principi di ordine e verità.

Questa trattazione, però, non è un semplice studio di araldica ad uso dei “modernisti” o un’analisi accademica basata su dati storici. L’autore chiarisce fin da subito che il suo approccio è personale e che non intende difendere o promuovere i privilegi della classe nobiliare, ma piuttosto esplorare la dimensione spirituale dell’araldica, cercando di far emergere dalla disciplina quegli stimoli interiori che la tradizione simbolica può offrire, se solo si è disposti a leggere tra le righe, cogliendo il significato nascosto. La visione dell’autore è dunque un invito ad andare oltre l’apparenza, a scoprire come secondo lui l’araldica, attraverso i suoi segni, possa diventare un vero e proprio cammino di crescita spirituale.

Questa opera, che non seguendo i canoni della ricerca storica tradizionale, intende porsi come un invito a tutti coloro che sono pronti a lasciarsi coinvolgere dall’universo che vi vorrebbe simbolico dell’araldica e a riconoscere in essa un linguaggio universale, che sarebbe capace di arricchire e stimolare la vita interiore di chi sa coglierlo. La prefazione di Stefano Salzani ci introduce a questa visione alternativa, proponendo una riflessione che nella presentazione dell’opera si sostiene che potrebbe non piacere agli specialisti, ma che potrebbe trovare apprezzamento “in chi non ha paura di aprirsi all’universalità del simbolo”.

Il volume sul sito dell’editore: Trattato della scienza araldica. Simbologia e spiritualità nel linguaggio blasonico

Scheda Biografica Faris La Cola Faris La Cola (noto anche come Freddy Colt), è nato a Sanremo nel 1971; è uno studioso di araldica, simbolismo tradizionale e letteratura cavalleresca. Si è avvicinato alla scienza del Blasone all’età di tredici anni, rendendola poi il fulcro dei suoi studi universitari presso l’Università di Genova. Dal 1993 ha tenuto corsi di Araldica ed Emblematica a Genova e, tra il 2011 e il 2018, presso l’Accademia della Pigna di Sanremo. Ha pubblicato i suoi studi araldico-cavallereschi con il titolo Emblemata nel 2000 e nel 2013, e in una terza edizione ampliata, intitolata Scritti di Araldica e d’Epica, nel 2022. Ha tradotto dal francese antico il poemetto duecentesco Ordène de Chevalerie, con una prefazione firmata dal medievista Franco Cardini. Tra le sue opere figurano anche le monografie San Giorgio, il cavaliere universale (2018) e San Martino, il cavaliere particolare (2022). È stato membro della Heraldry Society of Scotland, della Tolkien Society e del Centro Studi Metafisici. Attualmente è Membro effettivo della Società Italiana dei Francesisti (SIdEF) e Socio Corrispondente dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano (IAGI), collaborando con la rivista Nobiltà dal 1999. Nel 2021 è stato nominato Segretario Generale dell’Istituto Internazionale di Metapolitica “Joseph de Maistre”. .

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