Il nuovo stemma di monsignor Gambelli
Lo scorso 18 aprile il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Firenze, presentata da S.Em.za Rev.ma il Card. Giuseppe Betori, e contestualmente ha nominato Arcivescovo Metropolita di Firenze il Rev.do Gherardo Gambelli, del clero della medesima Arcidiocesi, finora Parroco della Madonna della Tosse in Firenze.
S.E. Mons. Gherardo Gambelli è nato il 23 giugno 1969 a Viareggio in provincia e Arcidiocesi di Lucca ed è stato ordinato presbitero per l’Arcidiocesi di Firenze il 2 giugno 1996.
Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Vicario parrocchiale della Santo Stefano in Pane a Rifredi (1996-2007); Licenza in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma (2000); Amministratore della Parrocchia Sant’Andrea a Cercina (2000-2006); Dottorato presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale (2007); Parroco in solido moderatore dell’Immacolata e San Martino a Montughi (2007-2011). Dal 2011 al 2022 è stato sacerdote fidei donum in Ciad dove ha ricoperto i seguenti incarichi: Parroco della Sainte Joséphine Bakhita nell’Arcidiocesi di N’Djaména e Responsabile della Pastorale vocazionale, insegnante nel Seminario Maggiore Nazionale Saint Luc di Bakara e Cappellano del carcere di N’Djaména (2011-2017); Membro del Collegio dei Consultori di N’Djaména (2013-2016); Parroco della Cattedrale Saint Ignace, Responsabile della Pastorale giovanile e Cappellano del carcere nel Vicariato Apostolico di Mongo (2018-2022). Dal 2019 al 2022 ha assunto anche l’incarico di Vicario Generale. Rientrato a Firenze, dal 2023 è stato Parroco della Madonna della Tosse in Firenze.
Dopo la nomina del 18 aprile, è stato ordinato vescovo il 24 giugno 2024, e con tale ordinazione ha anche assunto una propria insegna araldica che è così presentata sulla pagina Internet ad esso dedicata dall’arcidiocesi da lui curata:
Lo stemma di Sua Eccellenza Monsignor Gherardo Gambelli si presenta con gli ornamenti esterni caratteristici di un Arcivescovo Metropolita:
- un cappello prelatizio (galero) di colore verde con dieci fiocchi pendenti per ciascun lato dello scudo, disposti 1-2-3-4;
- la croce astile doppia trilobata (detta anche “croce patriarcale”);
- il pallio, collocato in punta, segno distintivo della dignità dei Metropoliti, ovvero degli Arcivescovi che presiedono una provincia ecclesiastica (Metropolia) di cui fanno parte una o più diocesi (dette “suffraganee”). Questo paramento liturgico – costituto da un nastro di lana bianca circolare, con due pendenti nella parte anteriore e posteriore, terminanti con due lingue di colore nero e ornato di 6 crocette nere – viene indossato dai Metropoliti entro i confini della loro provincia ecclesiastica ed esprime un particolare legame con il Papa e con la Chiesa di Roma; infatti viene benedetto e consegnato dal Papa ai nuovi Metropoliti ogni anno il 29 giugno, Solennità dei SS. Pietro e Paolo.
- un cartiglio contenente il motto scelto dal nuovo
Lo scudo si presenta diviso in 3 parti, secondo quella partizione che in araldica prende il nome di “interzato in pergola rovesciata” e contiene – nelle figure, negli smalti e nei metalli – elementi che rappresentano la vita e il ministero del nuovo Arcivescovo:
- Nel primo terzo a sinistra (destra araldica), in campo azzurro, è rappresentato un monte all’italiana costituito da tre colli, sormontato dai una stella ad 8 raggi, il tutto di argento. L’azzurro è il colore del cielo e rappresenta le virtù più elevate; è il colore mariano per eccellenza. In questo terzo sono rappresentate le Parrocchie “mariane” guidate come parroco da don Gherardo, ovvero la Madonna della Tosse (i 3 colli del monte rappresentano le 3 arcate del portico sulla facciata della chiesa) e l’Immacolata a Montughi (la stella e il metallo argento, simbolo di purezza).
- Nel secondo terzo a destra (sinistra araldica) è rappresentata la parrocchia di S. Stefano in Pane a Rifredi. Il rosso è il colore del martirio e della carità. Il pane spezzato – oltre a richiamare il titolo della parrocchia – rappresenta il Pane Eucaristico e il Pane della Parola, che sono il cuore del ministero di Mons. Gambelli; richiama anche la condivisione fraterna con i poveri e con i lontani, racchiudendo quindi in sé anche l’esperienza missionaria vissuta dal nuovo Arcivescovo in Ciad.
- La parte centrale dello stemma è costituita da un particolare attributo araldico detto “cancellato”, composto da più cotisse poste in banda e in sbarra che si intrecciano e si sovrappongono le une alle altre, andando a creare una grata stilizzata. Questa particolare figura, oltre a richiamare il ministero di Cappellano del Carcere, svolto dall’Arcivescovo fino al momento della nomina, rimanda anche alla comunità di Castelfiorentino e alla sua Patrona, Santa Verdiana (il metallo oro e lo smalto azzurro erano usati anche nello stemma della famiglia Attavanti, di cui faceva parte Verdiana), terziaria francescana, dedita alla penitenza e alla solitudine, che per 34 anni visse reclusa in una celletta costruita dai suoi concittadini – che non volevano farla allontanare dal paese – sulle rive dell’Elsa.
- Lo stemma è sormontato dal “capo araldico”, una cosiddetta “pezza d’onore” che indica appartenenza e che per questo motivo contiene il giglio fiorentino (rosso in campo argento), città e Arcidiocesi da cui il nuovo Pastore proviene è alle quali viene inviato come testimone di Cristo e annunciatore del Vangelo.
- L’Arcivescovo Gambelli ha scelto come motto episcopale le parole della lettera ai Romani (cfr. Rm 8, 28): “OMNIA COOPERANTUR IN BONUM”: “Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno”.
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. Impostazione classica di un stemma papale Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo Impostazione classica di uno stemma arcivescovile Impostazione classica di uno stemma vescovile Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale Impostazione classica di uno stemma di un parroco Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
Articoli correlati: Il nuovo stemma di monsignor Carbonaro