Blasonario della Nobiltà Napoleonica in Italia
Attraverso un comunicato diffuso sui social, il “Gran Magistero dell’Ordine della Corona di Ferro” e il “Corpo della Nobiltà Napoleonica in Italia“, hanno annunciato l’imminente realizzazione del “Blasonario della Nobiltà Napoleonica in Italia”.
L’iniziativa editoriale di cui non sono ancora stati diffusi maggiori dettagli, viene annunciata come aggiornamento di un’analoga iniziativa che sarebbe stata realizzata nel 2008.
Per questa nuova edizione, gli enti promotori, si sono affidati a Enzo Modulo Morosini, direttore ed editore del ”Libro d’Oro delle Famiglie Nobili e Notabili”, e collaboratore a vario titolo con diverse altre iniziative editoriali a tema araldico-genealogico-nobiliare, a cui in questo caso – ha specificato attraverso la propria pagina Facebook – è stato affidato “il compito della realizzazione grafica – dell’opera ndr -, stemmi compresi tutti a colori“, restando dunque in capo agli enti editori l’individuazione e l’applicazione dei criteri editoriali in base a cui selezionare ed ammettere all’inserimento nell’opera delle famiglie che ne faranno richiesta.
Di seguito la trascrizione del testo del comunicato:
“Gran Magistero dell’Ordine della Corona di Ferro
Corpo della Nobiltà Napoleonica in Italia
Siamo lieti di comunicare che nell’arco del 2024, a cura del Corpo della Nobiltà Napoleonica in Italia, sarà pubblicata la seconda edizione del “Blasonario della Nobiltà Napoleonica in Italia” che conterrà, a richiesta, gli Stemmi a colori di coloro che furono nobilitati dalle dinastie napoleoniche, e di coloro che sono stati nobilitati dall’Ordine dal 1815 al 2024 e cioè dei Cavalieri Ereditari dell’Impero, dei Baroni e dei Conti .
Potrà contenere anche gli stemmi personali di origine napoleonica dei Cavalieri che ne faranno richiesta. Vi saranno riportati anche gli stemmi dei Gran Cancellieri dell’Ordine della Corona di Ferro a partire dal Conte Ferdinando Marescalchi, nominato da Napoleone nel 1805, fino all’attuale
in carica.
Quelli fra gli aventi diritto alla pubblicazione che non possedessero uno stemma potranno richiederlo all’Ufficio Araldico dell’Ordine presso la Gran Cancelleria. Si ricordi che lo stemma in Italia è considerato come una parte grafica del nome ed è quindi di uso legittimo.
Tutti gli interessati che avessero necessità di delucidazioni sulla composizione dello Stemma potranno interpellare l’Ufficio Araldico dell’Ordine.
La seconda edizione del Blasonario, che fa seguito alla prima, pubblicata nel lontano 2008, sarà realizzata dalla prestigiosa Casa Editrice ”Libro d’Oro delle Famiglie Nobili e Notabili” diretta dal Conte Enzo Modulo Morosini di Risicalla e Sant’Anna Morosina“.
Scheda biografica Enzo Modulo Morosini Enzo Modulo Morosini di Risicalla e Sant’Anna Morosina, è nato a Padova il 25 marzo 1946. Diploma di maturità scientifica, laurea in Filosofia presso l’Ateneo di Padova, ha un dottorato di ricerca in Psicologia Medica presso la Kensington University, un diploma magistrale in Scienze Documentarie presso l’Ateneo di Bologna ed un master in Paleografia presso il dipartimento di Lettere Antiche della Università di Padova. Ufficiale di Artiglieria è amministratore dei beni di famiglia e curatore dell ‘Archivio Storico Nobiliare Cavalleresco “Corder Modulo Morosini” fondato in Venezia nel 1878 per volere dell’ avo, il N.H. Conte Carlo. Ideatore e redattore del ” Libro d’Oro delle Famiglie Nobili e Notabili”, Socio fondatore dello I.A.G.I (Istituto Araldico Genealogico Italiano), membro della S.I.S.A (Società Italiana Studi Araldici) di Torino, dell’Archivio Araldico Svizzero, del Centro Studi Piemontesi, della Società Studi Storici di Cuneo, Accademico Onorario in Scienze Araldiche e Genealogiche della Accademia Internazionale di Svevia e di quella Dannunziana . Cavaliere di numerosi Ordini Cavallereschi compreso quello delle Repubblica Italiana, è uno studioso di araldica e storico di Venezia, oltre che Araldo di numerose associazioni. Ha pubblicato oltre 30 “Quaderni” di carattere storico – araldico-cavalleresco tra cui un “Manuale di Araldica” ed “Essere Cavalieri Oggi” (esauriti) arrivati entrambi alla ottava edizione. . |
Disambigua Nobiltà e titoli nobiliari in Italia Con l’avvento della Repubblica in Italia, la rilevanza pubblica dello status nobiliare e dei titoli nobiliari italiani, sono sostanzialmente venuti meno, sebbene sia necessario distinguere fra stato nobiliare e titolo nobiliare di un individuo o di un casato. Tale distinzione è rilevante sia sotto il profilo storico che giuridico, poichè di norma i diversi ordinamenti nobiliari del Regno d’Italia, degli stati preunitari, e degli stati esteri, hanno sempre riconosciuto insita nell’individuo o nel casato la nobiltà, che l’autorità pubblica può o poteva riconoscere, ma non conferire, in quanto stato proprio della persona, indipendente dalla volontà altrui (come dire che un individuo è onesto, e lo è a prescindere da qualunque riconoscimento pubblico o privato che sia, e all’inverso non può diventare onesto unicamente perchè venga dichiarato tale da una qualunque autorità); al contrario il titolo nobiliare è o era di norma frutto di una concessione sovrana, in quanto legato all’affidamento di una determinata funzione o di un determinato incarico, oppure manifestazione pubblica di una benemerenza comunque concessa dall’autorità sovrana. Va da sé che se comunque un sovrano riconosce o ha riconosciuto come nobile un individuo indegno, può risultare alquanto complicato contestare tale riconoscimento. In Italia però l’avvento della Repubblica ha portato anche alla redazione di una nuova Costituzione che nella sua “XIV disposizione transitoria”, recita: “I titoli nobiliari non sono riconosciuti. I predicati di quelli esistenti prima del 28 ottobre 1922, valgono come parte del nome. … La legge regola la soppressione della Consulta araldica” (XIV disposizione transitoria della Costituzione Italiana, comma 1- 2, e 4). Dunque dall’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana (1° gennaio 1948) per l’Italia i titoli nobiliari hanno perso qualunque rilevanza pubblica; si badi bene, non sono vietati, semplicemente non sono riconosciuti, cioè non sono tutelati nè disciplinati, sono giuridicamente irrilevanti. Ne consegue che sotto il profilo giuridico ogni italiano può lecitamente autoattribuirsi qualunque titolo nobiliare desideri, senza incorrere in alcun reato, salvo eventualmente coprirsi di ridicolo. L’unica forma di tutela che permane è quella relativa ai “predicati nobiliari” (esempio: Rossi di Vallelupa), che a determinate condizioni possono essere riconosciuti e divenire parte del cognome (cosiddetta cognomizzazione). Da notare che però la “disposizione” costituzionale non menziona lo status nobiliare, lasciando qualche incertezza interpretativa, infatti non essendo menzionato, non si può dire venga negato, e formalmente – a differenza di quanto accaduto per i titoli nobiliari – non viene neppure indicato esplicitamente come irrilevante; ed anche la rivendicazione dell’uguaglianza fra tutti i cittadini italiani non risulta conflittuale con la status nobiliare di un individuo o di un casato, laddove tale status non origini discriminazione di trattamento di alcun tipo e in alcun ambito, come in effetti è oggi. In tale quadro vi è chi sostiene che lo status nobiliare individuale e familiare possa essere tutt’oggi oggetto di riconoscimento e tutela pubblica, soprattutto nei casi di individui (ormai pochi) o casati, che già erano stati riconosciuti come nobili dallo Stato (sebbene nella precedente forma del Regno), tanto più che l’organo pubblico chiamato a gestire tali riconoscimenti (la Consulta Araldica menzionata nella citata XIV disposizione provvisoria della Costituzione Italiana) a tutt’oggi non risulta formalmente soppressa, ma solo non più rinnovata. . |
Scheda di approfondimento Gli ordini cavallereschi in Italia Il conferimento e l’uso di titoli e decorazioni cavalleresche in Italia è disciplinato dagli articoli 7 e 8 della legge n. 178 del 3 marzo 1951, i quali in sintesi stabiliscono che in Italia sono LIBERAMENTE UTILIZZABILI i titoli e le decorazioni: 1) degli ordini cavallereschi nazionali (Ordine Militare d’Italia, Ordine della “Stella d’Italia”, Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”, Ordine Cavalleresco “Al Merito del lavoro”, Ordine di Vittorio Veneto) 2) degli ordini cavallereschi della Santa Sede (Ordine dello Speron d’Oro, Ordine Piano, Ordine di San Gregorio Magno e Ordine di San Silvestro Papa), e dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro 3) del Sovrano Militare Ordine di Malta Sono invece SOGGETTE AD AUTORIZZAZIONE da parte del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro per gli affari esteri, le decorazioni ed i titoli degli “Ordini non nazionali o di Stati esteri”. Circa l’interpretazioni di quali possano essere considerati “ordini non nazionali“, molto si è discusso, e la dottrina attuale ha portato ad identificarli negli ordini cavallereschi dinastici. Un elenco degli Ordini non nazionali o di Stati esteri le cui decorazioni almeno in alcuni casi siano state sino ad oggi autorizzate, è stato stilato dall’Ministero dell’Interno. Gli articoli di legge anzidetti vietano il conferimento di onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche, con qualsiasi forma e denominazione, da parte di enti, associazioni o privati, e specificano che le relative sanzioni sono applicabili anche quando tali conferimenti siano avvenuti all’estero. Doverosamente va evidenziato come vi siano anche ordini cavallereschi del tutto legittimi, le cui decorazioni però lo stato italiano non ha ancora avuto occasione di autorizzare, oppure vi siano ordini cavallereschi di cui le decorazioni in Italia non vengono autorizzate, per ragioni di opportunità politica (come l’Ordine supremo della Santissima Annunziata, o l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro). Assume dunque particolare rilevanza l’elenco degli ordini cavallereschi valutati legittimi dall’ICOC (Commissione Internazionale permanente per lo studio degli Ordini Cavallereschi – International Commission for Orders of Chivalry), istituzione internazionale privata, che ha redatto un apposito Registro. . |
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