Il nuovo stemma di monsignor Beneventi
Lo scorso 3 febbraio il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di San Marino-Montefeltro presentata da S.E. Mons. Andrea Turazzi, e a designato a sostituirlo il Rev.do Domenico Beneventi, del clero dell’Arcidiocesi di Acerenza, Parroco e Docente.
S.E. Mons. Domenico Beneventi è nato 1’8 febbraio 1974 a Castelmezzano in provincia di Potenza, nell’Arcidiocesi di Acerenza. Ha compiuto gli studi filosofico-teologici presso il Seminario Maggiore Interdiocesano di Basilicata. È stato ordinato sacerdote il 3 luglio 1999 per l’Arcidiocesi di Acerenza, e tra i principali incarichi è stato Docente di Teologia Pastorale, di Catechetica e Pedagogia presso l’Istituto Teologico di Basilicata, Incaricato Regionale per la Pastorale Giovanile, Aiutante di Studio Ufficio CEI di Pastorale Giovanile, Collaboratore Ufficio Comunicazioni Sociali CEI, Direttore Ufficio Catechistico Diocesano e Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali, oltre che parroco in diverse comunità. Mons. Beneventi è inoltre formatore in Didattica Digitale e Media Education. Eletto Vescovo di San Marino-Montefeltro, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 20 aprile 2024 nella Cattedrale di Acerenza da S.E. Rev.ma Mons. Francesco Sirufo, Arcivescovo di Acerenza, e dai Vescovi conconsacranti S.E. Rev.ma Mons. Andrea Turazzi, Amministratore Apostolico di San Marino-Montefeltro, S.E. Rev.ma Mons. Vito Piccinonna, Vescovo di Rieti, S.E. Rev.ma Mons. Rocco Pennacchio, Arcivescovo Metropolita di Fermo e S.E. Rev.ma Mons. Nicolò Anselmi, Vescovo di Rimini. Il solenne ingresso in Diocesi e l’inizio del ministero pastorale è invece avvenuto il 18 maggio 2024 a Pennabilli, città vescovile.
Con l’ordinazione episcopale mons. Beneventi ha anche adottato uno stemma ideato nella circostanza, di cui riportiamo la presentazione ufficiale:
Lo stemma del Vescovo Domenico contiene uno scudo di foggia gotica, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica, e una croce “trifogliata” in oro, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo. Lo scudo risulta «interzato in pergola rovesciata. Nel 1° d’argento al leone rampante di rosso, reggente nella branca destra tre gocce d’oro male ordinate; nel 2° d’azzurro alla stella (con 7 punte) d’argento; nel 3° di rosso alla conchiglia d’oro di San Giacomo». Lo stemma del Vescovo è “agalmonico” (o “parlante”) in quanto reca al proprio interno un simbolo che richiama il nome: infatti, il nome Domenico significa “del Signore, dedicato al Signore, consacrato al Signore” e la consacrazione, nella vita di un cristiano, avviene attraverso l’unzione del Crisma ed ecco perché il leone, simbolo di Cristo Re, che, in Ap 5,5, indica il Messia, «il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide che aprirà il libro e i suoi sette sigilli», regge le tre gocce del Crisma che hanno caratterizzato i tre momenti salienti della vita del Vescovo: il Battesimo, l’Ordinazione presbiterale e, infine, quella episcopale. La stella a sette punte simboleggia Maria, la Nostra Madre Celeste, qui identificata come la Madonna dell’Olmo e Stella del Mattino, venerata nel suo paese natìo, da cui il Vescovo si lascia guidare, secondo la preghiera di san Bernardo di Chiaravalle: «Seguendo lei non puoi smarrirti, pregando lei non puoi disperare. Se lei ti sorregge non cadi, se lei ti protegge non cedi alla paura, se lei ti è propizia raggiungi la mèta». Mons. Beneventi è un pellegrino di Santiago, da cui il simbolo della conchiglia del pellegrino che vuole anche richiamare il ruolo principale della Chiesa pellegrina sulla terra, in perenne cammino di conversione, sui passi degli ultimi (cfr. don Tonino Bello), discepola del suo Maestro e Signore. I colori dello stemma sono l’argento che simboleggia la trasparenza, quindi la verità e la giustizia, doti che dovranno costituire il fondamento dello zelo pastorale del Vescovo; l’azzurro, colore simbolo dell’incorruttibilità del Cielo, delle idealità che salgono verso l’alto, rappresenta il distacco dai valori terreni e l’ascesa dell’anima verso Dio, e il rosso, colore simbolo della carità, dell’amore e del sangue, dell’amore infinito del Padre che invia il Figlio a versare il proprio sangue per la nostra redenzione, «sacrificando se stesso, immacolata vittima di pace sull’altare della Croce» (cfr. Prefazio della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo). Per il proprio motto episcopale, Mons. Beneventi si è ispirato alla Prima Lettera di Giovanni laddove recita: «Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore…». «Timor non est in caritate sed perfecta caritas foras mittit timorem…» (1Gv 4,18), da cui appunto il motto: “Timor non est in Caritate”.
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. Impostazione classica di un stemma papale Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo Impostazione classica di uno stemma arcivescovile Impostazione classica di uno stemma vescovile Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale Impostazione classica di uno stemma di un parroco Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
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