“Il Gran Maestro”

E’ stato pubblicato a marzo “Il Gran Maestro”, opera di don Maurizio Modugno per i caratteri di Aracne.

Il volume di 192 pagine si focalizza su un periodo particolare della secolare storia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ovvero quello del Regno di Ferdinando IV di Borbone-Due Sicilie, durante il quale – viene spiegato dal sommario – l’Ordine raggiunge “il suo punto di maggior definizione istituzionale e di massimo splendore onorifico“. Infatti – prosegue il sommario – “i tre lustri centrali di quel Regno, dal 1799 al 1815, furono, com’è noto, sconvolti dall’irrompere in Italia di una sequenza di onde d’urto propagatesi dall’epicentro parigino della presa della Bastiglia e della Rivoluzione Francese“.

Figura centrale dell’opera è proprio quella del sovrano Gran Maestro di quel periodo, cioè Ferdinando IV. “Il restauro e la corretta ripresa dei dati storici – scrive la casa editrice nel presentare il volume – , mettono all’attenzione in questo originale libro l’assetto istituzionale, cerimoniale e sociale del Regno di Napoli tra Settecento e Ottocento, disegnandovi un nuovo ritratto a figura intera di Ferdinando IV: che lo svela in tutto il suo coraggio, in tutta la sua resilienza ai danteschi “colpi di ventura”, in tutto il suo amore al popolo come alla famiglia come ai suoi ordini cavallereschi“.

L’opera è impreziosita poi dalla prefazione di S.A.R. il principe don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orleans, duca di Calabria, Capo della Real Casa delle Due Sicilie (ramo spagnolo), e si articola secondo il seguente indice:

Prefazione di Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans
Introduzione
Ringraziamenti
Capitolo I. La più magnifica corte d’Europa
Capitolo II. Calendario e notiziario della corte
Capitolo III. I cavalieri dell’imperatore
Capitolo IV. Magnus Magister
Capitolo V. Napoli, chi resta e chi parte§
Capitolo VI. La Reggia del destino
Capitolo VII. Il Re è partito, viva il Re! (o quasi)
Capitolo VIII. Antichi e nuovi onori
Capitolo IX. Gennaio 1812
Capitolo X. Il dolor di Trinacria e la felicità di Partenope
Capitolo XI. Incendi e focolai, presenti e futuri
Capitolo XII. Altri Ordini del Regno delle Due Sicilie (Appendice)
Bibliografia
Indice dei nomi

Per meglio inquadrare il lavoro di don Modugno, di seguito ne riportiamo l’introduzione.

DON MAURIZIO MODUGNO, Il Gran Maestro. Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e Ferdinando IV di Borbone tra rivoluzione e restaurazione, con la prefazione di S.A.R. il principe don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orleans, duca di Calabria, Capo della Real Casa delle Due Sicilie, Aracne (Genzano di Roma), 2024, pp. 192. ISBN 979-12-218-1086-8.


Dalle numerose e pur documentate retrospezioni edite sulla storia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, non viene alla luce alcuna specifica attenzione al periodo compreso nel Regno e nel Gran Magistero di Ferdinando IV di Borbone ed incorniciato tra la Rivoluzione Francese del 1789 e la Restaurazione del 1815. In realtà nel Regno di Napoli il sommovimento giacobino era divenuto effettivamente operativo a partire dal 1799, ossia dall’arrivo in città del generale Championnet e dall’instaurazione della Repubblica Partenopea. Si tratta, a ben vedere, di poco più del cosiddetto “Decennio Francese”, tempo in cui quella che Napoleone Bonaparte aveva proclamato esser la fine della Casa dei Borbone di Napoli e la sua sostituzione con un prince de ma Maison, aveva altresì dato luogo all’esplicita soppressione ed eversione degli Ordini cavallereschi afferenti alla spodestata Corona ferdinandea ed alla creazione di Ordini e Decorazione istituiti ex novo, onde premiare chi si fosse distinto nelle battaglie per la vittoria della monarchia di Joseph Bonaparte prima, di Joaquim Murat poi.
Com’è noto la spes finis dei Bonaparte verso i Borbone non avrà gli esiti da quelli auspicati. Ferdinando IV riprenderà il trono il 7 giugno del 1815, presto come Ferdinando I, Re delle Due Sicilie. L’Ordine Costantiniano sopravviverà dantescamente “tetragono ai colpi di ventura”, vuoi per l’ininterrotta attività vicaria della Deputazione palermitana presso la Chiesa della Magione, vuoi per quanti a Napoli o in Puglia o in Calabria o negli Abbruzzi avevano mantenuto – dum tacebant clamantes – il loro attaccamento e la loro fedeltà all’Ordine e al suo Gran Maestro.
L’analisi istituzionale, storica e cavalleresca di tal Regno in tale tempestosa congiuntura, è stata qui condotta magnum laborem exercens, ossia con la difficoltà che sempre deriva dalla novità di documenti mai da alcuno studiati e dalla necessità di arguire il dove e il quando di situazioni e persone. Più d’altre volte abbiamo dedicato spazio e attenzione al contesto – statuale e antropologico – offerto dalla storia e dalla società del tempo: senza i quali sarebbe stato impossibile comprendere le ragioni dinastiche e politiche, internazionali e locali, che furono alle spalle degli eventi.
Un rilievo particolare, se non protagonistico, abbiamo voluto conferire ad un “ritratto autentico” di Ferdinando IV, Re di Napoli e di Sicilia o poi delle Due Sicilie e Gran Maestro dell’Ordine. Ritratto che da fonti di primissima mano (diari, corrispondenza, giornali, documenti) appare essenziale non solo ad ogni storia dell’“aurea religione costantiniana”, ma anche ad una storia imparziale del Regno del maggior Borbone italiano. Come ha scritto Eugenio Di Rienzo, “Ferdinando IV [fu] un monarca la cui personalità venne sistematicamente distorta e avvilita nei giudizi dei contemporanei e della successiva storiografia fino ai giorni nostri”. Altro da queste fu il Re, altro l’uomo. Si “impone di rivedere a fondo lo stereotipo secondo cui le sorti del Regno napoletano fossero affidate nelle mani della volitiva regina consorte, l’austriaca Maria Carolina d’Asburgo-Lorena e del filoinglese Segretario di Stato, John Francis Edward Acton. Sotto la maschera […] del Re lazzarone e fannullone che ci è stata tramandata, il sovrano celava una volontà decisionista e centralizzatrice di ferro e ben attenta a difendere le sue prerogative in modo da reggere in esclusiva il timone della politica del suo Stato”. Appassionato sia verso il mare, sia verso la terra (la caccia ne era solo il coté visuel), strenuo lavoratore (tra le quattro e le cinque del mattino era già alla scrivania), religioso non per apparenza, lettore infaticabile, musicista dilettante d’ottimo gusto, non si piegò mai ad alcuno se non alla forza preponderante d’armi nemiche e amiche. Amò il suo popolo in modo forse unico nella storia del Regno di Napoli. Con una attenzione strenua ai propri ordini cavallereschi che ben ne sapeva le valenze di meritocrazia e di prestigio, di continuità dinastica e di decentramento onorifico. Sì che, pur nel compte-rendu talora incalzante d’eventi politici e bellici, uno spazio ricorrente di premura i pronunciamenti del Re e la nostra narrazione all’Ordine sempre riservano.
La ricostruzione degli avvenimenti storici qui operata è basata su fonti obbiettive e senza sforzo ha condotto ad una integrale demitizzazione sia di vantate purezze rivoluzionarie, altrui o nostrane, sia d’una ipotetica “civilizzazione” recata dai Francesi al Regno di Napoli, sia infine d’un odio popolare verso i Borbone invero mai esistito. Ed invece palese nell’epistolario, nei pubblici asserti, nel pensiero di Napoleone e dei suoi. Per conservarne l’affilatura verbale assai tagliente e senz’altro peculiare, abbiamo lasciato in francese la corrispondenza e i proclami dei Bonaparte. La Restaurazione e l’esplicita volontà del Congresso di Vienna di riportare Ferdinando IV sul trono di Napoli, mostreranno – al suo ritorno nella Partenope – quanto il re fosse a sua volta amato da quel popolo i cui sentimenti verso la Corona muteranno ben dopo la sua morte.
Non può celarsi l’intimo e inevitabile legame fra questo attuale studio e il nostro precedente romanzo storico Il vitello rampante (Aracne, Roma, 2021): il tempo, alcune vicende, numerose deduzioni, taluni documenti emblematici, sono forzosamente coincidenti. Tuttavia quel romanzo aveva una dimensione squisitamente privata e familiare, mentre le pagine che seguono respirano il grande spazio della storia pubblica d’un Regno e di un’istituzione cavalleresca.
Non crediamo di aver ricostruito la totalità di un arazzo che in larghe zone ha subito gli irreparabili logoramenti del tempo e delle intemperie: tuttavia una miglior leggibilità d’alcuni tratti della storia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e del suo Gran Maestro è forse ora possibile.
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Il Gran Maestro
La copertina de “Il Gran Maestro” di Maurizio Modugno per la casa editrice Aracne

Scheda biografica
Maurizio Modugno

modugno

Nato a Roma, consegue la laurea in Giurisprudenza alla Sapienza – Università di Roma. Nel 1978 vince il concorso a funzionario direttivo del Ministero per i Beni Culturali ed entra all’Istituto Beni Audiovisivi come responsabile del Settore Musica Classica. Master della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione con indirizzo Beni culturali. Nel 1986 è chiamato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, ivi dirigendo il settore Premi e Riconoscimenti culturali.

Ha costantemente svolto l’attività critico musicale e di storico. Iniziando sulla Rivista dell’Agimus nel 1968 e collaborando poi ininterrottamente alle principali riviste del settore classico: La Rivista Musicale Italiana (ERI-RAI), Discoteca Hi-Fi, i Bollettini di Studi Verdiani e di Studi Rossiniani, la Rivista del Museo Teatrale alla Scala, Musica e Dossier, Amadeus, L’opera nonché al Radiocorriere (ERI-RAI). Dal 1978 ad oggi collabora alla rivista MUSICA. Da alcuni anni ha una rubrica di storia culturale sul quotidiano online Il sussidiario.net. Ha diretto la collana I Grandi Balletti edita dal Gruppo Editoriale Fabbri. Ha collaborato e collabora altresì ai programmi di sala del Teatro alla Scala, del Teatro dell’Opera di Roma, del Teatro San Carlo di Napoli, del Teatro Comunale di Firenze, del Teatro Regio di Torino, del Teatro Bellini di Catania, del Festival di Spoleto, del Festival Rossini di Pesaro.

Ha pubblicato i volumi: Ottorino Respighi, la discografia (Palombi, Roma 1979); Jules Massenet (Mursia, Milano 1994); Boris Christoff (con C. Curami, Azzali, Parma 1996); Thomas Schippers (Zecchini, 2009); Ritorno a Bagdad (Aracne, 2018); Il vitello rampante (Aracne, 2021); Il castello Musicale (Zecchini, 2021); Ettore Bastianini, la più bella voce al mondo (con L. Franchini e V. Lopane; Zecchini, 2022); Rosine Stoltz, la Sultana dell’Opéra (Zecchini, 2023).

Formatosi a partire dal 1996 alla Pontificia Università della Santa Croce, quindi al Monastero Benedettino di Monte Oliveto, è entrato nel 2000 al Seminario Romano Maggiore e ha conseguito nel 2005 il baccalaureato in filosofia e teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Ordinato sacerdote da Benedetto XVI, è stato vice parroco a San Roberto Bellarmino ai Parioli e Cappellano della LUISS-Viale Romania. Nel 2012 è stato nominato parroco a San Valentino al Villaggio Olimpico e Prefetto della VI Prefettura nella Diocesi di Roma. È Cappellano di Merito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (Spagna), è Socio Ordinario dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano (IAGI).
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Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (SMOC)

Croce costantiniana

Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio è un ordine equestre dinastico.

Secondo una tradizione leggendaria l’ordine fu fondato dall’imperatore Costantino il Grande nel 312 d.C., dopo la vittoriosa battaglia di ponte Milvio, che gli sarebbe stata propiziata dall’utilizzo come insegna e vessillo, del simbolo cristiano della X e della P sovrapposte (le iniziali di Cristo in greco) come da indicazione ricevuta in visione alla vigilia dello scontro armato. In conseguenza di ciò l’imperatore avrebbe affidato ai primi cavalieri il compito di ricordare l’evento e difendere il cristianesimo.

Le prime tracce documentali certe risalgono però alla fine del 1500, quando con una “breve” papa Giulio III ha riconosciuto la dignità di Gran Maestro dell’ordine ad Andrea Angelo Flavio Comneno. Il gran magistero dell’ordine passò poi ai Farnese con Francesco Farnese nel 1697. Passaggio importante fu poi quello del 1718, quando papa Clemente XI con una “bolla” ne riconobbe la natura dinastica in capo ai Farnese indicando due condizioni essenziali all’assunzione del Gran Magistero e cioè, essere discendenti dei Farnese ed essere duchi di Parma e Piacenza.

Nel 1731 morì senza eredi Antonio Farnese, ultimo duca di Parma, creando le premesse che hanno portato oggi l’ordine ad essere diviso in tre diversi rami.
Alla morte di Antonio Farnese dunque, il Gran Magistero, insieme al ducato, passò al cugino Carlo di Borbone, che sarebbe poi divenuto re di Napoli, ed infine re di Spagna con il nome di Carlo III, il quale assumendo il trono di Spagna lasciò la titolarità del ducato di Parma, ma non il gran magistero dell’ordine.
Carlo di Borbone asceso al trono di Spagna nel 1759 trasmise dunque corona di Napoli e gran magistero costantiniano al suo terzogenito Ferdinando Borbone Due Sicilie.
Il passaggio fu confermato nel 1763 da un “monitorio” di papa Clemente XIII.

Il Sacro Angelico Imperiale Ordine costantiniano di San Giorgio
Successivamente l’autonomia politica del Ducato di Parma fu ripristinata con l’assegnazione – da parte del Congresso di Vienna – del trono ducale a Maria Luisa d’Asburgo-Lorena (o Maria Luigia di Parma), che pur non essendo una discendente farnesiana, in quanto duchessa di Parma, ritenne di ripristinare l’Ordine Costantiniano “parmense” nel 1816.
Si crearono così due ordini omonimi.
A Maria Luisa d’Asburgo-Lorena succedettero i Borbone-Parma, che conservano il gran magistero di questo ordine costantiniano tutt’oggi, con la denominazione di “Sacro Angelico Imperiale Ordine costantiniano di San Giorgio”.
Lo SMOC “parmense” attualmente riconosce come Gran Maestro Sua Altezza Reale Carlo Saverio di Borbone Parma, principe di Borbone di Parma, in carica dal 2010.

Nel frattempo il gran magistero costantiniano dell’ordine trapiantato a Napoli ha continuato a godere del riconoscimento papale e ad essere tramandato all’interno della dinastia Borbone Due Sicilie sino ai nostri giorni.
Nel 1960 però si è aperta una disputa dinastico-successoria tra Alfonso Maria Borbone Due Sicilie (per il ramo cosiddetto spagnolo) e Ranieri Borbone Due Sicilie (per il ramo cosiddetto francese) che interessa sia il ruolo di Capo della Capo della Real Casa delle Due Sicilie (e dunque di Pretendente al Trono delle Due Sicilie) sia il gran magistero degli ordini dinastici del casato, fra cui l’ordine costantiniano.
Tale contenzioso ha portato ad avere due rami separati e distinti del medesimo ordine, uno genericamente indicato come “spagnolo” ed uno come “francese”.

Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio Spagna
Lo SMOC “spagnolo” riconosce oggi come Gran Maestro Don Pedro de Borbon y Orlean duca di Calabria, conte di Caserta, in carica dal 2015.

Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio Francia
Lo SMOC “francese” riconosce oggi come Gran Maestro Carlo di Borbone Due Sicilie, duca di Castro, in carica dal 2008.
Quest’ultimo ramo gode dello status consultivo del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite a New York, Ginevra e Vienna.

In tutte e tre le sue declinazioni l’Ordine Costantiniano, è riconosciuto dallo Stato Italiano come “ordine dinastico non nazionale” legittimamente conferibile, ed il suo uso sul territorio italiano è autorizzabile a domanda dal Ministero degli affari esteri.
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9 Agosto 2024
Raffaele Coppola

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