Lo stemma del cardinal Ángel Fernández Artime

E’ tutto italiano il nuovo stemma di Sua Eminenza Reverendissima il signor cardinale Ángel Fernández Artime SdB, Rettor Maggiore della Pia Società di San Francesco di Sales Salesiani di don Bosco.

Ángel Fernández Artime è nato in Spagna, a Luanco, il 21 agosto1960, ordinato sacerdote nel 1987, dal 25 marzo 2014 è il Rettor maggiore della Congregazione salesiana, X successore di don Bosco. Il 9 luglio 2023 papa Francesco ha annunciato la sua creazione a cardinale, pur non essendo ancora stato consacrato vescovo.

La circostanza ha comunque fatto sì che don Artime decidesse di dotarsi di una propria insegna aralkdica, rivolgendosi per ciò a due noti ed esperti araldisti italiani: Giorgio Aldrighetti di Chioggia (Venezia), socio ordinario dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano, e Enzo Parrino di Monterotondo (Roma), responsabile del portale Araldica Vaticana.

Artime
Disegno Enzo Parrino: Stemma del cardinal Angel Fernandez Artime – “D’argento, cappato di azzurro. Nel I alla caratteristica figura di Gesù buon Pastore, presente nelle Catacombe di San Callisto, in Roma, il tutto al naturale ; Nel II al monogramma MA, d’oro, timbrato da una corona dello stesso; nel III all’ancora di due uncini , d’argento, cordata di rosso. Lo scudo è timbrato da un cappello con cordoni e nappe di rosso. Le nappe, in numero di trenta, sono disposte quindici per parte, in cinque ordini di 1, 2, 3, 4, 5” (Blasonatura ufficiale)

BLASONATURA

D’argento, cappato[i] di azzurro. Nel I alla caratteristica figura di Gesù buon Pastore, presente nelle Catacombe di San Callisto, in Roma, il tutto al naturale[ii]; Nel II al monogramma MA, d’oro, timbrato[iii] da una corona dello stesso; nel III all’ancora di due uncini[iv], d’argento, cordata di rosso. Lo scudo è timbrato da un cappello[v] con cordoni e nappe di rosso. Le nappe, in numero di trenta, sono disposte quindici per parte, in cinque ordini di 1, 2, 3, 4, 5[vi]”. Sotto lo scudo, nella lista d’argento, il motto in lettere maiuscole di nero: “ SUFFICIT TIBI GRATIA MEA”.

La blasonatura – descrizione araldica – dello stemma del cardinale Ángel Fernández Artime SdB non porta lo scudo accollato a una croce astile, d’oro, posta in palo,  perché non è vescovo. Verrà consacrato nell’ordine episcopale, il prossimo anno, dopo la cessazione dal servizio di Rettor Maggiore dei Salesiani di don Bosco e in tale momento al suo scudo verrà accollata una croce astile, posta in palo.

Le Figure

Gesù buon Pastore

La figura di Gesù buon Pastore risponde a un’aspirazione profonda dell’uomo antico. Gli ebrei vedevano in Dio il vero e proprio pastore che guida il suo popolo. Mosè, a sua volta, aveva ricevuto il compito di essere per il suo popolo pastore e guida. I Greci conoscevano l’immagine del pastore che sta in un grande giardino e porta una pecora sulle spalle. Il giardino ricorda il paradiso.

I Greci associano al pastore la loro nostalgia di un mondo puro, non corrotto. In molte culture, il pastore è una figura paterna, di padre accorto e premuroso nei confronti dei figli, un’immagine della sollecitudine paterna di Dio per gli uomini.

I primi cristiani fanno propria l’aspirazione di Israele e della Grecia. Gesù è, come Dio, il pastore che conduce il suo popolo alla vita. I cristiani di cultura ellenista associano la figura del buon pastore a quella dì Orfeo, il cantore divino. Il suo canto addomesticava le bestie feroci e risuscitava i morti. Orfeo è solitamente rappresentato all’interno di un paesaggio idillico, circondato da pecore e leoni.

Per i cristiani ellenisti Orfeo è una figura di Gesù. Gesù è il cantore divino, che con le sue parole rende pacifico ciò che di selvaggio, di feroce c’è in noi e fa rivivere ciò che è morto. Gesù, presentandosi nel vangelo di Giovanni come il buon pastore, realizza le immagini archetipiche dì salvezza racchiuse nell’animo umano sotto le immagini del pastore. Tale figura, nello scudo, proprio per la sua valenza, viene caricata nella positura principale.

Monogramma di Maria Ausiliatrice

Tale monogramma, MA, timbrato da una corona, il tutto d’oro, simboleggia Maria AUSILIATRICE, la Madonna di don Bosco. Dopo il nome di Gesù, non figura, infatti, nome più dolce, più potente, più consolante che quello di Maria; nome dinanzi a cui s’inchinano riverenti gli Angeli, la terra si allieta, l’inferno trema.

San Giovanni Bosco un giorno confidò ad uno dei suoi primi Salesiani, don Giovanni Cagliero, grande missionario in America Latina e futuro cardinale che la: “La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Ausiliatrice”, aggiungendo che: “I tempi corrono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine Santa ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana”.

Tale titolo mariano, in verità, esisteva giù dal sec. XVI nelle Litanie lauretane e il papa Pio VII istituì la festa di Maria Ausiliatrice nel 1814 e la fissò per il 24 maggio, quale segno di ringraziamento, per il ritorno a Roma, in tal giorno, acclamato dal popolo, dopo l’esilio decretato da Napoleone. Ma é proprio grazie a don Bosco e alla costruzione del Santuario di Maria Ausiliatrice, in Torino Valdocco – voluto dalla stessa Madonna, che apparsa in una visione al Santo, indicò di voler essere onorata nel luogo esatto dove subirono la morte i primi martiri torinesi Avventore, Ottavio e Solutore, soldati cristiani della Legione Tebea – che il titolo di Ausiliatrice tornò attuale nella Chiesa. Don Lemoyne, segretario particolare del Santo, nella sua monumentale biografia scrive testualmente: “Ciò che appare chiaro e inconfutabile è che fra don Bosco e la Madonna c’era di sicuro un patto. Tutto il suo gigantesco lavoro fu fatto non solo in collaborazione, ma addirittura in associazione con la Vergine”.

Don Bosco, di conseguenza, raccomandava ai suoi Salesiani, di diffondere la devozione alla Madonna, con il titolo di Ausiliatrice, in qualunque parte del mondo si trovassero. Ma don Bosco non lasciava alla sola devozione spontanea il culto a Maria Ausiliatrice; le dava stabilità con un’Associazione che da Lei prendeva nome. I testimoni diretti hanno visto nell’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice, una delle iniziative più care a don Bosco e di più vasta risonanza, dopo quella delle due congregazioni religiose (Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice) e dell’Associazione dei Cooperatori.

Infatti: “non è Don Bosco che ha scelto Maria; è Maria che, mandata dal suo Figlio, ha preso l’iniziativa di scegliere Don Bosco e di fondare per mezzo suo l’opera salesiana, che è opera sua, ‘affare suo’, per sempre”[vii] .

L’ancora

L’ancora ricorda, in primo luogo, che il cardinale Ángel FERNÁNDEZ ARTIME SdB, è figlio di un pescatore del mare di Spagna.

Doveroso ricordare, poi, che “Lo stemma salesiano risulta un condensato di stimoli essenziali per qualificare ogni vero figlio di don Bosco.  San Giovanni Bosco volle rappresentate nello scudo anche le virtù teologali: per la Fede, la stella; per la Speranza, l’ancora e per la Carità, il cuore. Potrebbe sembrare assente, sempre nello stemma salesiano, l’imprescindibile presenza di Maria Ausiliatrice da cui – diceva don Bosco – tutto ciò che è salesiano deriva. Ma lo stesso fondatore, e tutti i primi confratelli, identificarono sempre ne simboli dell’ancora, della stella e del cuore, anche il riferimento a Gesù e a sua Madre; e questo è un altro aspetto della densità significativa che lo stemma racchiude”[viii].

Infatti, la vita e l’azione del salesiano sono espressione: della sua fede, la stella raggiante, della sua speranza, la grande ancora e della sua carità pastorale, il cuore infiammato.

L’ancora, in araldica, invece, simboleggia la costanza[ix]. “Strumento usato nella navigazione mediterranea, al quale già nell’antichità era attribuita importanza come simbolo del dio del mare. L’ancora prometteva stabilità e sicurezza e perciò divenne il simbolo di fede e speranza. Impiegata in un primo tempo nelle immagini sepolcrali precristiane come indicazione professionale e come contrassegno delle tombe di marinai, per la sua forma a croce, essa divenne nel protocristianesimo un simbolo mascherato della redenzione” [x].

Come l’uomo, così il simbolo è anche ciò che è stato per essere autenticamente ciò che sarà.

Necessita quindi fare memoria e speranza di questa sorgente ricchissima e inesausta, a cui è possibile attingere ancora per il nostro oggi.


[i] Partizione araldica costituita da uno scudo diviso in tre sezioni, di due diversi smalti, ottenute da due linee curve che, dal punto di mezzo del lato superiore dello scudo, raggiungono i punti mediani dei due lembi laterali dello scudo. (L. Caratti di Valfrei, Dizionario di Araldica, Milano 1997, p. 50. voce Cappato.
[ii] “ é una figura riprodotta con il suo colore naturale (ossia come si presenta in natura) e non come uno smalto araldico (Ibidem, p. 18, voce al naturale).
[iii] “Sono tutte le diverse ornamentazioni esterne di uno stemma, poste al di sopra di uno scudo”. In questo caso. sul monogramma). (Ibidem, p: 203, voce timbro).
[iv] “Sono i ramponi dell’ancora”, (La Caratti di Valfrei, Dizionario di Araldica, cit., p. 211, voce uncini).
[v] Cappello prelatizio, segno di dignità ecclesiastica, rappresentato con calotta emisferica e la tesa rotonda piana caratteristiche del galero, copricapo a larghe falde  usato dal tardo medioevo  fino a tempi recenti da cardinali e altri prelati. Usato come ornamento esterno non liturgico dello scudo. Assume colori diversi, ed è ornato di cordoni dai quali pendono uno o più fiocchi ordinariamente pendenti a piramide su ambio i lati; la dignità ed il ruolo rivestiti dal titolare si desumono dal loro numero e dagli smalti dell’insieme. (A. Cordero Lanza di Montezemolo-A. Pompili, Manuale di Araldica Ecclesiastica, cit., p. 116, voce Cappello prelatizio)
[vi] Gli eminentissimi e reverendissimi signori cardinali di Santa Romana Chiesa timbrano lo scudo – accollato ad una croce astile  d’oro, trifogliata, posta in palo,  se hanno la consacrazione episcopale – con il cappello, cordoni e nappedi rosso. I fiocchi in numero di trenta sono disposti quindici per parte, in cinque ordini di 1, 2, 3, 4, 5.
[vii] Cooperatori di Dio, Roma 1976-1977,  Edizioni Cooperatori, p. 69
[viii]  G. Aldrighetti, Il bosco e le rose. Il nostro stemma. Bollettino Salesiano, dicembre 2018.
[ix] L Caratti di Valfrei, Dizionario di Araldica, cit., p. 21, voce Ancora.
[x]  H. Biedermann, Enciclopedia dei simboli, Milano 1989, p.30, voce Ancora.


Scheda di approfondimento
Giorgio Aldrighetti

Aldrighetti

Classe 1943, socio ordinario dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano, membro del Comitato scientifico del periodico “Nobiltà”, consulente araldico del Corpo della Nobiltà Italiana – Associazione Nobiliare Regionale Veneta, e dell’Ordine di Malta (Gran Priorato di Lombardia e Venezia), ha fornito numerose consulenze soprattutto nell’ambito dell’araldica ecclesiastica ed è autore di una ottantina tra monografie e saggi.
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Scheda biografica
Enzo Parrino

Parrino Enzo

Vincenzo (detto Enzo) Parrino, nato all’inizio degli anni ’70, di Monterotondo alle porte di Roma, disegnatore araldico per passione, specializzato nell’ambito dell’araldica religiosa, ha iniziato a collaborare dal 2008 con il portale “Araldica Vaticana”, prima di divenirne il curatore dal 2016.

Ha eseguito numerosi disegni gentilizi e soprattutto ecclesiastici, in diversi casi curandone anche l’ideazione, ed ha pubblicato innumerevoli volumi dedicati all’araldica ecclesiastica dando vita ad un ambizioso progetto di censimento mondiale delle insegne araldiche dei vescovi cattolici, progetto premiato anche con il “Gran Premio Scudo d’Oro” edizione 2019.
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Scheda di approfondimento
L’araldica ecclesiastica

L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare.

Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono:

La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone.

Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi.

Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica:
> rosso per i cardinali;
> verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi;
> paonazzo per i monsignori;
> nero per i presbiteri.

Il numero di nappe per lato indica:
> 15 nappe rosse per i cardinali;
> 15 nappe verdi per patriarchi e primati;
> 10 nappe verdi arcivescovi;
> 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati;
> 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità;
> 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate;
> 3 nappe parroco;
> 1 nappa presbitero.

Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale.

La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere:
> semplice cioè ad una traversa per i vescovi
> doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi.

Stemma papale base
Impostazione classica di un stemma papale
Stemma cardinalizio base
Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo
Stemma arcivescovile base
Impostazione classica di uno stemma arcivescovile

Stemma vescovile base
Impostazione classica di uno stemma vescovile

Stemma di vicario base
Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale

Stemma di parroco base
Impostazione classica di uno stemma di un parroco

Stemma di sacerdote base
Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote


Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche.

I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile).
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Stemma cardinalizio base
Disegno Teresa Morettoni: Impostazione classica di stemma cardinalizio (nel caso specifico anche arcivescovo), con croce astile doppia, galero e nappe (15) rosse
29 Settembre 2023
Raffaele Coppola

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