Lo stemma di monsignor Vincenzo Calvosa
Lo scorso 5 aprile il Santo Padre ha nominato vescovo di Vallo della Lucania, diocesi ricompresa nel territorio della provincia di Salerno, don Vincenzo Calvosa, del clero della Diocesi di Cassano all’Jonio, finora parroco, economo diocesano e vicario per l’economia.
S.E. Mons.Vincenzo Calvosa è nato il 31 gennaio 1964 a Laino Borgo in provincia di Cosenza, nella Diocesi di Cassano all’Jonio. Dopo aver frequentato il Pontificio Seminario Teologico Regionale San Pio X di Catanzaro, ha conseguito la Licenza in Teologia Pastorale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli.
È stato ordinato sacerdote il 2 maggio del 1992 per la Diocesi di Cassano all’Jonio.
Ha ricoperto i seguenti incarichi: parroco di San Nicola di Bari in Nocara e vicario parrocchiale della Parrocchia Assunzione della B.V. Maria in Rocca Imperiale (1992-2001); direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale vocazionale (1996); membro del consiglio presbiterale diocesano (2001); parroco di San Giacomo Apostolo in Altomonte (2001-2014); direttore dell’ufficio sport e tempo libero (2006); membro del consiglio diocesano affari economici e dell’ufficio amministrativo diocesano (2012); parroco della Parrocchia Cuore Immacolato della B.V. Maria in Trebisacce (2014); economo diocesano, direttore dell’ufficio tecnico diocesano e vicario per l’economia (2016); membro del consiglio presbiterale diocesano e del collegio dei consultori (2017).
L’Ordinazione Episcopale di S.E. Mons. Vincenzo Calvosa si terrà nella Diocesi di Cassano all’Jonio sabato 3 giugno 2023, ed in vista dell’evento, monsignor Calvosa ha presentato pubblicamente lo stemma che lo accompagnerà nel suo ministero, e che così viene illustrato:
Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da:
- uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altre particolarità;
- una croce astile, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
- un cappello prelatizio (galero), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3), il tutto di colore verde;
- un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.
In questo caso è stato adottato uno scudo di foggia sannitica, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica mentre la croce astile d’oro è “trifogliata”, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.
Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo del Vescovo Calvosa
“Inquartato d’argento e d’azzurro. Nel 1° alla fiamma di rosso; nel 2° al cuore fiammato, cimato di una croce e cinto di spine d’oro, alla ferita del primo, stillante due gocce dello stesso; nel 3° allo scaglione d’argento, accompagnato da due burelle ondate dello stesso in punta; nel 4° al libro aperto al naturale, caricato delle lettere greche Alfa e Omega di rosso”
Il motto:
SEGREGATUS IN EVANGELIUM DEI (Rm 1,1)
Per il proprio motto episcopale il Vescovo Calvosa ha scelto queste parole tratte dalla Lettera di Paolo ai Romani. La traduzione del versetto citato nella Versione Ufficiale CEI è: “…scelto per annunciare il Vangelo di Dio…”. Secondo l’interpretazione di Don Antonio Pitta, nel suo libro Lettera ai Romani, il termine separatus, in greco apōhrismenos, è preferibile tradurlo con «messo da parte». Paolo non è separato dagli altri per una personale relazione con Dio ma è messo da parte proprio per essere inviato come apostolo dei gentili. Questo verbo richiama la vocazione di Paolo a essere apostolo per il vangelo di Dio. Il termine euaggelion è illuminato dal contesto dell’A.T. in cui come sostantivo si riferisce all’annuncio di buone notizie.
Egli è scelto per annunciare l’intervento salvifico di Dio; in seguito parlerà anche del Vangelo del Figlio di Dio, non intendendo il Vangelo che Gesù Cristo annuncia, bensì quello di cui egli è l’annunciato.
Interpretazione
La fiamma è da sempre simbolo dello Spirito Santo, in quanto è in tale forma che scese sugli Apostoli riuniti nel cenacolo con Maria (At 2, 2-4). Inoltre, in questo caso è anche riferimento al nome del Vescovo, Vincenzo, essendo il Santo Patrono di Mons. Calvosa San Vincenzo Ferrer, millenarista, il quale nell’iconografia viene rappresentato con le ali, la tromba del Giudizio e una fiamma sopra il capo. Va ricordato che la nomina a Vescovo di don Vincenzo avvenne proprio il giorno di San Vincenzo Ferrer. Allo Spirito Santo è intitolata la parrocchia di Laino Borgo, paese di provenienza del Vescovo.
Al Sacro Cuore di Gesù nel 1938 è stata a consacrata tutta la famiglia paterna del Vescovo; la sua immagine, sempre presente nella casa nativa e nella falegnameria del papà, e la sua devozione lo hanno accompagnato fin dagli anni della fanciullezza. Al Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria è dedicata la Parrocchia dove Mons. Calvosa ha svolto il suo ministero di parroco dal 2014.
Lo scaglione (chiamato anche “capriolo”) è una figura araldica simile ad una “V” rovesciata; rappresentava, in antichità, la capriata che sosteneva il tetto dell’edificio sotto cui si radunava la collettività del villaggio e per noi cristiani questo edificio è la chiesa.
Le onde, poste sotto di questo, fanno riferimento alle acque del Battesimo attraverso il quale inizia la vita cristiana; richiamano sia i due fiumi, il Lao e il Iannello, che delimitano il paese di Laino Borgo sia i fiumi Sele a nord e il Mingardo a sud che definiscono i confini della Diocesi di Vallo Della Lucania, nonché il torrente Badolato che scorre dentro Vallo Della Lucania; sono segno del mar Jonio che bagna la diocesi di origine del Vescovo, Cassano all’ Jonio, e quella di destinazione, Vallo della Lucania, il mar Tirreno.
Il libro con le lettere greche Alfa e Omega rappresenta la Bibbia, la Parola di Dio rivelata: “…Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la fine…” (Ap 21,6), Parola viva e fonte ispiratrice nell’itinerario di formazione cristiana, nella scelta vocazione e nelle fondamentali decisioni della vita del Vescovo; è simbolo anche del Vangelo, del suo annuncio, per cui sente di essere stato chiamato e inviato.
Nel suo insieme lo stemma richiama l’azione dello Spirito Santo che ha ispirato il Concilio Vaticano II da cui il Vescovo trae ispirazione. I simboli richiamano le principali costituzioni Sacrosanctum Concilium, Dei Verbum, Lumen gentium e Gaudium et spes; sono simbolo anche del tripode su cui si fonda, si alimenta e matura la vita cristiana: la Parola di Dio, la Liturgia-vita sacramentale, la Chiesa-Comunità.
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. Impostazione classica di un stemma papale Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo Impostazione classica di uno stemma arcivescovile Impostazione classica di uno stemma vescovile Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale Impostazione classica di uno stemma di un parroco Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
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