Lo stemma della Provincia di Monza Brianza
Ieri pomeriggio, giovedì 9 marzo, la Sala dell’Oro di via Grigna 13 di Monza, è stata lo scenario della consegna, alla Provincia Monza e della Brianza, del decreto presidenziale concernente la concessione di stemma, gonfalone e bandiera, nonché dei bozzetti originali da parte della prefettura. A 14 anni dalla sua fondazione, finalmente anche la Provincia di Monza e della Brianza, la più giovane provincia d’Italia, potrà dotarsi di un proprio gonfalone.
I bozzetti, che hanno ricevuto approvazione da parte del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio dei Ministri, sono frutto del lavoro di Marco Foppoli. I disegni sono stati realizzati a partire dal logo ideato dal marchigiano Lucio Brugiatelli, vincitore del concorso nel 2012 e ideatore dell’ormai noto triskele celtico bianco su sfondo verde, simbolo dei fiumi che attraversano il territorio. A questo simbolo si era giunti grazie alla valutazione di una commissione, istituita appositamente per valutare le proposte di più di 264 candidati.
Il Prefetto della Provincia di Monza e della Brianza, Patrizia Palmisani, ha commentato: “Oggi, attraverso il proprio emblema araldico, l’Ente provinciale di Monza e della Brianza acquista piena dimensione e legittimazione anche sul piano simbolico. Si tratta di un momento molto importante nell’ambito del percorso di gemmazione ed emancipazione di questo territorio avviato nel 2004 con la legge istitutiva della Provincia, entrato nel vivo nel 2009 con la nascita dell’Amministrazione provinciale e della Prefettura, proseguito nel 2019 con l’istituzione dei presidi territoriali delle Forze di polizia e che oggi trova un naturale punto di arrivo importante non soltanto per l’Amministrazione provinciale, ma per l’intera comunità”.
I prossimi passaggi dell’iter saranno la realizzazione del gonfalone e delle bandiere, nonché della nuova fascia, che saranno ricamati a mano o stampati, a seconda della destinazione d’uso. Parte dell’ordine saranno infatti anche le 55 bandiere che la Provincia ha deciso di donare a tutti i Comuni del territorio, in occasione della cerimonia di presentazione del gonfalone prevista per il mese di aprile, presso la Sala Verde della Provincia.
Luca Santambrogio, Presidente della Provincia di Monza e della Brianza, ha voluto sottolineare “il forte valore identitario che l’araldico e il gonfalone rappresentano per il territorio provinciale, simboli di cui i cittadini stessi hanno più volte espresso il bisogno. Oltre ad essere un segnale importante di unione e coesione del nostro territorio, questo momento va a sommarsi sia ai grandi risultati ottenuti dalla Provincia MB nella sua capacità di fare rete, sia alla riscoperta dell’importanza degli enti intermedi a cui abbiamo assistito diffusamente negli ultimi anni. Da oggi la Provincia MB non è più solo la “casa dei comuni”, ma casa e orgoglio di tutta la Brianza”.
Scheda biografica Marco Foppoli Nato a Brescia nel 1967, diplomato presso il liceo artistico della sua città, si interessa presto di araldica ed illustrazione araldica, maturando un personale stile caratterizzato dalla reinterpretazione della bellezza formale e dell’eleganza grafica dell’araldica gotica e rinascimentale. Accanto al disegno araldico Foppoli conduce studi storici sulla materia che gli permettono di svolgere diversi apprezzati approfondimenti tematici, pubblicati sui più autorevoli periodici del settore italiani ed esteri, e collaborando, o curando in proprio, diverse opere in materia. Oggi Foppoli è membro dell’Académie Internationale d’Héraldique e di altri fra i più prestigiosi enti araldici italiani ed europei, e ha all’attivo innumerevoli lavori istituzionali svolti per privati ed enti italiani e stranieri. Sito Internet personale Marco Foppoli |
Scheda di approfondimento L’araldica civica italiana L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti. Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica. Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26. Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato. L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici: 1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno … 2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a ciascuno spettante, come di seguito descritta: a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori: b) comune insignito del titolo di città: corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero: c) comune: corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero: 3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica. 4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo. Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali. Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”. I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011. Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 . |
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