Sempre così vigorosa e invitta
Come già riferito, lo scorso 24 febbraio a Idro, in provincia di Brescia, è stato presentato il volume curato da Fabio Bianchetti “Sempre così vigorosa e invitta – Genesi, scomparsa e ritorno dell’idra di Idro – Considerazioni storiche e araldiche“, dedicato alle vicende storiche dello stemma civico del Comune di Idro a partire dalle prime testimonianze risalenti alla metà del XVI secolo, sino ai nostri giorni.
“La presenza della belva chimerica nell’arma idrese – ci ha spiegato Bianchetti da noi sentito in merito al suo lavoro – è acclarata sin dai suoi esordi (metà XVI secolo) così come ai nostri giorni. Ciò potrebbe far pensare ad una sua esistenza pacifica e continuativa, mai minacciata dal trascorrere dei secoli. Questa è un’idea totalmente errata“.
Inevitabile dunque domandare al ricercatore come stiano realmente le cose: “Quello che, al contrario, questo studio mette in luce è proprio una serie di vicissitudini che l’idra di Idro ha dovuto subire in quasi mezzo millennio di esistenza (e resistenza). Dai fasti iniziali (XVI e XVII secolo) si è passati ad una lunghissima fase di oblio (XVIII XIX secolo) sino ad arrivare al XX secolo che potrebbe essere definito il “secolo delle sostituzioni” mediante altri emblemi araldici succedutisi tra loro“.
“L’ultimo di questi avvicendamenti – ha aggiunto Bianchetti pungolato affinchè svelasse qualcosa in più di questa intrigante ricerca -, è sorto intorno al 1948, ed è stato portato alla luce proprio da questa ricerca in quanto nessuno, autore compreso, ne era a conoscenza o se ne ricordava, e avrebbe potuto sancire la fine dell’idra intesa come figura araldica civica di Idro, se non fosse stato per una vera e propria opera di restaurazione compiutasi intorno alla metà degli anni Sessanta. Da allora l’idra, pur con modifiche formali non secondarie rispetto alle rappresentazioni più antiche, è tornata protagonista dello stemma comunale“.
Un’indagine dunque il cui esito conclusivo finisce con il celare una vicenda storica decisamente meno lineare di quanto ci si potesse aspettare. Ma non meno inaspettatamente movimentate sono le fasi della ricerca che hanno portato alla pubblicazione del volume:
“Inizialmente – è sempre Bianchetti a raccontarci – il lavoro doveva consistere in un semplice articolo da pubblicarsi (siamo a metà del 2012) su IDRO INFORMA, il bollettino di informazione del Comune di Idro. Questo perché nel periodo ero venuto in possesso (ero andato alla presentazione) del libro del Foppoli ‘Stemmario Bresciano’. In esso si diceva, relativamente a Idro, che avesse stemma concesso dal 1965. La mia idea quindi, era quella di recarmi in archivio comunale, trovare il DPR concessivo del ’65, fotografarlo e fare una piccola relazione a corredo, inserendo anche qualche foto e qualche notizia relativamente all’idra presente nella cantoria dell’organo della Parrocchiale, risalente al 1697, e unico reperto antico “noto” del mostro a sette teste“.
Poi però la faccenda si amplia: “Senonché sempre nello stesso periodo sono venuto a conoscenza di uno studio di Enrico Stefani, il quale individuava, nell’archivio storico della magnifica patria di Salò, una serie di documenti ufficiali emessi dai comuni valsabbini e gardesani, in calce ai quali venivano apposti sigilli a secco contenenti l’emblema civico comunale, tra cui Idro. Allora mi recavo in quell’archivio e raccoglievo (fotograficamente parlando) più testimonianze possibili, trovando sigilli che andavano dal 1573 a 1665. L’ultimo quindi, era quasi coevo all’idra della cantoria dell’organo“.
In realtà fino a qui il percorso non pare riservare particolari degni di nota … “Nei documenti settecenteschi (Salodiani) – precisa allora Bianchetti – l’idra spariva, e di tale sparizione trovavo conferma in altro archivio, stavolta quello comunale idrese, nei documenti più antichi, che non risalivano più della fine dell’Ottocento. L’idra insomma, da fine 600 era sparita come emblema civico idrese. Nel Novecento, venivano utilizzati timbri vuoti, prima e dopo l’epopea Savoia-Fascismo, durante la quale invece il Comune utilizzava gli emblemi della Casa Reale e del regime Fascista (interzato in palo fascista). Successivamente mentre altri comuni “abbassavano” il loro stemma civico sotto al Capo del Littorio, Idro utilizzava solo uno scudo vuoto (era rappresentata proprio solo la sagoma dello scudo e del capo del Littorio) a dimostrare una volta di più come avesse completamente scordato il proprio antico emblema civico”.
In effetti la cosa è curiosa, tanto più che oggi l’idra è tornata a caratterizzare lo stemma comunale di Idro. Ma non è finita qui: “Nel 1948 – aggiunge sempre Bianchetti – vi è testimonianza di uno scambio di corrispondenza tra il comune e lo studio araldico Guelfi Camaiani di Genova. Quest’ultimo alla fine di tale scambio idea per Idro uno stemma di nuova concezione, di cui nessuno sapeva più nulla, sino agli sviluppi di questa ricerca. Nemmeno io ne ero a conoscenza e infatti il suo ritrovamento è del tutto casuale: una volta finito di esaminare la cartellina del 1965, relativa alla pratica di concessione dello stemma con l’idra (quello di cui dicevo all’inizio, citato dal Foppoli) , chiudevo materialmente tale cartellina e mi accorgevo che sopra la dicitura comune di Idro, campeggiava uno stemma del tutto diverso da quello con l’idra (tengo la suspence… non vi dico che stemma era) e ovviamente diverso da quelli Savoia e fascio, tra l’altro decaduti come ovvio. Da lì in poi mi accorgevo che in tutto l’archivio erano centinaia anzi migliaia le cartelline, i faldoni, i timbri e le carte intestate contenenti quel nuovo stemma comunale. Allora mi son fatto coraggio e sono risalito all’indietro (dal 1965) per vedere in quali documenti iniziasse l’uso di detto stemma e ho trovato le prime testimonianze agli inizi del 1950. Da lì sono ulteriormente risalito e ho trovato corrispondenza e verbali di giunta relativi alla istruzione della pratica, datati 1948. Quest’arma civica è stata pertanto quella effettivamente utilizzata dal comune di Idro dal 1948 al 1965, senza come detto, lasciare alcuna traccia di sé nella memoria collettiva locale“.
E l’attuale idra allora da dove salta fuori ? “Come detto poi la cartellina del 1965 testimonia della rinascita dell’idra ad opera dell’allora Sindaco che, per nostra grande fortuna, decise di “ignorare” lo stemma del 1948 e di presentare istanza concessiva relativa al nuovo/storico stemma con l’idra“.
“Ad altri comuni non andò così bene… – conclude (a ragione) il nostro studioso -“.
Da segnalare come in alcune appendici vengano presentate delle testimonianze araldiche e para-araldiche del territorio idrese, e nella prima, soprattutto si indaga su quali potrebbero essere le cause che hanno indotto gli abitanti della Idro del XVI secolo a scegliersi l’idra.
Per gli interessati il volume è acquistabile rivolgendosi al Gruppo Sentieri Attrezzati, al costo di 10,00€ oltre costi di spedizione.
Scheda biografica Fabio Bianchetti Classe 1965 Bianchetti si occupa di araldica e genealogia da circa 15 anni sebbene non si definisce araldista, ma semplice appassionato di araldica. Nel 2017 è intervenuto al 1° Convegno Internazionale sull’Araldica con una relazione su “Il rastro dimenticato. Alle origini dello stemma di Giovanni Battista Montini, Paolo VI”; nel 2019 al 1° Convegno Internazionale sull’Araldica con una relazione su “Signa in nive. Tre stemmi di periferia in Valle Sabbia: Considerazione sull’attuale percezione araldica”; nel 2020 è stato relatore relatore alla seconda serata di Sabbio e la sua storia con “Tre monti…l’un sopra l’altro – La presenza del monte all’italiana nello stemma del comune e in quelli di alcune famiglie valsabbine”. Ha pubblicato diversi studi di argomento araldico sul portale Academia.edu, e su supporto cartaceo: “Cose Bressane – Brevi cenni sull’Ordine dei Cavalieri Custodi delle Santissime Croci e sul Nobile Consiglio di Brescia” (prima parte), sul numero di ottobre 2012 del periodico “Nobiltà”; “Sempre così vigorosa e invitta – Genesi, scomparsa e ritorno dell’idra di Idro- Considerazioni storiche e araldiche” (2022); “Scripta volant – Sussurri dall’Archivio Parrocchiale di Idro” (di prossima pubblicazione). Inoltre nel 2018 ha collaborato, per la parte araldica, al lavoro della dott. Silvia Musetti, “Iscrizioni e graffiti del chiostro di San Zeno Maggiore“, Annuario Storico Zenoniano, e nel 2019 ha realizzato una una trentina di stemmi storici per il volume “Gli Afan de Rivera Storia, genealogia e araldica” di Davide Shamà. Accanto alla ricerca diretta, sin dal 2013 si è fatto anche promotore di iniziative atte all’interscambio culturale in ambito araldico con il blog “Quaderni Araldici” e il gruppo Facebook “Il caffè araldico“. . |
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