Ripacandida ha il suo stemma
Si è concluso positivamente l’iter di concessione dello stemma municipale al Comune di Ripacandida, cittadina di poco più di 1600 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata, di cui avevamo annunciato l’avvio il 30 novembre 2021; così lo scorso 5 gennaio, con una cerimonia pubblica svoltasi presso il palazzo municipale, alla presenza della autorità di rito, è stato formalmente consegnato il Decreto di concessione del Presidente della Repubblica.
Ancora una volta è stato Giuseppe Sarcuno, primo cittadino di Ripacandida ad illustrare il lavoro fatto, ed il valore di tale iniziativa:
“Il 28 luglio 2020, in piena pandemia, con delibera di Giunta n. 90, iniziammo l’iter per dotare il Comune di Ripacandida di emblemi ufficiali e legittimi, cioè formalmente riconosciuti dalla Repubblica Italiana, come prevede la Legge. Si tratta dello Stemma con relativi Gonfalone e Bandiera. In questi due anni e mezzo, abbiamo:
– incaricato uno Storico (il prof. Maurizio Ulino ), che dopo un’accurata ricerca storica ha ridisegnato lo Stemma, riportandolo a quello antico in uso già nel 1600 per “l’Università di Ripacandida”,
– approvato in Consiglio Comunale lo Studio con relativo Stemma, Gonfalone e Bandiera;
– inviato il tutto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le valutazioni che hanno dato esito positivo;
– depositato presso l’archivio storico della Presidenza dei Ministri, Ufficio del Cerimoniale di Stato, i bozzetti miniati e fatti a mano dal prof. Ulino
Nei mesi di Agosto e settembre 2022, prima il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e poi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno firmato il Decreto Presidenziale di concessione degli Emblemi.
È un onore per me comunicare a nome dell’ amministrazione comunale che: il giorno 5 gennaio prossimo, alle ore 11, nella Sala del Consiglio Comunale, ci sarà la cerimonia ufficiale di consegna del DPR di concessione firmato dal Presidente Mattarella alla presenza dei funzionari della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio del Cerimoniale di Stato, e delle Istituzioni regionali e provinciali in cui verrà spiegato il significato di questo Simbolo e la sua Storia.
Lo Stemma racconta la nostra Storia. È l’identità della Gente di Ripacandida che finalmente si può riconoscere in un Simbolo pienamente legittimo!“
Il video della cerimonia https://fb.watch/iBiK9xci8l/
Al minuto 22.07 l’intervento della dott.ssa Russo dell’Ufficio Araldico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, al minuto 22.25 la relazione sul nuovo stemma del prof. Ulino.
Scheda di approfondimento L’araldica civica italiana L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti. Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica. Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26. Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato. L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici: 1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno … 2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a ciascuno spettante, come di seguito descritta: a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori: b) comune insignito del titolo di città: corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero: c) comune: corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero: 3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica. 4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo. Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali. Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”. I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011. Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 . |
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