Lo stemma di monsignor Rumeo
Lo scorso 22 dicembre il Santo Padre ha nominato Vescovo di Noto il Rev.do Salvatore Rumeo, del clero della Diocesi di Caltanissetta, Parroco e Direttore dell’Ufficio Catechistico.
S.E. Mons. Salvatore Rumeo è nato il 23 maggio 1966 a Caltanissetta. Entrato nel Seminario Minore di Caltanissetta, ha conseguito poi il Baccellierato in Sacra Teologia presso l’Istituto Teologico Mons. G. Guttadauro di Caltanissetta nel 1990. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1990 per la Diocesi di Caltanissetta. Ha ottenuto nel 1997 la Licenza in Teologia con specializzazione in Catechetica presso l’Istituto Teologico San Tommaso di Messina e, nel 2006, il Dottorato in Sacra Teologia presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma.
Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale delle Parrocchie di Santa Lucia in Caltanissetta, Chiesa Madre in San Cataldo, San Giuseppe e Santa Flavia in Caltanissetta (1990-2000); Assistente Diocesano del Settore Giovani di Azione Cattolica (1994-2006); Direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile (1995-2007); Assistente ecclesiastico AGESCI (1994-2013); dal 2000, Parroco del Sacro Cuore in Caltanissetta; dal 2000, Docente di Catechetica e Teologia Pastorale presso l’Istituto Teologico Mons. G. Guttadauro di Caltanissetta; dal 2007, Direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano e dell’Ufficio per l’Insegnamento della Religione Cattolica; dal 2016, Docente di Pastorale Giovanile e Sociologia della condizione giovanile al corso di Licenza in Teologia presso l’Istituto Teologico San Tommaso di Messina; Docente di Teologia Pastorale presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia a Palermo (2019-2021); dal 2019, Direttore della Biblioteca Diocesana del Seminario Vescovile.
In vista della sua consacrazione episcopale, che avverrà il prossimo 18 marzo nella Basilica Cattedrale di San Nicolò in Noto, ha presentato il suo emblema araldico:
Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da:
- uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altre particolarità;
- una croce astile, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
- un cappello prelatizio (galero), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3), il tutto di colore verde;
- un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.
In questo caso è stato adottato uno scudo di foggia sannitica, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica mentre la croce astile d’oro è “trifogliata”, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.
Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo del Vescovo di Noto S.E. R. Mons. Salvatore Rumeo
“Inquartato di rosso e oro. Nel 1° alla stella (7) del secondo; nel 2° all’aquila al volo spiegato di nero, imbeccata, lampassata, membrata e armata del primo; nel 3° alla torre al naturale, aperta e finestrata di due pezzi di nero; nel 4° all’àncora del secondo”
Il motto: MISERICORDIA EIUS IN AETERNUM [Salmo 100(99) 5]
Per il proprio motto episcopale il Vescovo Rumeo ha scelto queste parole tratte dal Salmo 100(99), noto anche come Jubilate Deo; si tratta di un inno di lode che invita il popolo a gioire e ringraziare Dio. La misericordia è il nome di Dio che tutti ama e soccorre con premura materna. La misericordia è la fedeltà di Dio a Se stesso e, allo stesso tempo, la fedeltà di Dio alla Sua alleanza e la Sua incrollabile pazienza con gli uomini. Nella Sua misericordia, Dio non abbandona nessuno e offre a tutti una nuova opportunità e un nuovo inizio. La Chiesa di Cristo vuol essere riconosciuta, prima che per ogni altro aspetto, come la casa della misericordia che, nel dialogo tra la debolezza degli uomini e la pazienza di Dio, accoglie, accompagna e aiuta a trovare la buona notizia della grande speranza cristiana.
Interpretazione
La stella, simbolo mariano diffuso nell’iconografia cristiana, vuole qui richiamare la devozione mariana delle città di Noto, Delia e Caltanissetta, rievocando il titolo litanico Stella mattutina.
L’aquila appare nello stemma della città di Noto, costituisce quindi omaggio alla Diocesi che Mons. Rumeo è chiamato a guidare; inoltre, è da sempre il simbolo dell’Evangelista Giovanni.
In qualche modo il riferimento giovanneo richiama il motto che è invito al giubilo e alla gioia; infatti uno dei brani più significativi del Vangelo di Giovanni è quello in cui Gesù augura che la gioia rimanga sempre nel cuore dei discepoli: «In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15, 9-11).
La torre richiama il luogo di provenienza del Vescovo, la cittadina di Delia, che reca questo simbolo nello stemma comunale.
L’àncora appare nello stemma della Famiglia Salesiana e vuole ricordare la formazione del Vescovo, che per buona parte è maturata e sviluppata nell’ambito dei discepoli di San Giovanni Bosco; richiama anche lo stemma della Congregazione delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso, fondata dalla Beata Madre Speranza di Gesù, a cui il Vescovo ha aderito come sacerdote diocesano con voti. Oltre a ciò è uno strumento che richiama la fermezza, assicura la stabilità della nave ed è quindi sinonimo di fermezza e di fede stabile. Presso i primi cristiani veniva intesa come simbolo della speranza nella vita eterna.
Il rosso e l’oro richiamano i colori dello stemma della città di Caltanissetta, luogo in cui il Vescovo è nato e ha vissuto gran parte del suo ministero sacerdotale.
Il rosso è il colore dell’amore e del sangue, l’amore intenso e assoluto del Padre che invia il Figlio sulla terra per la redenzione del mondo. Dall’alto della Croce Gesù verserà il proprio sangue per la nostra salvezza. Inoltre, il rosso è il colore del martirio e sta ad indicare la via della testimonianza che la Chiesa deve percorrere per essere credibile nell’opera dell’evangelizzazione.
L’oro, è il primo tra i metalli nobili, simbolo quindi della Fede, la prima delle Virtù: la Fede su cui basa il nostro credo. Nella iconografia cristiana del Medioevo e del Rinascimento, l’oro rappresentava il legame luminoso del Cielo con la terra. Illuminata dal Cristo, Sole «che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte», la Chiesa annuncia la vocazione universale alla santità.
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. Impostazione classica di un stemma papale Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo Impostazione classica di uno stemma arcivescovile Impostazione classica di uno stemma vescovile Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale Impostazione classica di uno stemma di un parroco Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
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