Il nuovo stemma di San Giorgio Bigarello
San Giorgio Bigarello è un comune di 11 802 abitanti della provincia di Mantova nato il 31 dicembre 2018 dall’accorpamento fra i comuni di San Giorgio di Mantova e Bigarello, conseguenza di un referendum popolare tenutosi il 9 settembre di quello stesso anno.
La nuova realtà amministrativa ha dunque deciso di munirsi di un proprio emblema araldico, e ricorrendo ad una procedura discutibile – ma che pare sia incoraggiata dallo stesso Ufficio Araldico presso la Presidenza del Consiglio – che comunque si sta sempre più diffondendo presso gli enti locali che decidono di adottare o modificare uno stemma, si è rivolta ad un grafico araldista (nel caso specifico Marco Foppoli) per elaborare diverse idee di stemma, per poi indire un referendum popolare attraverso cui scegliere la soluzione da far approvare al consiglio comunale e poi sottoporre all’Ufficio Araldico presso la Presidenza del Consiglio per ottenere la formale “concessione” da parte del Presidente della Repubblica.
Chiaramente tale procedura di fatto trasforma la “concessione” presidenziale in semplice “approvazione”, come del resto indica lo stesso comunicato stampa diffuso dal comune di San Giorgio Bigarello.
Foppoli dunque, con lo stile figurativo che gli è proprio, ha realizzato tre bozzetti che con modalità differenti richiamassero ed unissero le due comunità che oggi costituiscono l’ente locale, e che sono poi stati sottoposti al voto popolare dal 6 al 16 dicembre 2022, cui hanno potuto prendere parte anche i bambini di quinta elementare e prima media.
Video comune di San Giorgio Bigarello di presentazione del referendum
L’esito del referendum è stato poi annunciato dalla stessa amministrazione locale, attraverso il seguente comunicato:
Ben 1139 cittadini di San Giorgio Bigarello hanno compilato il form online sul sito istituzionale del Comune per decidere, fra tre proposte, il nuovo stemma araldico comunale.
Il logo che ha registrato il maggior numero di voti, 512 votanti (45% del totale), è la rappresentazione di San Giorgio e il drago, già presenti nello stemma di San Giorgio di Mantova, e dei colori verde-oro e delle foglie di quercia farnia della Foresta della Carpaneta, a simboleggiare Bigarello. Una sintesi del tutto nuova e rinnovata per uno stemma che riassumerà le identità di entrambi i territori. A partecipare alla votazione anche le quinte elementari e le prime medie . «Tutta l’Amministrazione – spiega il Sindaco Beniamino Morselli – è molto soddisfatta della grande partecipazione che la scelta del nostro simbolo ha scaturito nella cittadinanza: il coinvolgimento delle scuole e l’entusiasmo dei ragazzi hanno premiato appieno l’iter intrapreso per questo progetto che vuole guardare, insieme ai “cittadini di domani” del nostro Comune, al futuro del nostro territorio».
L’iter si concluderà con l’approvazione dello stemma selezionato da parte prima del Consiglio Comunale e poi del Servizio di Araldica Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ne dovrà approvare forma, colori, dimensioni e attinenza alle normative vigenti. Solo a questo punto il nuovo stemma diventerà ufficialmente l’emblema del Comune di San Giorgio Bigarello: ulteriori passaggi istituzionali che sanciranno la scelta dei cittadini.
Scheda di approfondimento L’araldica civica italiana L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti. Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica. Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26. Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato. L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici: 1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno … 2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a ciascuno spettante, come di seguito descritta: a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori: b) comune insignito del titolo di città: corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero: c) comune: corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero: 3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica. 4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo. Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali. Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”. I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011. Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 . |
Scheda biografica Marco Foppoli Nato a Brescia nel 1967, diplomato presso il liceo artistico della sua città, si interessa presto di araldica ed illustrazione araldica, maturando un personale stile caratterizzato dalla reinterpretazione della bellezza formale e dell’eleganza grafica dell’araldica gotica e rinascimentale. Accanto al disegno araldico Foppoli conduce studi storici sulla materia che gli permettono di svolgere diversi apprezzati approfondimenti tematici, pubblicati sui più autorevoli periodici del settore italiani ed esteri, e collaborando, o curando in proprio, diverse opere in materia. Oggi Foppoli è membro dell’Académie Internationale d’Héraldique e di altri fra i più prestigiosi enti araldici italiani ed europei, e ha all’attivo innumerevoli lavori istituzionali svolti per privati ed enti italiani e stranieri. Sito Internet personale Marco Foppoli |
Articoli correlati: Concessione araldica per il Comune di Nuragus