Lo stemma di monsignor Paccosi
Il 24 dicembre scorso il Santo Padre papa Francesco ha nominato Vescovo di San Miniato il Rev.do Mons. Giovanni Paccosi, del clero dell’Arcidiocesi Metropolitana di Firenze, Responsabile per l’America Latina della Fraternità di Comunione e Liberazione.
S.E. Mons. Giovanni Paccosi è nato il 2 giugno 1960, a Firenze. Dopo essere entrato nel movimento Comunione e Liberazione, ha frequentato nel Seminario Arcivescovile di Firenze. È stato ordinato sacerdote il 4 aprile 1985 per l’Arcidiocesi di Firenze. Ha svolto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale in S. Maria a Scandicci (1985-1988) e in S. Maria a Novoli in Firenze (1988 al 1989); Parroco di San Martino a Strada in Bagno a Ripoli (1989-1996) e di S. Maria a Coverciano (1996-2001). Nel 2001 inviato come sacerdote fidei donum nella Diocesi di Carabayllo nel distretto di Lima in Perù, dove è stato Parroco di Santa María de la Reconciliacíon, Responsabile della pastorale universitaria nella Universidad Católica “Sedes Sapientiae” di Carabayllo, Docente e Coordinatore dell’Àrea de Antropologia y Teologia e Responsabile della formazione del clero giovane della Diocesi di Carabayllo; ha poi conseguito la Licenza in Sacra Teologia presso la Facultad de Teología Pontificia y Civil de Lima (2005), la Licenza in Educación Secondaria con specializzazione in Filosofía y Religión presso la Universitad Católica “Sedes Sapientiae” (2006) e il Dottorato in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale (2015). Dal 2016, rientrato in Italia, è stato Parroco di Gesù Buon Pastore a Casellina a Scandicci. Negli ultimi anni, è stato altresì Direttore dell’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto, Canonico onorario della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Vicario Episcopale per la Pastorale e Membro del Collegio dei Consultori. Dal 2022, è inoltre Responsabile per l’America Latina della Fraternità di Comunione e Liberazione.
La consacrazione episcopale di Mons. Giovanni Paccosi, avverrà nella Cattedrale di Firenze il 5 febbraio 2023, e farà ingresso nella Diocesi di San Miniatoil 26 febbraio 2023, I Domenica di Quaresima.
Nel frattempo però è già stato reso pubblico quale sarà l’insegna araldica che lo accompagnerà nel suo ministero, insegna che è così stata illustrata:
IL MOTTO: VENITE ET VIDETE (Gv 1,39)
Per il proprio motto episcopale il Vescovo Paccosi ha scelto queste parole tratte dal vangelo di Giovanni che descrivono in sintesi il metodo del Cristianesimo: essendosi Dio fatto uomo, l’esperienza della sua Presenza è un avvenimento che si può comunicare e incontrare.
INTERPRETAZIONE
Il “capo” dello scudo è “partito”, diviso cioè in due parti uguali da una linea verticale; a destra (si noti che in araldica le direzioni destra e sinistra sono invertite rispetto all’osservatore perché riferite alla destra e alla sinistra dell’ipotetico portatore dello scudo) troviamo la Croce di San Giovanni Battista che, storicamente, oltre ad essere la bandiera della Repubblica Fiorentina dal 1115 al 1532, fu vessillo ghibellino, e per questo fa riferimento alla storia imperiale di San Miniato; inoltre, costituisce richiamo al nome del Vescovo, Giovanni. A sinistra, su di un campo azzurro, campeggia una stella a otto punte, simbolo della Beata Vergine Maria ma anche del Battesimo, della Chiesa e delle otto Beatitudini. L’azzurro è il colore simbolo della incorruttibilità del cielo, delle idealità che salgono verso l’alto; rappresenta l’anelito umano rivolto all’Infinito, a Dio.
Nel centro dello scudo si staglia il monogramma di Cristo, il Chi Rho, conosciuto anche come Chrismon: esso è in rosso, colore che simboleggia l’amore assoluto del Padre che invia il Figlio, e colore del sangue versato dal Figlio per la nostra redenzione; campeggia sull’oro, il primo tra i metalli nobili, simbolo quindi della prima delle Virtù: la Fede. In essa possiamo accogliere il mistero di salvezza recato a noi da Cristo, dal suo farsi povero per la nostra liberazione.
Ai lati del Chrismon troviamo una rondine, che rappresenta il viaggio e il ritorno, esperienze vissute da don Giovanni come missionario. La rondine è legata anche al ricordo del Venerabile Giorgio La Pira, il quale affermava che “I giovani sono come le rondini: volano verso la primavera!”. Rappresenta perciò il desiderio e la speranza della giovinezza, che in Cristo trova la sua piena realizzazione.
All’altro lato vi è il Giglio, simbolo della città e della Chiesa Metropolitana di Firenze, comunità di nascita e della vocazione cristiana del Vescovo.
In basso, nella punta dello scudo, appare un grafico. È lo stesso che il Servo di Dio don Luigi Giussani utilizzava per rappresentare il mistero dell’Incarnazione. La freccia orizzontale raffigura la linea mobile della storia umana; la X in alto rappresenta il Mistero, Dio, che gli uomini in tutte le epoche hanno cercato di conoscere e definire: di questa ricerca incessante e mai risolta sono simbolo le frecce ascendenti; la freccia che scende dalla X verso la storia umana è l’immagine dell’Incarnazione: Dio ha deciso di manifestarsi dentro la nostra storia, affinché lo possiamo incontrare nella realtà umana di Cristo, qui e ora, nella Chiesa. “Venite e vedete”.
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. Impostazione classica di un stemma papale Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo Impostazione classica di uno stemma arcivescovile Impostazione classica di uno stemma vescovile Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale Impostazione classica di uno stemma di un parroco Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
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