Lo stemma di monsignor Piccinonna
Lo scorso 18 novembre papa Francesco ha nominato vescovo della Diocesi di Rieti il Rev.do Vito Piccinonna, del clero dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto.
S.E. Mons. Vito Piccinonna è nato il 1° giugno 1977 a Palombaio, nell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, ed è stato ordinato sacerdote il 3 settembre 2002.
Ha conseguito il baccalaureato in sacra teologia presso l’Istituto Regina Apuliae di Molfetta della Facoltà Teologica Pugliese e, successivamente, la licenza in teologia dogmatica.
Fra gli incarichi pastorali ricevuti si segnalano: assistente ecclesiastico nazionale per il Settore Giovani dell’Azione Cattolica Italiana (2008-2013); direttore dell’Ufficio Caritas dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto (2013-2022). Dal 2015 ad oggi, parroco dei Santi Medici Cosma e Damiano in Bitonto, rettore dell’omonimo santuario e presidente della Fondazione Opera Santi Medici Cosma e Damiano – Bitonto – Onlus, assistente spirituale della Comunità Terapeutica Lorusso Cipparoli. È inoltre Delegato Regionale del Collegamento Nazionale dei Santuari e dal settembre 2022 vicario episcopale per la Carità.
Con la prossima ordinazione episcopale mons. Piccinonna adotterà uno stemma che è già stato presentato:
Seguendo la tradizione araldica ecclesiastica cattolica, lo stemma del Vescovo è composto da uno scudo; una croce astile a un braccio traverso, in oro, posta verticalmente dietro lo scudo; un cappello prelatizio con cordoni a dodici fiocchi pendenti di colore verde e un cartiglio inferiore recante il motto scelto dal Vescovo.
Lo scudo è di colore azzurro con un chiaro riferimento al cielo e quindi al mistero di Dio. Al centro dello scudo spicca l’albero dell’ulivo che, oltre ad essere un richiamo alla terra natìa del Vescovo, allo stesso tempo si carica di particolari riferimenti biblici. Esso esprime la fiducia del credente che “come olivo verdeggiante” confida nella fedeltà di Dio (cf Sal 52,10). Il frutto dell’ulivo inoltre, con il suo riferimento all’unzione è un chiaro riferimento alla grazia dei sacramenti, in particolare all’unzione che rende i battezzati re, sacerdoti e profeti. Un prefazio della liturgia, attingendo all’icona biblica del buon samaritano (cf Lc 10, 25-37) fa riferimento all’olio versato sulle ferite per dare sollievo e consolazione (Prefazio comune VIII). Infine non dobbiamo dimenticare che l’ulivo è anche simbolo di pace. Nel racconto del diluvio leggiamo infatti che una colomba tornò da Noè avendo “nel becco una tenera foglia di ulivo” a testimonianza della pace raggiunta tra cielo e terra (cf. Gn 8,11). Piantato nella terra verde, sotto la quale scorre il fiume di colore azzurro, l’immagine dell’ulivo richiama la fecondità della vita del credente che “come albero piantato lungo corsi d’acqua” porta frutto a suo tempo (cf Sal 1,3).
La presenza del fiume che scorre sinuosamente sotto l’albero è un chiaro riferimento al sacramento fontale del Battesimo, oltre ad essere un esplicito riferimento alla terra reatina, ricca di acque e nella quale il Vescovo è inviato come Pastore. Al di sopra dell’albero, nell’azzurro del cielo tre stelle e la luna. Mentre le tre stelle ricordano le tre virtù teologali, secondo l’insegnamento di san Paolo (cf. 1Cor 13,13), la luna è immagine della Chiesa. Sant’Ambrogio spiega che “la luna è la Chiesa che ha diffuso la sua luce in tutto il mondo… La Chiesa rifulge non della propria luce, ma di quella di Cristo. Trae il suo splendore dal Sole di giustizia” (Heaxaemeron, IV, 8,32). Riprendendo gli insegnamenti di sant’Ambrogio, la Lumen gentium afferma che “la Madre di Dio è figura della Chiesa” (LG 63), pertanto la luna è certamente anche simbolo della Vergine Maria, rivestita di sole, cioè dallo splendore del Figlio.
Infine, il motto “Gaudium et spes” scelto dal Vescovo propone le parole che aprono la Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” (GS 1). Il riferimento a questo prezioso documento della Chiesa e alla sua esperienza esprime il desiderio e la responsabilità che il Vescovo si impegna a vivere nella sua missione a servizio del popolo che Dio affida alle sue cure.
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. Impostazione classica di un stemma papale Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo Impostazione classica di uno stemma arcivescovile Impostazione classica di uno stemma vescovile Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale Impostazione classica di uno stemma di un parroco Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
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