Al Duca di Calabria la Gran Croce Fidelitas
L’Ordinario Militare della Spagna, l’Arcivescovo Juan Antonio Aznárez Cobo, ha presieduto venerdì 16 dicembre 2022 nella Chiesa Cattedrale Militare delle Forze Armate della Spagna, la celebrazione della solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
Il solenne atto è iniziato con la celebrazione della Santa Messa officiata dall’Ordinario Militare, concelebranti i Vicari Episcopali degli Eserciti, della Marina, della Guardia Civile e del Corpo Nazionale di Polizia, e da una rappresentanza dei Cappellani Militari, essendo l’Immacolata Concezione la loro patrona. Presenti le autorità religiose, civili e militari. Il coro ha eseguito diversi brani di Händel, Bach, oltre al canto gregoriano e al Gloria de la Missa de Angelis.
A conclusione della Celebrazione Eucaristica, si è svolto la cerimonia di imposizione della Croce Fidelitas. In questa occasione, l’Ordinario Militare ha imposto la Gran Croce della Croce Fidelitas a S.A.R. il Duca di Calabria, Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Capo della Real Casa delle Due Sicilie (ramo cosiddetto “spagnolo”), Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, che era accompagnato da S.A.R. la Duchessa di Calabria.
Al termine della cerimonia, S.A.R. il Duca di Calabria ha pronunciato a nome di tutti i decorati, il discorso di ringraziamento all’Ordinario Militare per la concessione della Croce Fidelitas, che riportiamo di seguito nella traduzione italiana dallo spagnolo operata dallo SMOC italiano:
Il discorso di S.A.R. Il Duca di Calabria
Eccellentissimo e Reverendissimo Signor Arcivescovo Militare di Spagna
Eccellentissimo Signor Don Diego Iñiguez Hernández, Magistrato – Consigliere della Corte dei Conti
Eccellentissimi Ammiraglio, Tenente Generale, Generale e Contrammiraglio
Illustrissimi Signori Vicario Generale, Colonnelli e Vicari Episcopali dell’Arcivescovado Militare della Spagna
Capi, ufficiali, personale di truppa, amici dell’Arcivescovado Militare che sono stati decorati come me in questo giorno e tutti coloro che oggi sono con noi
Cari amici tutti
È un grande onore per me ricevere questa decorazione e rappresentare tutti i decorati qui presenti, e anche coloro che, a causa di impegni inderogabili, non si sono potuto unire a noi oggi. Pronuncio queste parole a nome di tutti.
Voglio iniziare, ricordando il messaggio che Pedro Calderón de la Barca ci ha lasciato nei suoi famosi versi scritti più di 370 anni fa, per onorare l’Esercito e che iniziano con le parole: “Questo esercito che vedi”. Calderón elenca uno per uno i tanti valori che guidano la vita dei soldati di fanteria per i quali la milizia non è altro che una religione di uomini onesti. Calderón non era senza ragione, poiché, il ferro e l’elmo, eguagliano l’uomo in quella milizia di uomini onesti, che si incontrano oggi in questo tempio, uniti dalla vera appartenenza, quella di essere Figli di Dio.
Oggi, tutti noi che riceviamo questa decorazione ci sentiamo pieni di gratitudine, sorpresi da questo premio inaspettato, poiché cercavamo solo di adempiere al nostro dovere di aiutare una Madre, nella sua espressione militare.
E così è, caro Don Juan Antonio e miei cari Vicari Episcopali, che avete deciso di riconoscere i meriti che avete osservato in ciascuno di noi.
Penso di non sbagliare se affermo, in questa Chiesa Cattedrale, a cui mi sento così unito e in cui ho condiviso grandi momenti, prima con il mio caro padre, l’Infante Don Carlos e successivamente accompagnato dalla mia famiglia, amici e fratelli degli Ordini, che mai abbiamo pensato che le nostre azioni fossero degne di riconoscimento o di menzione qualsiasi, al di là dell’intima soddisfazione del dovere compiuto, nel cercare di testimoniare i valori che i nostri genitori e la nostra famiglia ci hanno insegnato fin dall’infanzia: vivere per servire Dio, la nostro Paese e il Re.
I decorati hanno la soddisfazione di aiutare e soccorrere la Santa Madre Chiesa nelle sue necessità, nella misura delle nostre possibilità. Conosciamo tutti il contenuto del Decreto di Creazione della Croce Fidelitas che ci dice: “…nel corso dei secoli, la Santa Madre Chiesa ha premiato con segni esteriori e in altri modi, numerose persone e Istituzioni che hanno dato la loro vita e la loro fedeltà alla causa del Vangelo, o hanno contribuito generosamente in un modo o nell’altro alla sua propagazione”.
Non possiamo che ringraziare la nostra Madre, per aver posato lo sguardo anche su di noi oggi, che con umiltà non abbiamo cercato altro che di essere al fianco di coloro che donano la loro vita totalmente al servizio del Vangelo, nell’ambito della Forze Armate e in quello delle Forze e dei Corpi di Sicurezza dello Stato.
Insieme, mettendo il meglio di noi stessi per lavorare per l’espansione del Regno sulla terra, un Regno a cui contribuiscono tutti e ciascuno dei nostri Soldati, Guardie Civili, Polizia e, soprattutto, coloro che vedono la propria vita dedicata alla milizia, una risposta alla vocazione al servizio della Pace.
Moltissime grazie, Eccellenza, moltissime grazie all’Arcivescovado Militare, perché questa decorazione non può che essere uno stimolo per ciascuno di noi ad avvicinarci a Dio e farlo attraverso la preghiera, mettendoci al servizio di suo Figlio, attraverso la sua Chiesa, la Chiesa Militare di Spagna.
La Santa Chiesa ci incoraggia oggi alla lotta, per raggiungere la vita eterna con la fedeltà, non falliremo in essa, conta su di noi. A nome di tutti i decorati e a nome mio, moltissime grazie.
Scheda di approfondimento La Croce Fidelitas La Croce Fidelitas è un’onorificenza destinata a premiare la fedeltà e dedizione ministeriale dei Cappellani Militari delle Forze Armate della Spagna e a premiare azioni notevoli e meritorie, sia di cappellani che di personale militare o civile nonché di istituzioni, resi alla Chiesa e al Vangelo nell’ambito dell’Arcivescovado Militare della Spagna. La Gran Croce della Croce Fidelitas viene conferita in casi veramente eccezionali, a persone che hanno reso un servizio speciale, prezioso e particolarmente rilevante all’Arcivescovado Militare della Spagna. . |
Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (SMOC) Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio è un ordine equestre dinastico. Secondo una tradizione leggendaria l’ordine fu fondato dall’imperatore Costantino il Grande nel 312 d.C., dopo la vittoriosa battaglia di ponte Milvio, che gli sarebbe stata propiziata dall’utilizzo come insegna e vessillo, del simbolo cristiano della X e della P sovrapposte (le iniziali di Cristo in greco) come da indicazione ricevuta in visione alla vigilia dello scontro armato. In conseguenza di ciò l’imperatore avrebbe affidato ai primi cavalieri il compito di ricordare l’evento e difendere il cristianesimo. Le prime tracce documentali certe risalgono però alla fine del 1500, quando con una “breve” papa Giulio III ha riconosciuto la dignità di Gran Maestro dell’ordine ad Andrea Angelo Flavio Comneno. Il gran magistero dell’ordine passò poi ai Farnese con Francesco Farnese nel 1697. Passaggio importante fu poi quello del 1718, quando papa Clemente XI con una “bolla” ne riconobbe la natura dinastica in capo ai Farnese indicando due condizioni essenziali all’assunzione del Gran Magistero e cioè, essere discendenti dei Farnese ed essere duchi di Parma e Piacenza. Nel 1731 morì senza eredi Antonio Farnese, ultimo duca di Parma, creando le premesse che hanno portato oggi l’ordine ad essere diviso in tre diversi rami. Alla morte di Antonio Farnese dunque, il Gran Magistero, insieme al ducato, passò al cugino Carlo di Borbone, che sarebbe poi divenuto re di Napoli, ed infine re di Spagna con il nome di Carlo III, il quale assumendo il trono di Spagna lasciò la titolarità del ducato di Parma, ma non il gran magistero dell’ordine. Carlo di Borbone asceso al trono di Spagna nel 1759 trasmise dunque corona di Napoli e gran magistero costantiniano al suo terzogenito Ferdinando Borbone Due Sicilie. Il passaggio fu confermato nel 1763 da un “monitorio” di papa Clemente XIII. Il Sacro Angelico Imperiale Ordine costantiniano di San Giorgio Successivamente l’autonomia politica del Ducato di Parma fu ripristinata con l’assegnazione – da parte del Congresso di Vienna – del trono ducale a Maria Luisa d’Asburgo-Lorena (o Maria Luigia di Parma), che pur non essendo una discendente farnesiana, in quanto duchessa di Parma, ritenne di ripristinare l’Ordine Costantiniano “parmense” nel 1816. Si crearono così due ordini omonimi. A Maria Luisa d’Asburgo-Lorena succedettero i Borbone-Parma, che conservano il gran magistero di questo ordine costantiniano tutt’oggi, con la denominazione di “Sacro Angelico Imperiale Ordine costantiniano di San Giorgio”. Lo SMOC “parmense” attualmente riconosce come Gran Maestro Sua Altezza Reale Carlo Saverio di Borbone Parma, principe di Borbone di Parma, in carica dal 2010. Nel frattempo il gran magistero costantiniano dell’ordine trapiantato a Napoli ha continuato a godere del riconoscimento papale e ad essere tramandato all’interno della dinastia Borbone Due Sicilie sino ai nostri giorni. Nel 1960 però si è aperta una disputa dinastico-successoria tra Alfonso Maria Borbone Due Sicilie (per il ramo cosiddetto spagnolo) e Ranieri Borbone Due Sicilie (per il ramo cosiddetto francese) che interessa sia il ruolo di Capo della Capo della Real Casa delle Due Sicilie (e dunque di Pretendente al Trono delle Due Sicilie) sia il gran magistero degli ordini dinastici del casato, fra cui l’ordine costantiniano. Tale contenzioso ha portato ad avere due rami separati e distinti del medesimo ordine, uno genericamente indicato come “spagnolo” ed uno come “francese”. Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio Spagna Lo SMOC “spagnolo” riconosce oggi come Gran Maestro Don Pedro de Borbon y Orlean duca di Calabria, conte di Caserta, in carica dal 2015. Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio Francia Lo SMOC “francese” riconosce oggi come Gran Maestro Carlo di Borbone Due Sicilie, duca di Castro, in carica dal 2008. Quest’ultimo ramo gode dello status consultivo del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite a New York, Ginevra e Vienna. In tutte e tre le sue declinazioni l’Ordine Costantiniano, è riconosciuto dallo Stato Italiano come “ordine dinastico non nazionale” legittimamente conferibile, ed il suo uso sul territorio italiano è autorizzabile a domanda dal Ministero degli affari esteri. . |
Scheda di approfondimento I Borbone La dinastia dei Borbone (ma anche nella forma plurale Borboni) è una delle più importanti e antiche case regnanti del modo, costituendo un ramo cadetto della dinastia dei Capetingi. Con le sue diverse ramificazioni, ed in alcuni casi con suoi singoli esponenti, hanno portato le corone di Francia, Napoli, Sicilia, Due Sicilie, Navarra, Sardegna, Etruria, Parma e Piacenza, Lucca, e tutt’oggi siedono ancora sui troni di Spagna e Lussemburgo. Borbone delle due Sicilie Il ramo denominato “delle Due Sicilie” si origina da Carlo di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna (re di Napoli e di Sicilia tra il 1700 e il 1713, ma anche re di Spagna tra il 1700 e il 1746, a sua volta capostipite della dinastia dei Borbone di Spagna) e della duchessa di Parma Elisabetta Farnese. Carlo nel 1734, mentre era duca di Parma e Piacenza, durante la guerra con l’Austria, al comando delle armate spagnole conquistò il regno di Napoli e l’anno successivo il regno di Sicilia, sottraendoli agli Asburgo d’Austria. Tali dominii (che dal 1816 presero il nome “delle Due Sicilie”) gli furono riconosciuti con i successivi trattati di pace in cambio della rinuncia di ogni pretensione sul ducato di Parma e Piacenza. A Carlo successero nell’ordine Ferdinando I, Francesco I, Ferdinando II e Francesco II, che fu spodestato dai Savoia nel 1861. A Francesco II, nel ruolo di capo del Casato e pretendente al trono del Regno delle Due Sicilie, successero nell’ordine Alfonso, e Ferdinando Pio, che non lasciò discendenti maschi. La disputa tra ramo spagnolo e ramo francese In assenza di discendenti maschi di Ferdinando Pio, il ruolo di capo della Dinastia e pretendente al trono del Regno delle Due Sicilie passava dunque ad un fratello. In base alle leggi successorie del casato, avrebbe dovuto succedergli il fratello Carlo Tancredi, o meglio il di lui figlio Alfonso Maria, essendo Carlo Tancredi premorto a Ferdinando Pio. Nel 1901 però Carlo Tancredi aveva sottoscritto il cosiddetto Atto di Cannes, con cui aveva dichiarato di rinunciare all’eventuale successione alla Corona delle Due Sicilie. Di conseguenza fu un altro Fratello di Ferdinando Pio a rivendicare il ruolo di capo della Dinastia e pretendente al trono del Regno delle Due Sicilie ovvero Ranieri. La validità dell’Atto di Cannes firmato da Carlo Tancredi fu però contestata da Alfonso Maria (figlio dello stesso Carlo Tancredi) che dunque a sua volta rivendicò il ruolo di capo della Dinastia e pretendente al trono del Regno delle Due Sicilie. Da allora si hanno due linee successorie contrapposte: Linea successoria principale: Carlo – Ferdinando I – Francesco I – Ferdinando II – Francesco II – Alfonso – Ferdinando Pio Linea successoria “francese”: Ranieri – Ferdinando – Carlo (padre di Maria Carolina) Linea successoria “spagnola”: Alfonso Maria – Carlo Maria – Pietro (padre di Jaime) Per approfondire: Borbone delle Due Sicilie: è scontro . |
Disambigua PREDICATI TITOLI NOBILIARI, CAVALLERESCHI ED ACCADEMICI Per precisa scelta editoriale il Notiziario Araldico cerca di dare conto di tutti gli eventi e le iniziative di rilevanza araldica, nobiliare, cavalleresca, genealogica, vessillologia, faleristica, o comunque attinenti le discipline documentarie della storia, cercando di evitare atteggiamenti censori. Tale scelta, unita alle tempistiche proprie di un quotidiano quale è il Notiziario Araldico, ed all’impossibilità di una verifica puntuale di tutti i trattamenti e le titolature accademiche, nobiliari e cavalleresche, contenute nei comunicati, nelle note informative, nei programmi degli eventi, nei documenti diffusi e/o comunque ripresi, può purtroppo implicare la pubblicazione di titoli contesi, contestati, non universalmente accettati, inesatti, o peggio ancora frutto di falsificazioni antiche o recenti. Si evidenzia dunque che i trattamenti, i predicati, i titoli cavallereschi, i titoli accademici, i titoli nobiliari, pubblicati, lo sono senza attribuire loro alcun valore, e senza poter entrare nel merito. Giova infine ricordare in questa sede che per disposizione costituzionale, in Italia i titoli nobiliari, sono privi di qualunque valore giuridico. . |
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