Riva del Po ha il suo stemma
Riva del Po è un comune di oltre 7.000 abitanti della provincia di Ferrara, nato il 1° gennaio 2019, dalla fusione dei comuni di Berra e Ro.
La nuova entità amministrativa sin dal 2020 ha deciso di dotarsi di un proprio emblema araldico, e per far ciò ha coinvolto la cittadinanza in un concorso di idee prima ed a un referendum poi (siamo ad inizio 2021), per la scelta del nuovo emblema da sottoporre alla Presidenza della Repubblica al fine di ottenerne formale concessione.
Un iter procedurale non del tutto corretto, che in particolare non ha potuto evitare che la soluzione scelta dalla cittadinanza fosse araldicamente scorretta, tanto da portare al respingimento della richiesta.
Per ovviare all’inconveniente l’amministrazione locale ha quindi indetto un formale bando di gara onde poter individuare tre nuove soluzioni, questa volta preventivamente vagliate da una commissione tecnica, da sottoporre a voto popolare, per arrivare ad un nuovo emblema per il quale richiedere la concessione presidenziale.
Un iter comunque discutibile (il Presidente deve concedere qualcosa deciso da altri …), ma più prudente, che infatti ha portato al risultato sperato, con il Decreto Presidenziale di concessione emanato lo scorso mese di luglio, e la formale consegna dello stesso, avvenuta l’altro ieri, martedì 8 novembre, nella Sala Consiliare del comune, da parte del Prefetto di Ferrara nelle mani del Sindaco Andrea Zamboni, dove si è avuto anche il taglio di una torta recante il nuovo emblema araldico.
Di seguito riportiamo il testo illustrativo che ha accompagnato la proposta in fase di gara:
In questo stemma compaiono due elementi caratteristici degli estinti Comuni di Berra e di Ro. In campo color argento la fiaccola fiammante, simboleggiante la Libertà, già presente in punta nello stemma berrese. L’argento in araldica, qui sostituito cromaticamente dal bianco, simboleggia il valore della giustizia e quello della civile convivenza e dell’amicizia.
Il secondo campo è decorato di rosso, colore che sta ad indicare non solo il sangue versato dai caduti di entrambe le comunità, ma anche il valore e l’audacia delle azioni singole e comunitarie. In questa partizione si vede una mezza ruota di mulino natante emergente da onde fluviali azzurre e blu poste in punta, onde che richiamano la collocazione geografica delle due comunità ora unite, segnate nel confine a nord dalla riva destra del Po, stato di fatto che giustifica il nome del nuovo Comune: “Riva del Po”.
Nello stemma questo elemento si riferisce in particolare al mulino ricostruito e attualmente appiardato sulla riva roese, nei pressi del ponte sul Po che collega Ro a Polesella. I mulini natanti caratterizzarono per secoli l’attività molitoria sulle due sponde del Po e in particolare è ancora viva la memoria di questo manufatto grazie al romanzo Il Mulino del Po dello scrittore Riccardo Bacchelli.
Sempre in campo rosso compare una stella d’oro a 8 punte indicante le otto comunità che compongono il nuovo Comune.
Scheda di approfondimento L’araldica civica italiana L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti. Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica. Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26. Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato. L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici: 1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno … 2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a ciascuno spettante, come di seguito descritta: a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori: b) comune insignito del titolo di città: corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero: c) comune: corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero: 3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica. 4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo. Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali. Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”. I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011. Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 . |
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