Presentato lo stemma del Comune di Barberino Tavarnelle
Un’opera di rinnovamento profonda che rispetta il passato, anzi si affida alla storia, alla conoscenza dei simboli iconografici dei secoli scorsi per riaffermare il senso di unità che caratterizza il territorio di Barberino Tavarnelle, ente istituito il 1º gennaio 2019 dalla fusione dei comuni di Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa, ma unito da sempre, almeno dall’epoca medievale. Così lo scorso 23 giugno, in occasione dell’apertura del programma di eventi per i festeggiamenti del Patrono di San Pietro, in piazza Matteotti a Tavarnelle, è stato presentato in anteprima alla comunità il nuovo stemma del Comune unico di Barberino Tavarnelle, che si ispira all’iconografia ritrovata all’interno del Tabernacolo detto “dei giustiziati”, opera di Benozzo Gozzoli del quindicesimo secolo, visibile nel Palazzo vicariale di Certaldo. La rappresentazione simbolica si è basata su un percorso di studi ed un’attività di ricerca storico-documentaria, realizzata dal gruppo scientifico costituito dagli storici Giulio Cretti, Elisa Paoli e Paolo Pirillo.
Lo stemma, un leone, azzurro su sfondo argento, è stato poi reso pittoricamente dall’artista Sergio Nardoni e stilizzato per la comunicazione istituzionale dal grafico Daniele Madio. “Gli step del progetto sono stati diversi – puntualizza il sindaco David Baroncelli – l’elaborazione della ricerca storica, la creazione di un bozzetto aderente alla normativa che ha ottenuto l’approvazione unanime del Consiglio Comunale di Barberino Tavarnelle e successivamente la concessione dello stemma da parte dell’Ufficio onorificenze e araldica del Dipartimento del Cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
La rinascita di Barberino Tavarnelle è un percorso culturale che passa anche attraverso lo studio dei blasoni, l’araldica che rivela le origini del territorio. Il progetto per la realizzazione del simbolo della nuova configurazione istituzionale è stato portato avanti con il pieno coinvolgimento del Consiglio Comunale di Barberino Tavarnelle. L’approvazione unanime ha sancito uno dei più rilevanti risultati in termini di partecipazione politica. Alla scopertura dello stemma, avvenuta in piazza Matteotti con l’installazione di tre pannelli descrittivi, è intervenuto anche l’artista Sergio Nardoni.
“L’immagine dal leone rampante rappresentava le comunità aderenti alla Lega di San Donato in Poggio di cui abbiamo testimonianza ufficiale nel 1300 e nel 1400 – spiega lo storico Giulio Cretti che ha presentato la ricerca insieme al Sindaco – lo studio è stato orientato dall’esistenza di più di una testimonianza iconografica una delle quali presente nel tabernacolo di Benozzo Gozzoli. L’edicola sacra assunse un valore giurisdizionale con l’inserimento dei simboli che afferivano al vicariato certaldese, compresa la Lega di San Donato, riconoscibile da un leone rampante azzurro che tiene con una delle zampe anteriori un giglio aperto e rosso da cui sono stati mutuati due degli elementi principali dell’arme odierna: il leone e il giglio fiorentino” “La ricerca – aggiunge Giulio Cretti – ha previsto la consultazione di fonti disponibili sul territorio di testi, pubblicazioni e materiale d’archivio per l’individuazione di immagini, testi e documenti relativi agli stemmi comunali”.
La presentazione del nuovo stemma, inserito nel programma dei festeggiamenti del Patrono di San Pietro Apostolo, è stata poi messa a fuoco in occasione della giornata di studi Genius Loci in memoria di Bruno Rinaldi, in programma sabato 25 giugno, dove sono intervenuti il Sindaco David Baroncelli, alcuni rappresentanti del Gruppo Archeologico Achu e gli storici curatori della ricerca Paolo Pirillo, Elisa Paoli e Giulio Cretti. I festeggiamenti sono poi culminati mercoledì 29 giugno, giorno del Patrono, con la celebrazione della Santa Messa nella Chiesa di San Bartolomeo, a Barberino Val d’Elsa, e la partecipazione del Coro della Cappella Musicale di San Bartolomeo.
Scheda di approfondimento L’araldica civica italiana L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti. Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica. Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26. Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato. L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici: 1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno … 2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a ciascuno spettante, come di seguito descritta: a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori: b) comune insignito del titolo di città: corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero: c) comune: corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero: 3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica. 4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo. Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali. Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”. I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011. Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 . |
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