San Benedetto dei Marsi è diventata “città”
Lo scorso 3 giugno, in un clima di grande partecipazione popolare ed istituzionale si sono svolte le celebrazioni per il conferimento del titolo di “Città” al comune di San Benedetto dei Marsi, circa 3.500 abitanti, in provincia de L’Aquila.
Ad aprire la serata, cui hanno preso parte molti sindaci del territorio abruzzese e marsicano, la consegna della costituzione repubblicana ai diciottenni.
A seguire il momento centrale della manifestazione con la presentazione della teca scortata dalla Polizia Locale di San Benedetto e contenente il Decreto di concessione del titolo di “città” per San Benedetto dei Marsi da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il sindaco ha quindi dato lettura del Decreto contenente anche le motivazioni della concessione, che hanno trovato giustificazione nella ricerca storica curata dal prof. Francesco Belmaggio già noto in ambito araldico per aver curato diverse pubblicazioni sull’argomento.
A fare gli onori di casa è stato il Sindaco Quirino D’Orazio, affiancato dal Presidente del Consiglio comunale di San Benedetto dei Marsi, Attilio Rossi. Sono intervenuti: Nazario Pagano, Senatore della Repubblica Italiana; Emanuele Imprudente, Vice Presidente della Regione Abruzzo; Monsignor Giovanni Massaro, Vescovo della diocesi dei Marsi; Daniele D’Amario, Assessore al turismo della Regione Abruzzo; Angelo Caruso, Presidente della Provincia dell’Aquila; Il vice Prefetto della Provincia dell’Aquila; Cristina Collettini, Soprintendente delle Province dell’Aquila e Teramo; Antonella Lopardi della Soprintendenza stessa, poi Gianguido D’Alberto, Sindaco di Teramo e Presidente dell’ANCI Abruzzo; e lo storico Francesco Belmaggio.
La serata è poi proseguita con il conferimento della cittadinanza onoraria a Gianni Letta, giornalista e politico, e a Marco Fracassi, Presidente di Confindustria Abruzzo, con la cerimonia di bollatura dell’annullo filatelico speciale cui ha preso parte Fabio Gregori, Responsabile nazionale filatelia di Poste Italiane, e con la presentazione del video spot promozionale dedicato alla città a cura dell’editore Paolo de Siena.
Scheda di approfondimento L’araldica civica italiana L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti. Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica. Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26. Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato. L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici: 1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno … 2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a ciascuno spettante, come di seguito descritta: a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori: b) comune insignito del titolo di città: corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero: c) comune: corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero: 3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica. 4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo. Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali. Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”. I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011. Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 . |
Scheda di approfondimento Francesco Belmaggio Nato a Collelongo il 17 ottobre 1945, si è laureato in Lettere al magistero de L’Aquila. Ha iniziato la sua carriera scolastica di docente a Nembro in provincia di Bergamo, ultimandola alla scuola media di Trasacco, sezione Collelongo (AQ). E’ stato vicesindaco e presidente della Proloco di Collelongo, corrispondente del Mezzogiorno e del Messaggero, membro della Deputazione abruzzese di storia patria, dell’Associazione Museo delle armi antiche di Martinsicuro (Teramo), e collaboratore di storia araldica dell’organo trimestrale Provicniaoggi, edito dall’Amministrazione provinciale dell’Aquila. Ricercatore di storia con particolare interesse per l’araldica e la genealogia. Ha scritto numerosi libri sulla storia dei paesi marsicani e sull’araldica pubblica e privata, della provincia de L’Aquila, tra cui si ricordano in particolare “Luco dei Marsi nel Mito e nella Storia ed i suoi sindaci” nel 2015, “Araldica pubblica e privata nella provincia dell’aquila: civica, notarile, ecclesiale, nobiliare e notabile” nel 2000, e “Storia e araldica della Città di Avezzano” nel 2021. Oltre a ciò, si è occupato delle pratiche per l’ufficializzazione di stemmi civici di decine di località, non soltanto abruzzesi. . |
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