Il nuovo stemma di Terre del Reno
Lo scorso 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, Roberto Lodi, sindaco di Terre del Reno, ente territoriale in provincia di Ferrara che conta poco meno di 10.000 abitanti, generato dalla fusione avvenuta il 1º gennaio 2017 dei comuni di Mirabello e Sant’Agostino, ha presentato pubblicamente i propri nuovi emblemi araldici (stemma, gonfalone e bandiera) concessi con Decreto del Presidente della Repubblica.
Nei mesi scorsi avevamo già dato conto del percorso intrapreso dalla neonata realtà comunale per dotarsi di una propria identità araldica, percorso che ha usufruito della consulenza dell’araldista-designer Marco Foppoli, e che come narrato ha visto sottoporre a consultazione popolare tre diverse ipotesi formulate dallo stesso Foppoli.
La soluzione più votata è dunque stata sottoposta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri che l’ha quindi formalmente concessa all’amministrazione locale lo scorso mese di aprile, permettendo così la formale e pubblica presentazione lo scorso 2 giugno.
La composizione araldica è stata così illustrata da Foppoli: “Il fiume Reno è simboleggiato da una fascia ondata argento azzurra da cui scaturiscono in contrapposta disposizione simmetrica due racemi vegetali di farnia e frassino che circondano le due stelle simbolo dei due centre abitati di Mirabello e Sant’Agostino. Tutta la composizione ha una elegante simbologia “duale”: due stelle, due rami, due coppie di rami etc. ad evocare ancora le due precedenti comunità alla base del Comune. Anche in questo caso i colori dello stemma, verde, bianco e azzurro, evocano l’ambiente verdeggiante e fluviale del Territorio comunale“.
Scheda biografica Marco Foppoli Nato a Brescia nel 1967, diplomato presso il liceo artistico della sua città, si interessa presto di araldica ed illustrazione araldica, maturando un personale stile caratterizzato dalla reinterpretazione della bellezza formale e dell’eleganza grafica dell’araldica gotica e rinascimentale. Accanto al disegno araldico Foppoli conduce studi storici sulla materia che gli permettono di svolgere diversi apprezzati approfondimenti tematici, pubblicati sui più autorevoli periodici del settore italiani ed esteri, e collaborando, o curando in proprio, diverse opere in materia. Oggi Foppoli è membro dell’Académie Internationale d’Héraldique e di altri fra i più prestigiosi enti araldici italiani ed europei, e ha all’attivo innumerevoli lavori istituzionali svolti per privati ed enti italiani e stranieri. Sito Internet personale Marco Foppoli |
Scheda di approfondimento L’araldica civica italiana L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti. Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica. Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26. Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato. L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici: 1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno … 2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a ciascuno spettante, come di seguito descritta: a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori: b) comune insignito del titolo di città: corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero: c) comune: corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero: 3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica. 4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo. Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali. Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”. I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011. Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 . |
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