Lo stemma di monsignor Iannuzzi
Lo scorso 5 marzo papa Francesco ha nominato vescovo di Castellaneta (diocesi interamente compresa nel territorio provinciale di Taranto) il reverendo padre Sabino Iannuzzi, O.F.M., della Provincia Minoritica di Santa Maria delle Grazie, vicario episcopale per la vita consacrata dell’arcidiocesi di Benevento e rettore della basilica Ss.ma Annunziata e Sant’Antonio a Vitulano.
S.E. mons. Sabino Iannuzzi, O.F.M., è nato il 24 agosto 1969 ad Avellino, nell’omonima provincia ed arcidiocesi. Conseguito il diploma di ragioniere-perito commerciale ad Avellino, è stato ammesso come postulante nella provincia dei Frati Minori del Sannio e dell’Irpinia; il 23 settembre 1990 ha iniziato il Noviziato, l’anno successivo ha emesso la Prima Professione religiosa e il 22 ottobre 1994 la Professione solenne. È stato ordinato presbitero il 24 giugno 1995. Nel 2006 ha ottenuto un Master in Gestione, Amministrazione e controllo degli Enti Ecclesiastici all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milanoe successivamente ha frequentato il Corso di Alta formazione per Animatori della Comunicazione e della Cultura della CEI. Nel 2008 ha conseguito la Licenza in Sacra Teologia con specializzazione in Teologia Pastorale.
Ha svolto i seguenti incarichi: Ministro Provinciale della Provincia Minoritica di Santa Maria delle Grazie nel Sannio-Irpinia (2007), poi riconfermato per un secondo mandato; Consigliere Nazionale, Animatore Vocazionale, Segretario ed Economo Nazionale nell’ambito della Conferenza dei Ministri Provinciali dell’Ordine in Italia (COMPI), della quale è stato Presidente (2013-2016), e Presidente dell’Unione dei Frati Minori d’Europa (2015-2017).
Farà il suo ingresso nella nuova diocesi il prossimo 2 giugno, ma ha già ricevuto la consacrazione episcopale lo scorso 14 maggio, e nell’occasione ha presentato il proprio emblema araldico, che è stato così illustrato:
BLASONATURA
«Lo scudo, dalla forma gotica, è così araldicamente descritto: D’azzurro, all’Agnello al naturale con la testa rivoltata, nimbato d’oro, portante un pastorale dello stesso, posto in sbarra, passante su una trangla di verde, sostenuta dalla campagna d’argento, caricata da tre filetti d’azzurro ondati in fascia, accompagnato nel cantone destro del capo dalla stella d’argento di 8 (otto) punte e in quello sinistro dal fiore di nardo dello stesso posto in sbarra; al capo della Religione Francescana che è d’argento, al braccio sinistro di Cristo, di carnagione, uscente dalla nuvola al naturale movente dal fianco destro dello scudo, il segno delle stimmate sulla palma della mano, posto in croce di S. Andrea col braccio destro di S. Francesco, vestito del saio francescano, uscente dalla nuvola al naturale movente dal fianco sinistro dello scudo, il segno delle stimmate sulla palma della mano, entrambe le braccia accollate alla croce del Calvario al naturale.
Il motto: PATRIS CORDE, che è in lettere maiuscole lapidarie romane di nero, è caricato su di un cartiglio svolazzante al naturale, posto in punta.
Lo scudo, accollato ad una croce greca patente d’oro, gemmata d’azzurro è timbrato da un cappello prelatizio (galero) di colore verde, dal quale pendono 12 (dodici) fiocchi, (6 [sei] per lato), dello stesso colore, disposti 1, 2, 3. Gli ornamenti esteriori su descritti, in araldica indicano la dignità vescovile».
(G. QUATTROCIOCCHI)
ESEGESI
Come scriveva Giuseppe Dalla Torre: «L’Araldica è soprattutto, è essenzialmente un linguaggio figurato. Lo stemma esprime l’impresa, ricorda un fatto; per questo diventa un contrassegno; un cognome,
direi illustrato» (Cf. G. Dalla Torre, L’Araldica Ecclesiastica, sett. 1941, pp. 412 – 416).
Nella parte superiore dello stemma di colore argento, simbolo della trasparenza, di verità e giustizia, doti fondamentali che devono corredare quotidianamente lo zelo pastorale del Vescovo, è rappresentato il simbolo della famiglia francescana, in osservanza all’appartenenza di Mons. Sabino
Iannuzzi all’Ordine dei Frati Minori.
Sulla parte inferiore dello scudo di colore azzurro, in ossequio al distacco dalle cose terrene per la piena ascesa verso Dio, troneggia l’Agnello che sorregge il pastorale, per ricordare un compito precipuo del Vescovo, che è quello di vegliare «su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo l’ha costituito custode per essere pastore della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio» (Cf. At 20,28). Nella consapevolezza che essere Pastore significa: «credere ogni giorno nella forza che viene dal Signore, nonostante le debolezze ad assumere fino in fondo la responsabilità di camminare innanzi al gregge… disposti a camminare in mezzo e dietro al gregge: capaci di ascoltare il silenzioso racconto di chi soffre e di sostenere il passo di chi teme di non farcela; attenti sempre a rialzare, a rassicurare e a infondere speranza» (Papa Francesco). Ma l’Agnello ricorda anche le origini di Mons. Iannuzzi: la città di Avellino (nel cui stemma è presente), luogo di nascita ed in cui ha ricevuto l’ordinazione presbiterale.
L’Agnello, infine, sovrasta due elementi tipici della Chiesa di Castellaneta: il verde delle terre affidate (a ricordo anche della terra natia del Vescovo: la verde Irpinia), su cui “camminare insieme” (Pastore e gregge) ed il mare che bagna la Diocesi e ricorda l’invito del Signore a Pietro: «prendi il largo» (Lc 5,4).
Un ministero episcopale, poi, illuminato e circoscritto da due costanti richiami:
- la “stella argentata ad otto punte”, quale simbolo della Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa, “stella del mattino” che indica la retta via da seguire, e delle otto beatitudini, che Maria «ha vissuto come nessun altro» (Gaudete et exultate, 176), in cui si «delinea il volto del Maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita» (Gaudete et exultate, 63);
- il “fiore di nardo” ad indicare San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, e modello per ogni Pastore, da cui trae origine anche la scelta del motto episcopale: Patris corde («Con cuore di Padre»), incipit della Lettera apostolica di Papa Francesco nel 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa Universale: «Con cuore di Padre: così Giuseppe ha amato Gesù»
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. Impostazione classica di un stemma papale Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo Impostazione classica di uno stemma arcivescovile Impostazione classica di uno stemma vescovile Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale Impostazione classica di uno stemma di un parroco Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
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