Lo stemma di monsignor Salvucci

Lo scorso 12 marzo, papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Pesaro presentata da S.E. Mons. Piero Coccia. Contestualmente il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di tale arcidocesi don Sandro Salvucci, del clero dell’arcidiocesi metropolitana di Fermo, parroco dell’Unità Pastorale di Montegranaro.

Don Sandro Salvucci è nato il 3 aprile 1965 a Macerata e fa parte del Movimento dei Focolari. Ha frequentato il Seminario Arcivescovile di Fermo, dove ha conseguito il baccalaureato in teologia, l’Almo Collegio Capranica e la Pontificia Università Gregoriana, dove ha ottenuto la licenza in teologia morale, per essere poi ordinato sacerdote il 25 settembre 1993.

Fra gli incarichi pastorali ricoperti, si segnalano: vicario parrocchiale nella parrocchia di SS. Annunziata a Porto Sant’Elpidio (1994-1999); direttore del Comitato Diocesano per il Diaconato Permanente (1999-2006); Rettore del Seminario Arcivescovile di Fermo (2006-2014). Attualmente è Parroco dell’Unità Pastorale di Montegranaro e Docente di Teologia Morale presso l’Istituto Teologico Marchigiano e l’ISSR di Fermo (dal 1995).

Ha ricevuto la consacrazione episcopale lo scorso 1 maggio a Pesaro, e nell’occasione ha così presentato il suo emblema araldico:

Descrizione araldica:
“Di rosso, alla banda d’argento, caricata di un ramo di palma di verde, accompagnata da tre spighe d’oro nel cantone sinistro del capo e da tre burelle ondate d’argento sormontate da una stella dello stesso, in punta”.

Salvucci
Lo stemma di monsignor Sandro Salvucci: “Di rosso, alla banda d’argento, caricata di un ramo di palma di verde, accompagnata da tre spighe d’oro nel cantone sinistro del capo e da tre burelle ondate d’argento sormontate da una stella dello stesso, in punta” (blasonatura ufficiale)

Il motto:
“MAIOR EST CARITAS” (1Cor 13,13)
Le parole scelte da don Sandro per il proprio motto episcopale sono tratte dal capitolo 13 della Prima Lettera ai Corinzi dell’Apostolo Paolo, conosciuto come Inno alla carità, una delle pagine più note del Nuovo Testamento. Le tre parole latine sono tratte dal versetto 13: “Ora, dunque, rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità”.
Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Arcivescovo Metropolita è tradizionalmente composto da: uno scudo, una croce doppia arcivescovile, un cappello prelatizio (galero), un pallio bianco con crocette nere, un cartiglio inferiore recante il motto.
Lo stemma adotta uno scudo di foggia gotica, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica mentre la croce patriarcale d’oro è “lanceolata” , con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.

Interpretazione:
Il campo dello scudo è in rosso, il colore della Carità, dell’amore e del sangue: l’amore profondo e senza fine del Padre che invia il Figlio a versare il proprio sangue per noi, per la nostra redenzione.
La banda che attraversa diagonalmente lo scudo è in argento, colore simbolo della trasparenza, quindi della Verità e della Giustizia, doti che devono accompagnare quotidianamente lo zelo pastorale del Vescovo.
Sulla banda è posto un ramo di palma, simbolo del martirio; essa vuole ricordare i Santi Martiri Claudio, a cui è intitolata la storica Abbazia di Corridonia, la cittadina marchigiana in cui don Sandro è cresciuto, e Terenzio, patrono di Pesaro, città capoluogo della Diocesi affidata alle cure pastorali del nuovo Arcivescovo.
Le onde in punta allo scudo simboleggiano il mare Adriatico su cui si affaccia la Diocesi pesarese e la stella posta sopra di esse è la Stella Maris, uno dei tanti titoli assegnati a Maria, la nostra Madre Celeste; questa definizione mariana, cara alle genti di mare, è ricordata nelle parole di san Bernardo di Chiaravalle che nel XII secolo scrisse: «Se i venti della tentazione crescono, se sei spinto contro gli scogli delle tribolazioni, guarda alla stella, invoca Maria”.
Le tre spighe, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, rimandano alla terra di origine di don Sandro e alla ricca simbologia biblica legata al seme e alla vita che da esso germoglia.
Inoltre, tre spighe appaiono anche nello stemma di Montegranaro dove negli ultimi anni don Sandro ha vissuto l’esperienza di parroco. Esse sono in oro, il primo tra i metalli nobili, simbolo quindi della prima Virtù, la Fede: infatti è grazie alla Fede che possiamo comprendere il mistero del Sacramento dell’Eucaristia.


Scheda di approfondimento
L’araldica ecclesiastica

L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare.

Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono:

La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone.

Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi.

Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica:
> rosso per i cardinali;
> verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi;
> paonazzo per i monsignori;
> nero per i presbiteri.

Il numero di nappe per lato indica:
> 15 nappe rosse per i cardinali;
> 15 nappe verdi per patriarchi e primati;
> 10 nappe verdi arcivescovi;
> 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati;
> 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità;
> 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate;
> 3 nappe parroco;
> 1 nappa presbitero.

Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale.

La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere:
> semplice cioè ad una traversa per i vescovi
> doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi.

Stemma papale base
Impostazione classica di un stemma papale
Stemma cardinalizio base
Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo
Stemma arcivescovile base
Impostazione classica di uno stemma arcivescovile

Stemma vescovile base
Impostazione classica di uno stemma vescovile

Stemma di vicario base
Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale

Stemma di parroco base
Impostazione classica di uno stemma di un parroco

Stemma di sacerdote base
Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote


Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche.

I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile).
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Disegno Teresa Morettoni: Impostazione classica di stemma arcivescovile, con croce astile doppia, galero e nappe (10) verdi
16 Maggio 2022
Raffaele Coppola

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