Stemma e gonfalone per la Camera di Commercio di Cosenza
Nell’ambito delle celebrazioni per il 120° anniversario della sua fondazione, lo scorso 29 aprile, il prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, ha consegnato formalmente al presidente della Camera di Commercio di Cosenza Klaus Algieri, il Decreto del Presidente della Repubblica del 22 aprile 2021 per la concessione di uno stemma e – con scelta discutibile – di un gonfalone, all’istituzione cosentina.
“D’argento, alla croce greca, potenziata, d’azzurro” il nuovo emblema, caratterizzato da un’altra scelta opinabile, ovvero quella di essere accompagnato in capo da una corona marchionale ed in punta da due rami decussati, l’uno di alloro e l’altro di quercia.
“Oggi, il nostro ente è ritornato in possesso degli emblemi che rappresentano la sua identità storica – ha dichiarato nell’occasione il presidente dell’ente camerale – e con la consegna ufficiale dello Stemma e del Gonfalone apriamo le celebrazioni per il 210/mo anniversario della Camera di Commercio. Con Decreto del 30 luglio 1812, infatti, la Regina Carolina Bonaparte Murat, Reggente del Regno di Napoli, istituiva la Società economica di Calabria Citra, che rappresenta a tutti gli effetti l’inizio della nostra storia come ente al servizio delle imprese“.
“Molto è cambiato in 210 anni – ha aggiunto Algieri – ma possiamo ancora affermare che rimane certamente attuale il nostro ruolo principale: contribuire al benessere del Paese attraverso la promozione e lo sviluppo economico e sociale del nostro territorio. Un ruolo che è per noi motivo di orgoglio, soprattutto perché operiamo in un territorio che è sempre stato maltrattato ma che da solo riesce però a uscire fuori, e lo abbiamo dimostrato più volte come ente, dando indicazioni anche a livello nazionale“.
Oltre agli organi di governo dell’Ente, al prefetto e molti degli ex consiglieri della Camera di commercio, presenti rappresentanti delle istituzioni provinciali e nazionali, come il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, la presidente della Provincia, Rosaria Succurro, il presidente del Tribunale di Cosenza, Maria Luisa Mingrone, l’assessore regionale Gianluca Gallo, in rappresentanza del presidente Roberto Occhiuto, il presidente Anci Calabria, Marcello Manna, la senatrice Fulvia Caligiuri e, in rappresentanza del Cerimoniale di Stato e per le onorificenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Capo Ufficio Vicario, dott. Enrico Passaro, e lo Storico Araldista, dott. Rita Raffaella Russo.
Proprio la dottoressa Russo a margine dell’evento ha giustificato l’adozione della croce greca potenziata, quale emblema assurto a simbolo della Calabria in ricordo dei dodicimila crociati calabresi che secondo la tradizione, guidati da Boemondo I d’Antiochia, combatterono durante la prima crociata, e per questo ripresa – in forme diverse – nelle attuali insegne regionali, e della corona marchionale quale forma di rivendicazione giurisdizionale sul territorio cosentino.
Scheda di approfondimento L’araldica civica italiana L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti. Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica. Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26. Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato. L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici: 1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno … 2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a ciascuno spettante, come di seguito descritta: a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori: b) comune insignito del titolo di città: corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero: c) comune: corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero: 3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica. 4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo. Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali. Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”. I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011. Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 . |
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