Lo stemma di monsignor Morandi
Lo scorso 10 gennaio il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla presentata da S.E. mons. Massimo Camisasca, F.S.C.B.. Contestualmente il papa ha nominato vescovo della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla S.E. mons. Giacomo Morandi, finora arcivescovo titolare di Cerveteri e segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, conferendogli il titolo di arcivescovo ad personam.
S.E. mons. Giacomo Morandi è nato il 24 agosto 1965 a Modena. Ha conseguito la Licenza in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma (1989-1992) e la Licenza e il Dottorato in Teologia dell’Evangelizzazione presso la Pontificia Università Gregoriana (2008). L’11 aprile 1990 è stato ordinato sacerdote. E’ stato Docente di Sacra Scrittura presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia-Guastalla, Modena-Nonantola, Carpi, Parma (1993-2015) e presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Modena-Nonantola (1993-2015).
Il 27 ottobre 2015 è stato nominato Sotto-Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il 18 luglio 2017 è stato nominato arcivescovo titolare di Cerveteri e segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, ricevendo l’ordinazione episcopale il 30 settembre 2017.
Nella nuova sede episcopale monsignor Morandi sarà accompagnato dallo stemma che già sta utilizzando nel suo ministero a Cerveteri, e che così è stato presentato:
Lo stemma dell’Arcivescovo Giacomo Morandi si compone di quattro parti con al centro – in cuore – la croce di San Geminiano patrono principale dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola e con i colori caratteristici – giallo e blu – della città di Modena.
Nel primo riquadro il Libro aperto della Parola di Dio al quale ogni credente attinge per avere luce e forza per camminare secondo la volontà di Dio. Colui che è chiamato ad essere pastore del popolo di Dio è il primo uditore e servo di questa Parola vero e autentico nutrimento del popolo a lui affidato.
A fianco del Libro, un Gufo i cui occhi grandi gli permettono di vedere anche e soprattutto nella notte. È il simbolo di colui che vigilia – del monaco – che nella contemplazione orante della Parola riesce ad intuire la volontà del suo Signore, acquisisce quella sapienza del cuore che non è semplicemente il frutto del suo studio e della sua competenza, ma dono che scaturisce dall’intimità e dall’amicizia con il Signore Gesù Cristo al quale ha consegnato la sua vita. Ogni credente è chiamato a questa intimità che gli dischiude il significato della sua esistenza e lo rende capace anche nella notte della prova, di intravedere le tracce e i segni della presenza del Risorto.
Nel terzo riquadro a sinistra la Stella simbolo della Vergine Maria che ha accolto e meditato nel suo cuore la Parola divenendo Madre. In lei Madre di Cristo, ogni discepolo ha il modello permanente di come ci si pone nei confronti della Parola di Dio: una Parola accolta e meditata che riempie di fecondità e benedizione la vita di ogni battezzato.
Infine, nel quarto riquadro la barca con una rete con sette pesci. È l’immagine della Chiesa inviata ad evangelizzare. I sette pesci esprimono pienezza e universalità. La scena evangelica a cui si allude è quella descritta in Gv 21. I discepoli guidati da Pietro ritornano senza aver preso nulla, il Signore risorto va loro incontro e li invita ad uscire di nuovo a pescare e questa volta la pesca è sovrabbondante. Il racconto ha un’intensa coloritura eucaristica. Il Signore risorto visita la sua Chiesa in ogni Eucaristia celebrata: è da questo incontro che la Chiesa trae la fecondità della sua missione e la certezza che è il Signore a guidare la sua Chiesa che mai rimane orfana e sola.
Il motto dello stemma è parte del colloquio tra il Signore risorto e Simon Pietro dopo la pesca miracolosa. Un Simon Pietro addolorato ma infine redento, dice al suo Signore che Egli conosce tutto, cioè conosce la sua debolezza e fragilità. Attraverso questa esperienza Pietro ha compreso che potrà pascere il popolo di Dio non perché possiede qualità che lo innalzano, ma perché anche lui è stato salvato da quel Signore a cui, in quell’ultima sera, aveva promesso – non senza orgoglio – di donare la vita. Ora Pietro, redento, amato e infine umile, confessa l’amore per il suo Signore, fondamento del suo servizio incondizionato ai fratelli.
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. Impostazione classica di un stemma papale Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo Impostazione classica di uno stemma arcivescovile Impostazione classica di uno stemma vescovile Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale Impostazione classica di uno stemma di un parroco Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
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