Il pregio del blasone araldico nel Libro d’oro delle famiglie nobili e notabili

Riceviamo e pubblichiamo un nuovo contributo di Melinda Miceli, scrittrice, giornalista, critico d’arte, autore di numerose pubblicazioni in svariati campi e destinataria di innumerevoli riconoscimenti (per una sua biografia), che in questo caso condivide in anteprima la postfazione da lei redatta per la nuova edizione del “Libro d’oro delle famiglie nobili e notabili” curato da Enzo Modulo Morosini, in uscita la prossima primavera:


Il Conte Enzo Modulo Morosini ha curato e sigillato ben 5 edizioni del Libro d’oro delle famiglie nobili e notabili, la sesta in pubblicazione a primavera, ed ha ricevuto nel 2021 l’ International art Prize Giotto e Premio nazionale Ippogrifo d’oro di cui sono direttore artistico onorifico” con la seguente motivazione: “Al pregio e al valore storico dell’araldica nobiliare magistralmente espressa e impressa nel Suo testo“. Editore dell’Opera Michele Biallo.

enzo modulo morosini
Enzo Modulo Morosini

Nomen (est) omen“, la celebre locuzione latina di Plauto, ci tramanda che nel nome è il nostro destino e che come un presagio, per gli antenati della città eterna il nome era un topos in cui era inscritta tutta la vita di un uomo, passata, presente e futura. Nome e soprattutto cognome, rivelano al mondo una delle chiavi di lettura più significative sull’individuo. L’attribuzione di un cognome attraverso il quale essere riconosciuti e lo stemma di famiglia rappresentano il dna grafico che ci accompagnerà in quelle mani che nel tempo sfoglieranno il libro che conserva la memoria delle gesta magistrali della classe nobile e notabile. “Verba Volant Scripta Manent” dunque la memoria del casato va ossequiata nel Libro aureo dove i leoni ruggiscono in un silenzio dorato.

Mi pregio di aver curato la postfazione del tanto atteso e rinomato “Libro d’oro delle famiglie nobili e notabili” del Conte Enzo Modulo Morosini, edizione 2022, di seguito riportata:

Fin dai tempi remoti, i capi hanno “rappresentato” la propria regalità vestendo i panni del rivale sconfitto, fosse esso umano o animale selvaggio. La “fisicità” di tali ornamenti, raffinandosi i costumi, non poteva che esigere una traslazione di tipo simbolico, idonea alla vita di corte. Il Medioevo vide fiorire l’amor cortese e lo studio dell’antichità cristianizzata; quindi, tutto il bagaglio di simboli e figure mitologiche zoomorfe, eccetto quelle legate agli aspetti demoniaci, divenne portatrice di Valori positivi, anche se poco “pacifici” per la sensibilità cristiana attuale. La maggioranza degli studiosi ritiene che l’araldica sia apparsa nel XII secolo con la nascita dei tornei, utilizzata dai membri dell’aristocrazia e del clero. Tuttavia è stata avanzata l’ipotesi che essa sia nata durante le Crociate, quando i cavalieri cristiani dai Templari all’ordine di Malta, avrebbero imitato l’usanza islamica di distinguersi per mezzo di emblemi, colori e disegni simbolici applicati sugli abiti, sulle bardature dei cavalli, sugli scudi e sugli stendardi, al fine di riconoscere alleati e avversari. Attribuire al proprio casato queste caratteristiche, significava sia creare un continuum con la storia degli antenati sia prospettare un futuro glorioso ai discendenti. Iniziarono dunque a volare ippogrifi, a vedersi leoni rampanti, ad apparire aquile bicefale per poi posarsi su stemmi mirabilmente ricamati da dame e monache. Naturalmente i colori erano intensi per essere visti in battaglia, con rifiniture in oro o argento; spesso si assomigliavano se le famiglie avevano legami parentali, ma variava il numero e la disposizione delle figure.


Attestato dell’International art Prize Giotto

L’ “arte del blasone”, è una vera e propria scienza che interpreta gli stemmi e li analizza attraverso le fonti per descrivere e catalogare elementi grafici utilizzati, nel loro insieme e per identificare in modo certo una persona, una famiglia, un gruppo o un’istituzione. È nello stemma che sono contenute tutte le informazioni primarie conformi al blasone dello stemma stesso. Attraverso l’interpretazione simbolica delle figure e dei colori che compongono lo stemma, quest’eletta disciplina, invia all’araldo gli strumenti per ricostruire la storia del suo possessore: i suoi domini, le sue conquiste, le sue alleanze matrimoniali, le dignità acquisite. Per il supporto che fornisce alla storia, all’archeologia e all’arte, alla sigillografia, alla numismatica, alla genealogia, ma anche alla codicologia, alla bibliografia, l’araldica è considerata scienza ausiliaria della storia. Da tale contesto altamente culturale in cui sono racchiuse le origini dei capostipiti e degli antenati, si comprende come l’identificazione di uno stemma stabilisce anche la datazione, la provenienza geografica di un reperto o di un codice, la proprietà di un immobile, la committenza di un’opera d’arte.

La storia degli Stemmi è affascinante, anche perché ci rivela attraverso gli Scudi Personali riletti in chiave ermetica ed alchemica i simboli araldici di alcuni Casati che sottendono molteplici significati nascosti. Spesso il “Cabalista Ermetico” era un “Cavaliere” che argomentava una lingua incomprensibile ai più, trasportando le sue conoscenze alchemiche su di un Cavallo, un nobile destriero mercuriale equiparabile a Pegaso, ma anche a un Ippocampo, cioè un Cavallo marino. Il Cavallo Marino ha la particolarità di essere una Creatura Androgina, come il Rebis Alchemico. L’ Ippocampo rappresenta in alchimia la materia prima nello stato di trasmutazione e dunque l’inizio della creazione della Pietra Filosofale. L’araldica è tutt’oggi a torto considerata arte esoterica e sconosciuta al volgo per l’utilizzo degli stemmi di atavica appartenenza alla nobiltà. Tuttavia gli stemmi non sono esclusiva prerogativa di una certa classe sociale in quanto qualunque individuo, gruppo o famiglia ha avuto sempre, e ovunque, la libertà di adottare “un’ arme a sua scelta e di farne l’uso privato che preferisse, alla condizione di non usurpare o arrogarsi stemmi di altrui persona. Tuttavia la nobiltà, il patriziato, i ceti più alti dei magistrati e dei mercanti, sono le classi e le categorie sociali nell’ambito delle quali l’utilizzo degli stemmi è considerato il biglietto da visita dei nostri giorni.

Miceli Melinda
Melinda Miceli

L’araldica e la genealogia della quale essa diventa anche l’efficace espressione visiva, sono la chiave di lettura del passato, personale, familiare e collettivo. Il presente è solidamente ancorato al passato e comprensibile solo attraverso la sua conoscenza. Non esiste nulla che non abbia un passato, un’ origine, specie la storia del feudalesimo che ha visto fiorire le nostre civiltà e che i non profani ancora oggi rimpiangono. Genealogia ed araldica sono storici possessi universali a vantaggio ed arricchimento della comprensione semiotica del mondo antico e moderno. Le preziose testimonianze del passato meritano senz’altro una disanima accurata e amorevole, che sappia raccontare tempi così lontani da perdersi tra i merli e le feritoie dei castelli e a parer mio trovano il miglior sistema di essere immortalate attraverso il “Libro d’oro delle famiglie nobili e notabili” del Conte Enzo Modulo Morosini che contiene con infinito amore e dovizia di dettagli la vera Sapienza dell’Araldica. Il Conte Enzo Modulo Morosini, Storico di Venezia e Studioso di Araldica, il cui Casato dei Morosini è iscritto nel “Libro dei Titolati Italiani” come Patrizi Veneti e Conti, è Araldo di numerose associazioni, Rettore della Commissione Araldica dello OMRCC (Ordine Militare Religioso dei Cavalieri di Cristo), Responsabile della Consulta Araldica Nobiliare Cavalleresca Internazionale di Milano oltre che Consulente Storico – Genealogico per la ammissione ad Aristocrazia Europea. Ha pubblicato 32 “Quaderni” di carattere storico – araldico-cavalleresco tra cui un “Manuale di Araldica” ed “Essere Cavalieri Oggi” (esauriti) arrivati entrambi alla ottava edizione.

Per tutto questo background curriculare a cui aggiungo l’unico e pregiatissimo Archivio Corder Modulo Morosini di Venezia da lui detenuto e curato, l’affidare il proprio cognome all’autorevolezza internazionale del Conte Morosini è garanzia di continuità del prestigio e della successione della propria dinastia con il proprio lustro aristocratico stratificato nei secoli, anche per le famiglie notabili a volte collocate fra ceto civile e nobiltà, definite di “distinta civiltà”.

Dott.ssa Melinda Miceli Critico Enciclopedia d’arte italiana.

Direttore artistico onorifico di Sarno città festival. Ippogrifo d’oro, Certamen Internazionale sulle Cattedrali, International art Prize Giotto, Luz Cultural, Arts direct, Corriere Nazionale, Informa Sicilia, Artes TV Web.

Scrittrice, Poetessa, romanziera e giornalista internazionale.


Ambasciatrice onoraria internazionale di Ediciones Matrioska.

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La copertina del Libro d’Oro delle Famiglie Nobili e Notabili, curato da Enzo Modulo Morosini
24 Febbraio 2022
Redazione

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