Lo stemma di monsignor Renna
Lo scorso 8 gennaio il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catania presentata da S.E. Mons. Salvatore Gristina e contestualmente ha nominato Arcivescovo Metropolita di Catania S.E. Mons. Luigi Renna, trasferendolo dalla Sede vescovile di Cerignola-Ascoli Satriano.
S.E. Mons. Luigi Renna è nato il 23 gennaio 1966 a Corato, provincia di Bari ed Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie. È stato ordinato sacerdote il 7 settembre 1991, e gli sono stati affidati numerosi incarichi, fra cui quello di Rettore del Pontificio Seminario Regionale Pugliese Pio XI di Molfetta. Il 1° ottobre 2015 è stato nominato Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 2 gennaio 2016.
Nell’occasione ha presentato anche il suo stemma che ora lo accompagnerà nel suo nuovo incarico di Catania, stemma che ha presentato con le seguenti parole:
“Lo stemma ha una simbologia che vuole essere un programma di vita e di servizio da condividere con tutto il popolo di Dio. Lo sfondo dello scudo è argenteo, ed è simbolo della trasparenza nell’agire. Nella parte inferiore c’è una corona di spine: è il ricordo della reliquia della Sacra Spina conservata nella Cattedrale di Andria e di cui quest’anno si celebra il giubileo, unitamente a quello universale della Misericordia. Ogni volta che il 25 marzo, solennità dell’ Annunciazione, coincide con il Venerdì Santo, la Sacra Spina manifesta un prodigio; dell’ultimo, nel 2005, sono stato testimone. E’ stato un richiamo alla centralità del mistero della Pasqua nella mia vita e a condividere le “spine” che oggi fanno soffrire tanti fratelli. Dalla corona di spine si leva un ramo che fiorisce in un melograno, frutto che richiama la carità e, per la modalità compatta con cui sono disposti i chicchi al suo interno, la comunione ecclesiale che sono chiamato a servire. La banda trasversale con tre stelle è una “memoria di Maria”, madre di Cristo e della Chiesa. Le tre stelle sono un ricordo della sua Verginità, e quindi dell’opera di Dio in lei: “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37). Maria mi è stata accanto coi vari titoli con i quali viene venerata nei luoghi della mia vita e del mio ministero sacerdotale: “del Sabato” a Minervino, “del Carmelo” nel Seminario di Andria, “Regina Apuliae” nel Seminario Regionale di Molfetta, ed ora, nella diocesi di Cerignola, “di Ripalta” e “della Misericordia”. Il motto “Edificare nella carità” è una citazione della Lettera di San paolo agli Efesini 4,16: è frutto della Parola del giorno (21 settembre) in cui ho avuto notizia della mia nomina (II lettura dell’Ufficio nella festa di San Matteo). Da quel giorno è divenuta “lampada ai miei passi”. Anzi, Ai nostri“.
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. Impostazione classica di un stemma papale Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo Impostazione classica di uno stemma arcivescovile Impostazione classica di uno stemma vescovile Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale Impostazione classica di uno stemma di un parroco Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
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