Nuovo registro araldico digitale per i Grigioni
Il Cantone dei Grigioni, uno dei 26 cantoni che compongono la Svizzera, ed uno dei due in cui l’italiano è lingua ufficiale, ha comunicato di aver istituito un nuovo “registro araldico digitale” per i Grigioni.
L’iniziativa interessa esclusivamente gli stemmi civici del Cantone, e dunque tutti i Comuni e lo stesso Cantone dei Grigioni, entità territoriali che sono dotate di uno stemma quale segno della propria identità. Nel registro araldico cantonale sono elencati tutti questi stemmi.
Storicamente la regolamentazione degli stemmi civici nel Grigioni è iniziata nel 1932, quando venne definito l’odierno stemma cantonale, mentre gli stemmi dei comuni sono stati censiti e “regolarizzati” per la prima volta solo nel 1953 con l’edizione dell’armoriale del Cantone dei Grigioni, aggiornato poi nel 1982. Da allora il panorama araldico nel Cantone ha registrato notevoli cambiamenti. I circoli (assimilabili agli enti provinciali italiani), che all’epoca avevano anch’essi uno stemma, sono stati aboliti con effetto al 1° gennaio 2016; di conseguenza i loro stemmi hanno perso il loro significato originario. Inoltre per via delle numerose aggregazioni il numero dei comuni ha registrato un continuo calo, arrivando oggi a contare 101 entità amministrative locali di tal genere.
Dopo un’aggregazione, numerosi comuni continuano a recare lo stemma del comune più grande (ad es. Coira, Scuol), mentre altri hanno adottato lo stemma del relativo circolo (Bregaglia, Safiental) e altri ancora hanno creato uno stemma nuovo che ha dovuto essere approvato dal Governo. La Commissione araldica cantonale ha così definito una procedura da rispettare per l’approvazione nonché le regole araldiche di rilievo per la creazione di nuovi stemmi, che sono descritte in due promemoria dell’Archivio di Stato dei Grigioni.
Attualmente, dopo l’aggregazione gli stemmi degli ex comuni perdono la loro importanza giuridica, ma possono continuare a essere utilizzati nelle relative frazioni del rispettivo comune.
Nel 2020 la Cancelleria dello Stato dei Grigioni ha dunque deciso di documentare i cambiamenti verificatisi dal 1982 per quanto concerne gli stemmi. Invece di pubblicare una nuova edizione dell’armoriale, è stato deciso di creare un nuovo registro araldico digitale insieme alla Commissione araldica cantonale che può essere aggiornato su base continua, e che ha ora visto la luce.
Il registro contiene una descrizione di ogni stemma approvata dal Governo e vincolante sotto il profilo giuridico, ovvero la cosiddetta “blasonatura” nonché i relativi colori rilevanti per la produzione di bandiere e stendardi. Inoltre le rappresentazioni grafiche degli stemmi possono essere scaricate in cinque formati digitali. Tutti gli stemmi comunali sono stati disegnati con il metodo vettografico applicando uno standard araldico grigionese definito in maniera precisa. Lo standard araldico stabilisce tra l’altro i valori cromatici precisi, la forma dello scudo e lo spessore delle linee.
Per consultare il registro araldico comunale dei Grigioni
Scheda di approfondimento L’araldica civica italiana L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti. Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica. Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26. Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato. L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici: 1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno … 2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a ciascuno spettante, come di seguito descritta: a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori: b) comune insignito del titolo di città: corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero: c) comune: corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero: 3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica. 4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo. Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali. Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”. I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011. Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 . |
Articoli correlati: 1512-1797: I Grigioni e la Valtellina