Stemma di Parma tra passato e futuro
Lo scorso 24 novembre, con una conferenza stampa, il Comune di Parma ha annunciato una nuova veste grafica per lo stemma municipale; una veste grafica che nel rispetto del Decreto di Concessione del Capo del Governo del 22 aprile 1939 ha mantenuto inalterati i suoi elementi costitutivi essenziali – ci tengono a precisare dall’Amministrazione Comunale -.
“Infatti – ci ha spiegato il Presidente del Consiglio Comunale di Parma, Alessandro Tassi Carboni, di professione architetto, che ha seguito tutta la procedura, e che ha accettato la nostra richiesta di fornirci maggiori dettagli – a motivare l’iniziativa non è stata la necessità di modificare lo stemma, ma di regolamentarne la rappresentazione grafica nell’ambito della comunicazione istituzionale“.
Per ragioni storiche l’araldica – a differenza dei moderni loghi commerciali – è soggetta alla cosiddetta “soggettività araldica”, quindi uno stemma può essere disegnato di volta in volta con stile differente e con tonalità di colori diverse, purché mantenga inalterati i suoi elementi costitutivi essenziali; dunque “fra le tanti variabili possibili – continua Tassi Carboni – noi ne abbiamo semplicemente realizzata una nuova, in stile contemporaneo“.
Un’operazione – ci è stato spiegato – necessaria per poter utilizzare nell’ambito della comunicazione odierna, che ha le sue esigenze, un elemento frutto di una tradizione plurisecolare, come già fatto da altre città come Milano.
L’aggiornamento grafico – fanno sapere da Parma – è stato deciso soprattutto per ragioni tecnologiche, legate ai sempre più frequenti utilizzi digitali dello Stemma: la nuova veste grafica risponde ad esigenze di riproducibilità, unicità ed uniformità, una versione moderna dello stemma già in essere, che affianchi e non sostituisca le possibili altre rappresentazioni, e che sia destinata a dare uniformità grafica alla comunicazione istituzionale dell’ente, e per questo accompagnata da un “disciplinare d’uso”.
Resta dunque lo scudo crociato, sormontato da una corona ducale, con foglie di alloro ai lati e la scritta “Hostis turbetur quia parmam virgo tuetur” (Tremi il nemico, perché Parma è sotto la protezione della Vergine – il motto fa riferimento alla sconfitta patita da Federico II di Svevia nel 1248 , da parte dei parmigiani).
In occasione della presentazione alla stampa Federico Pizzarotti – Sindaco di Parma – ha spiegato “Il nuovo stemma rappresenta i cambiamenti e gli ammodernamenti che hanno interessato la città negli ultimi anni”.
Luca Bugatti, della ditta Dilemmi Srl, che si è occupata del progetto di restyling dello Stemma, dopo aver condotto uno studio specifico, e che nell’occasione ha sottolineato: “Il restyling dello Stemma del Comune di Parma sia il frutto di un lavoro complesso. Abbiamo mantenuto l’identità dello stemma e della città in tutti i suoi elementi. Da un punto di vista iconografico non mancano i riferimenti alla storia, da un punto di vista iconografico, ci sono riferimenti a Bodoni nell’uso del font principale. Da un punto di vista cromatico i colori utilizzati sono Giallo Parma e Blu Parma. La nuova veste dello Stemma del Comune è estremamente funzionale agli usi odierni e crea un ponte tra lo Stemma Araldico ed il Brand che contrassegna il Comune stesso”.
Non si è invece intervenuti su diversi aspetti strettamente araldici, ovvero il tipo di croce presente nello stemma, il tipo di fronde che accompagnano lo scudo, il colore del cartiglio del motto, e la corona dell’insegna, conservando le soluzioni già in uso.
Nel dettaglio il Decreto del 1939 indica per Parma una croce “normale”, come quella di Modena, mentre per inveterata tradizione, la croce dello stemma di Parma è caratterizzata dall’essere “patente sulle punte” (si tratta probabilmente di una mancanza da parte dell’allora operante Consulta Araldica), caratteristica presente comunque nello stemma in uso sino ad oggi, e trasmessa anche alla stilizzazione ora presentata. Similmente lo stemma cittadino in uso risulta accompagnato da due rami di alloro legati in punta, diversamente da quanto previsto per tutti gli enti comunali (ma non richiamato dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 gennaio 2011, che ha riordinato la materia), i cui stemmi si vorrebbero accompagnati da un ramo di alloro e da uno di quercia legati in punta; altra disposizione tecnica non rispettata è quella del colore del cartiglio, che dovrebbe essere dello stesso colore del campo dello stemma, ma che invece appare d’argento. Ad ogni modo tali presunte irregolarità sono rimaste anche nella nuova versione dell’emblema cittadino, che ha conservato pure un’altra peculiarità dello stemma parmense, ovvero la corona ducale in luogo della corona di “semplice” città, anomalia che ha un chiaro fondamento storico, ma che non pare essere stata regolarizzata da alcuna specifica concessione/riconoscimento.
Per scaricare il “Manuale d’uso“
Ulteriori informazioni sullo stemma del Comune di Parma
Scheda di approfondimento L’araldica civica italiana L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti. Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica. Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26. Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato. L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici: 1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno … 2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a ciascuno spettante, come di seguito descritta: a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori: b) comune insignito del titolo di città: corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero: c) comune: corona formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero: 3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica. 4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo. Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali. Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”. I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011. Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 . |
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