Lo stemma di monsignor Nostro
Lo scorso 12 agosto papa Francesco ha nominato vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea don Attilio Nostro.
Don Nostro è nato il 6 agosto 1966 a Palmi, provincia di Reggio Calabria. Entrato nel Pontificio Seminario Romano Maggiore è stato ordinato sacerdote il 2 maggio 1993 per la Diocesi di Roma.
L’ordinazione episcopale è avvenuta il 25 settembre nella Basilica Cattedrale di San Giovanni in Laterano. L’ingresso in diocesi è avvenuto il 2 ottobre.
Per il suo ministero episcopale ha scelto uno stemma inquartato, che all’atto della presentazione è stato accompagnato dalla seguente spiegazione:
“Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da:
– uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altre particolarità;
– una croce astile, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
– un cappello prelatizio (galero), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3), il tutto di colore verde;
– un cartiglio inferiore recante il motto.
In questo caso è stato adottato uno scudo di foggia gotica, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica mentre la croce astile d’oro è “trifogliata”, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.
Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo del Vescovo Nostro “Inquartato d’azzurro e d’oro: nel 1° alla rosa dell’ultimo; nel 2° a tre burelle ondate del primo, sostenenti una nave rivoltata al naturale da cui scende una rete da pesca di nero; nel 3° al ramo di fiori di nardo al naturale posto in banda; nel 4° al palmizio del secondo”
Il motto:
“PAUPER LUCERNA CAELESTIA QUAERENS”
Il motto scelto del Vescovo Attilio Nostro si ispira a un componimento poetico del venerabile sacerdote, prossimo beato, Francesco Mottola. In tale componimento il sacerdote si paragona ad una povera lampada che arde del desiderio e nella ricerca del cielo. Il motto prende in considerazione due espressioni all’inizio e alla fine della poesia che mirabilmente sintetizzano il tema del componimento stesso:
« Io sono
una povera lampada ch’arde…».
«…Arde ancora la fiamma e,
finché il povero vaso di coccio
non andrà in frantumi,
arderà – cercando i cieli».
Interpretazione
L’oro della seconda e terza “campitura” dello scudo, è il primo tra i metalli nobili, simbolo quindi della prima delle Virtù: la Fede; infatti è questa Virtù che ci permette di credere realmente al progetto di salvezza di Dio Padre, mentre l’azzurro della prima e della quarta è il simbolo della incorruttibilità dei cieli, rappresenta il distacco dalle cose terrene e, quindi, la tensione dell’anima verso l’Eccelso, verso Dio.L’oro della seconda e terza “campitura” dello scudo, è il primo tra i metalli nobili, simbolo quindi della prima delle Virtù: la Fede; infatti è questa Virtù che ci permette di credere realmente al progetto di salvezza di Dio Padre, mentre l’azzurro della prima e della quarta è il simbolo della incorruttibilità dei cieli, rappresenta il distacco dalle cose terrene e, quindi, la tensione dell’anima verso l’Eccelso, verso Dio.
La rosa, qui stilizzata secondo le fattezze araldiche, rappresenta Maria, la Rosa Mystica delle Litanie Lauretane.
La barca, da sempre simbolo della Chiesa, la barca di Pietro, rimanda qui alla vicenda evangelica della “pesca miracolosa” secondo Giovanni, laddove l’Evangelista narra di come gli Apostoli dopo una pesca infruttuosa, ebbero da Gesù il consiglio di non desistere: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete” (Gv 21,6).
In questa citazione sta la spiegazione di come viene qui rappresentata la barca.
In araldica, animali, carri, carrozze e navi vengono sempre rappresentati volti verso destra (che è la sinistra rispetto a chi guarda); questo perché la destra è la direzione dei prodi, dei vincitori, di chi o cosa si dirige in avanti verso la meta, verso lo scopo del viaggio intrapreso. Se questi simboli vengono posti in senso inverso, verso il retro, il significato è di sconfitta e di ritirata per quanto riguarda i guerrieri o di incapacità di raggiungere il traguardo da parte di animali o altri simboli.
Se però esiste una motivazione precisa per tale modalità di rappresentazione, il concetto negativo decade; un esempio è il simbolo della colomba della pace che viene, correttamente, disegnata nell’atto di volare verso sinistra, all’indietro: infatti, secondo il versetto biblico, alla seconda uscita la colomba rientrò sull’arca con un ramoscello d’ulivo nel becco (Gen 8,11). Anche nel nostro caso, la motivazione della barca rappresentata con la prua all’indietro ha una motivazione specifica e del tutto legittima che sta nel dettaglio delle parole di Gesù che incita a gettare le reti “dalla parte destra” della barca ed ecco perché la barca, per mostrare il lato destro, viene giustamente rappresentata in tal modo.
Il ramo di fiori nardo, è il simbolo di San Giuseppe che viene sempre ritratto, nell’iconografia, con tali fiori, a volte gigli per la somiglianza; chiaro omaggio al Santo a cui è dedicato quest’anno, l’anno in cui don Attilio viene rivestito della dignità episcopale.
La palma costituisce omaggio alla città di Palmi, luogo di origine del Vescovo”.
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. Impostazione classica di un stemma papale Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo Impostazione classica di uno stemma arcivescovile Impostazione classica di uno stemma vescovile Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale Impostazione classica di uno stemma di un parroco Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
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