Torna la bufala della bandiera inglese affittata dai genovesi
Complici i ripetuti confronti sportivi che quest’estate stanno coinvolgendo Italia e Inghilterra (anche se in realtà si tratterebbe della Gran Bretagna), ha ripreso a circolare la fake news secondo cui la bandiera utilizzata dall’Inghilterra (bianca alla croce diminuita di rosso, nota anche come bandiera di S. Giorgio) in realtà sarebbe la bandiera di Genova (effettivamente identica) che gli inglesi avrebbero chiesto in affitto alla Repubblica di Genova nel lontano 1190, quando i vascelli della Superba dominavano il mare più importante dell’epoca, ovvero il Mediterraneo, tanto da indurre l’ancora marginale Inghilterra a chiederne la protezione affittandone il vessillo da issare sulle sue navi, un affitto il cui canone però non sarebbe più versato – ingiustificatamente – dal 1771.
Storia suggestiva ma priva di riscontri documentali, come già a più riprese rilevato in passato.
Ad alimentare la diceria la stessa Gran Bretagna che con una comunicazione pubblica del 1992 ha avvalorato la storia; ora a dare nuovo impulso alla bufala anche un quotidiano autorevole e prestigioso come La Stampa (qui e qui), tanto da indurre ad un intervento pubblico un ente abitualmente ben documentato su questioni di questo genere, come il Laboratorio di Storia marittima e navale – Università di Genova che in un post su Facebook ha puntualizzato:
“Oggi – 23 aprile NDR – è la festa della bandiera di Genova. È necessaria una precisazione su un luogo comune molto diffuso. Nel 1190 Genova ha concesso l’utilizzo della sua bandiera alle navi inglesi in cambio di un tributo annuale? La fonte di questa affermazione è il dépliant di presentazione allo stand britannico delle Expo di Genova del 1992, in cui è anche precisato che il tributo annuale veniva pagato dal monarca inglese al Doge di Genova; lo scopo era godere della protezione della flotta genovese nel Mediterraneo, in un momento in cui Genova era una grande potenza navale, mentre l’Inghilterra doveva ancora diventarlo. Una prima osservazione: la carica dogale a Genova nel 1190 non esisteva, è stata istituita circa un secolo e mezzo dopo. Quindi già qualcosa non torna in questa affermazione. Procedendo a ritroso, nella ricerca di fonti (ed è quello che deve fare uno storico quando verifica un’affermazione), si ritrova l’affermazione dell’utilizzo della bandiera, senza però che sia citato il tributo, nel “Compendio delle Storia dei Genova” dell’Accinelli, scritto a metà Settecento. L’Accinelli a sua volta usa come fonte gli Annali cinquecenteschi del Giustiniani. Non esistono altre fonti, non esiste alcun riscontro archivistico che possa dimostrare la veridicità dell’affermazione, ossia nessun documento di età medievale o di età moderna (per età moderna si intendono i secoli XVI, XVII e XVIII) che attesti la concessione in privilegio della bandiera e il connesso tributo. Penultima considerazione. Gli Annali del Giustiniani, pubblicati nel 1537, avevano lo scopo dichiarato (dall’autore) di “instruire il populo nostro ad essere amatore della Repubblica”. Lo strumento per istruire il popolo ad amare il proprio stato è magnificarne la storia, raccontarla unicamente come una storia di gloria e grandezza, con toni retorici ed inserendo episodi mitici. Da ciò si può dedurre quale sia il loro valore come fonte di una storia di Genova scritta con questo scopo. Ultimo elemento: il vessillo che poi sarà di San Giorgio (croce rossa su sfondo bianco), in quel momento ancora definito “di San Pietro”, è rappresentato già nell’arazzo di Bayeux, in relazione alla campagna di Guglielmo il Conquistatore, 1066, conclusasi con la battaglia di Hastings. Guglielmo di Poitiers nella sua cronaca riferisce come fosse stato concessa dal Papa al futuro re d’Inghilterra. Quindi era utilizzato da colui che da lì a poco sarebbe diventato re d’Inghilterra, nella sua impresa di conquista del regno oltre un secolo prima del 1190 (per il passo della cronaca di Guglielmo di Poitiers e il particolare dell’Arazzo di Bayeux rimandiamo a L. Provero, “Dalla guerra alla pace”, Firenze University Press 2020, p. 50, consultabile qui: https://media.fupress.com/files/pdf/24/4703/15587). Per dimostrare la connessione sulla base del privilegio di utilizzo-protezione tra la bandiera inglese e quella genovese servono ben altre fonti, che allo stato attuale mancano. Ci sono altri motivi per andar fieri della nostra bandiera, ad esempio il fatto che sia stato il vessillo della maggior potenza navale europea tra Duecento e Trecento, e della capitale della finanza mondiale tra Cinquecento e Seicento. Il post, dopo la stesura iniziale, è stato aggiornato con le evidenze emerse da nuove ricerche sulle fonti, e continuerà ad essere aggiornato [Antonio Musarra e Emiliano Beri]“.
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