Lo stemma di monsignor Francesco Oliva

Lo scorso 1 luglio il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, presentata da S.E. monsignor Luigi Renzo e contestualmente ha nominato Amministratore Apostolico della medesima sede S.E. monsignor Francesco Oliva, Vescovo di Locri-Gerace.

Monsignor Oliva è nato a  Papasidero, in provincia di Cosenza, nel 1951, ordinato sacerdote nel 1976, è divenuto vescovo della diocesi di Locri-Gerace nel 2014.

Nel suo nuovo incarico di Amministratore Apostolico della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea continuerà a far uso dello stemma che già utilizza nella diocesi di Locri-Gerace nel 2014, che così viene illustrato sul sito della medesima diocesi:

Lo Stemma, nella semplicità ed essenzialità dei simboli, richiama la realtà della terra di origine di don Francesco Oliva, sacerdote della diocesi di Cassano all’Jonio, eletto vescovo di Locri – Gerace: la Calabria, che, con le sue attese di pace e riconciliazione, è chiamata ad essere terra di accoglienza e di speranza. Il mare Jonio unisce idealmente la Chiesa di appartenenza (Cassano all’Jonio) con quella di destinazione (Locri-Gerace).

Nel primo riquadro è rappresentato l’olivo verdeggiante, che, per i Greci, che hanno abitato la Magna Graecia, era pianta sacra, usata per fare le corone destinate agli atleti vincitori alle olimpiadi. Non si trattava ancora dell’olivo coltivato, ma del suo progenitore selvatico, l’oleastro, che, secondo il mito, dalla dea Atena fu trasformato da pianta selvatica in pianta coltivata, divenendo sacra alla dea. Per i Romani l’olivo era simbolo insigne per uomini illustri, mentre per gli Ebrei era simbolo della giustizia e della sapienza. Nella Bibbia appare frequentemente sin dal diluvio universale, quando una colomba portò a Noè un ramoscello d’olivo, per annunciargli che la terra ed il cielo si erano riconciliati. Da quel momento appare quale simbolo della rigenerazione, perché, dopo la distruzione operata dal diluvio, la terra tornava a fiorire, ma anche simbolo di pace, che attestava la fine del castigo e la riconciliazione di Dio con gli uomini. La simbologia dell’olivo ricorre anche nei Vangeli: nell’episodio dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme prima della sua passione, quando fu accolto dalla folla che agitava ramoscelli d’olivo; nell’orto degli ulivi, ove Gesù trascorse le ultime ore della sua passione. In contesto liturgico dall’olio d’oliva è ricavato il crisma per il rito del Battesimo, della cresima e dell’ordine sacro, e l’olio degli infermi.
L’ulivo, che non teme la siccità, è richiamato simbolicamente dal salmo 52, 10, da cui è tratto il moto “Speravi in misericordia Dei” “Confido nella fedeltà di Dio” . Il Salmista si identifica con questa pianta, che verdeggia nella casa di Dio, divenendo immagine della Chiesa, edificio santo e spirituale, fondato sulla roccia di salvezza che è Cristo. In Dio egli ripone la sua fiducia, affidandosi non tanto all’onnipotenza e alla magnificenza del Suo amore, quanto “alla sua fedeltà”. Abbandonarsi alla fedeltà dell’amore di Dio non per un giorno, ma “ora e per sempre”, è lasciarsi afferrare da Lui in un vortice di tenerezza che avvolge l’umana esistenza.

Nel secondo riquadro, il mare col barcone richiama il “mare nostrum”, itinerario di speranza per tanti profughi che lasciano il loro paese in cerca di terre più ospitali. E’ il mare che troppo spesso si tinge del sangue di tanti uomini, donne e bambini, che su barconi di fortuna cercano altri lidi, lasciando alle loro spalle realtà di miseria e di insuperabili povertà. Si rinnova drammaticamente l’immagine del mare cui è legata la vita e la morte. Il mare (jam in ebraico), le “grandi acque” (in ebraico majjîmrabbîm) o il “diluvio” (in ebraico mabbûl) sono nella Bibbia simbolo del caos, della morte, del nulla e del male. Il libro di Giobbe, richiamando il misterioso ordine che regge il creato, sottolinea il contrasto terra-mare: Dio si erge a bloccare l’infuriare del mare, imprigionando “l’arroganza delle onde”. Disse al mare: “Fin qui giungerai e non oltre, e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde” (Gb 38,11). Su tutto il caos e il male, incarnato dal mare, si stende la Parola creatrice e provvidente di Dio e quella del Cristo, suo Figlio, del racconto della tempesta sedata (Mc 4,35-41; 6,45-52; Gv 6,16-21). Il mare rende le spiagge di Calabria luogo di incontro e di accoglienza, una nuova sfida per la fede del cristiano e la sua capacità di ospitalità. Su questa sfida si giocano quegli orizzonti nuovi della creazione redenta: “Vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più” (Ap 21,1).

La stella è Maria, madre del Signore, tanto venerata dalle popolazioni della Locride e dell’intera Calabria, la madre accogliente che generazioni di fedeli hanno pregato e pregano con fiducia ogni giorno, che annuncia il sorgere di Cristo, “stella mattutina che, passata la notte dei tempi, promette ed estende sui Santi l’eterna luce della vita” (San Beda)” (fonte sito della diocesi di Locri-Gerace).


Scheda di approfondimento
L’araldica ecclesiastica

L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare.

Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono:

La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone.

Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi.

Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica:
> rosso per i cardinali;
> verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi;
> paonazzo per i monsignori;
> nero per i presbiteri.

Il numero di nappe per lato indica:
> 15 nappe rosse per i cardinali;
> 15 nappe verdi per patriarchi e primati;
> 10 nappe verdi arcivescovi;
> 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati;
> 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità;
> 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate;
> 3 nappe parroco;
> 1 nappa presbitero.

Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale.

La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere:
> semplice cioè ad una traversa per i vescovi
> doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi.

Stemma papale base
Impostazione classica di un stemma papale
Stemma cardinalizio base
Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo
Stemma arcivescovile base
Impostazione classica di uno stemma arcivescovile

Stemma vescovile base
Impostazione classica di uno stemma vescovile

Stemma di vicario base
Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale

Stemma di parroco base
Impostazione classica di uno stemma di un parroco

Stemma di sacerdote base
Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote


Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche.

I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile).
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Stemma Oliva
Stemma di Monsignor Francesco Oliva: “artito d’oro e d’azzurro: nel 1º a tre rametti d’olivo, fruttati di nove pezzi di verde, posti due in decusse, il terzo centrale in palo; nel 2º alla barca al naturale, fluttuante su quattro burelle ondate d’argento, sormontata da una stella dello stesso” (blasonatura ufficiale)
3 Agosto 2021
Redazione

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