Lo stemma di monsignor Giovanni Roncari
Lo scorso mese di giugno il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Grosseto, presentata da Sua Eccellenza Reverendissima monsignor Rodolfo Cetoloni, OFM; a succedergli è monsignor Giovanni Roncari, vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello, unendo così in persona Episcopi le Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello e Grosseto.
Monsignor Roncari è nato il 19 agosto 1949 a Verona ed ha emesso la professione solenne nella Provincia Cappuccina della Toscana il 20 agosto del 1972; il 22 marzo 1975 è stato quindi ordinato sacerdote a Viterbo. Eletto Vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello il 1° ottobre 2015, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 21 novembre successivo.
Con l’ordinazione episcopale del 2015 ha assunto lo stemma che lo accompagnerà ora anche nell’incarico a Grosseto, stemma che alla presentazione venne accompagnato dalla seguente descrizione a cura di Don Simone Pifizzi, del clero dell’Arcidiocesi di Firenze:
Il “capo” dello scudo (che in araldica è “pezza nobile”), di colore azzurro, è occupato dallo stemma dell’ordine francescano – ossia la “conformità” in cui appare il braccio di Cristo incrociato con il braccio manicato in marrone di san Francesco e con la croce sullo sfondo, entrambi con le mani mostranti le stimmate, l’“inscindibile patto” tra san Francesco e il Salvatore con l’unico chiodo che fissa le due mani per affermare visivamente il suo voto di affezione al Signore nell’Ordine dei Frati Minori in ossequio all’appartenenza di Padre Giovanni Roncari all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Tale simbolo ha origine da san Bonaventura da Bagnoregio che, eletto Cardinale Vescovo di Albano, lo volle come stemma episcopale (cf S. Gieben, Lo stemma francescano. Origine e sviluppo, Istituto Storico dei Cappuccini, Roma 2008). La parte inferiore dello scudo è occupata da un ponte a tre campate di colore rosso in campo argento. Oltre a ricordare San Piero a Ponti, frazione da cui deriva Mons. Roncari, il ponte rappresenta il compito del Vescovo come “pontefice”, cioè colui che è chiamato a creare ponti tra l’uomo e Dio e fra gli uomini tra loro. Santa Caterina da Siena, inoltre, considera Gesù come un “ponte” lanciato tra il cielo e la terra, per riparare la via interrotta dal peccato. La sua divinità unita alla sua vera umanità forma un ponte che si rivela necessario per salvarsi: «Tutti siete tenuti a passare attraverso questo ponte, cercando la gloria e la lode del mio nome nella salvezza delle anime, sopportando con dolore molte fatiche, seguendo le orme del dolce e amoroso Verbo: in nessun altro modo potreste venire a me» (cf Dialogo della Divina Provvidenza, versione italiana di Maria Adeladide Raschini, ed. Studio Domenicano di Bologna, 1989, pag. 75). Le tre campate sono un riferimento alla Santissima Trinità, origine, fonte e sostegno di ogni dono e di ogni ministero. Il rosso, in araldica, è lo smalto che, “per eccellenza” indica la virtù della carità. L’argento, che dopo l’oro è considerato metallo nobile, richiama la luce e anche virtù spirituali come la purezza, l’innocenza, l’umiltà, la verità, la giustizia, la temperanza. Nella destra araldica del capo (sinistra per chi osserva) vi è posizionata una stella azzurra a otto punte, chiaro riferimento mariano. Lo smalto azzurro rappresenta il cielo e nel linguaggio araldico richiama tutte quelle virtù che salgano alte verso Dio. Il richiamo mariano ricorda anche sia la Cattedrale di Firenze (S. Maria del Fiore) che la Concattedrale di Orbetello (S. Maria Assunta); invece, nella sinistra araldica (destra per chi osserva) è posizionato il giglio rosso, simbolo della città di Firenze, nella quale il Vescovo Giovanni ha vissuto la gran parte del suo ministero sacerdotale. Il cartiglio, posto in punta dello stemma, reca il motto del nuovo Vescovo: IN CARITATE ET LETITIA. Nelle intercessioni dei Secondi Vespri della Domenica della III Settimana del Salterio, così si legge: «Nel nome del tuo Figlio, vincitore della morte e principe della pace, liberaci dal dubbio e dall’angoscia, perché ti serviamo sempre nella letizia e nell’amore».
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. Impostazione classica di un stemma papale Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo Impostazione classica di uno stemma arcivescovile Impostazione classica di uno stemma vescovile Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale Impostazione classica di uno stemma di un parroco Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
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