No all’uso commerciale di bandiere e insegne statali
Asbjørn Svarstad, giornalista norvegese di stanza in Germania, in occasione del 200° anniversario della bandiera di Norvegia (per approfondire si veda – testo in norvegese – “200 anni di bandiera“), ha rilanciato un dibattito che raccoglie un certo seguito nel paese scandinavo, relativo all’uso commerciale non autorizzato delle insegne di stato, della bandiera in particolare, ma anche dello stemma.
“Il web – ha scritto Svarstad – è attualmente inondato di magliette, abiti da sci, giacche e altri capi di moda che hanno la bandiera norvegese o l’arma nazionale chiaramente visibile“. Un problema che si accentua soprattutto quando tale uso finisce con lo svilire il valore morale di tali insegne, utilizzando il vessillo nazionale ad esempio su scarpe o abbigliamento intimo.
In Norvegia, come nella maggior parte delle nazioni, l’uso delle insegne di Stato dovrebbe essere soggetto ad esplicita autorizzazione, e anche a specifica tassazione, ma spesso tale disposizione viene aggirata poichè l’utilizzo in questione avviene al di fuori dei confini nazionali, come ad esempio – cita il giornalista norvegese – accade con un’azienda italiana di abbigliamento, che praticamente ha fatto della bandiera norvegese il proprio logo.
La questione pare stia facendosi strada nell’opinione pubblica, tanto che un avvocato locale, Terje Bratberg, si è autoproclamato “Commissario di polizia dell’Araldica” nazionale, ed ha annunciato l’intenzione di sporgere una serie di denunce contro le aziende che abusano della bandiera e del leone nazionale.
A riguardo viene citato un precedente molto interessante contro un’azienda tedesca, che faceva un uso commerciale improprio dei nomi di alcune città norvegesi, un uso che non si è riusciti ad impedire sul piano giuridico, ma che è comunque cessato per i numerosi e ripetuti fastidi legali e commerciali che le sono stati arrecati.
Per leggere l’articolo (in norvegese) di Asbjørn Svarstad
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