Il nuovo stemma di monsignor Cevolotto
Monsignor Adriano Cevolotto, nuovo vescovo della diocesi di Piacenza Bobbio, ha presentato lo stemma che ha deciso di adottare per accompagnare il proprio mandato pastorale.
Per meglio illustrarne caratteristiche e motivazioni la diocesi di Piacenza Bobbio ha realizzato una videointervista e predisposto un breve testo esplicativo.
Riproponiamo i due documenti, con l’avvertenza che il loro fine è quello di illustrare funzioni e motivazioni pastorali dello stemma e delle scelte fatte per dargli forma, non certo quello di fornire indicazioni storiche o tecniche circa l’araldica e l’araldica ecclesiastica in particolare, ragione per la quale sarà opportuno non soffermarsi troppo su quanto detto in merito poichè non sempre corretto.
PiacenzaDiocesiTV: Video intervista a monsignor Adriano Cevolotto per presentarne l’insegna araldica
Di seguito invece il testo del documento esplicativo:
“Secondo un’antica e consolidata tradizione, il Vescovo provvede alla creazione del suo stemma che rappresenta, secondo le regole dell’araldica ecclesiastica, gli elementi fondamentali della sua vocazione e della missione a servizio della Chiesa. Lo stemma di mons. Adriano Cevolotto si compone di alcuni elementi fondamentali:
– lo scudo, in questo caso di tipo rinascimentale, che contiene dei simboli tratti da idealità personali, o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altro;
– una croce trifogliata, in oro, posta in verticale dietro lo scudo, (cioè in palo), con cinque gemme rosse che simboleggiano le Cinque piaghe di Cristo;
– un cappello prelatizio (detto galero), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3.), il tutto di colore verde;
– un cartiglio inferiore che reca il motto episcopale.
Interpretazione:
Il colore del primo campo è il rosso, colore del sangue e della passione che rimanda proprio al dono d’amore di Cristo per tutta l’umanità, dal quale nessuno è escluso: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). La colomba in volo che reca nel becco un ramoscello di ulivo è il segno dell’alleanza tra Dio e il creato, così come viene ricordato da papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’. La colomba è anche l’attributo iconografico di san Colombano, monaco missionario, co-patrono della diocesi di PiacenzaBobbio, e sottolinea la priorità dell’evangelizzazione nel ministero episcopale.
L’argento del secondo campo, richiama la trasparenza e la verità, doti alla base dell’esercizio del governo episcopale. Il gonfalone di san Liberale, patrono della diocesi di Treviso, ricorda la Chiesa particolare nella quale il vescovo Adriano è stato generato alla fede. E proprio nel grembo della Chiesa trevigiana che ha preso forma la sua vocazione personale e in essa ha esercitato il suo ministero presbiterale.
Il rosso e l’argento dei primi due campi sono anche i colori dello stemma civico e della provincia di Piacenza, alla quale il vescovo Adriano è inviato come pastore, in un dialogo fecondo e rispettoso con le diverse componenti per il bene di tutta la comunità.
Nella parte inferiore dello scudo il terzo campo è oro, il metallo più nobile e prezioso che simboleggia la fede e la spiritualità che animano l’azione pastorale del Vescovo. Al “cuore” dello scudo il simbolo del Sacro Cuore che il beato Charles de Foucauld usava tracciare sui suoi scritti, rimanda alla carità di Gesù, “modello unico” al quale tutti i battezzati sono chiamati a conformarsi. Il riferimento a Charles de Foucauld è idealmente sottolineato anche dal colore del campo che ricorda le sabbie dorate del deserto, nel quale il beato Charles visse l’ultima parte della sua vita, sperimentandone il grande valore spirituale, a tal punto da affermare che “bisogna passare per il deserto e soggiornarvi per ricevere la grazia di Dio”. Il Sacro Cuore, già presente nello stemma del vescovo Gianni Ambrosio, indica anche il legame della diocesi di Piacenza-Bobbio con l’Università Cattolica, presente con una delle sue sedi in città. Il libro della Sacra Scrittura con le lettere Alfa e Omega sottolinea che la Verità trova compimento pieno e definitivo in Cristo Gesù. Il libro è attraversato orizzontalmente dalla palma del martirio di Antonino e Giustina, martiri dei primi secoli della Chiesa piacentina, testimoni con il dono della loro vita della Parola che salva.
Il motto evangelico “Prendi il largo” (Lc 5,4), riporta l’invito forte che Gesù rivolge a Pietro di riprendere con coraggio la pesca, per gettare la rete al di là dell’insuccesso e del fallimento. Un invito a tutti, in questo tempo, a fidarsi del Maestro non lasciandosi rubare la speranza (EG 86) con la quale il Signore Gesù continua a dare vita alla sua Chiesa. Solo chi ha in cuore la speranza osa intraprendere cammini nuovi. (don Paolo Barbisan)”
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