Michele D’Andrea racconta gli stemmi delle forze dell’ordine
Come mai negli stemmi delle forze dell’ordine vi è spesso un’aquila? Lo spiega, in un’intervista esclusiva per Poliziamoderna, Michele D’Andrea, esperto di araldica e autore, fra l’altro, degli attuali stemmi dell’Arma dei Carabinieri, dei Corazzieri, della Marina Militare e dell’Esercito, nonché dello stendardo presidenziale. “L’aquila è il simbolo più pregnante della Polizia di Stato, quello che si è radicato nella percezione e nella memoria della gente – spiega D’Andrea – Il suo inserimento nell’architettura delle mostreggiature di tutte le qualifiche ne vuole amplificare la forza etica, facendone una sorta di fons honorum che sostiene idealmente gli elementi costitutivi dei diversi gradi. Ho disegnato l’aquila nel rispetto della più autentica tradizione araldica italiana, conferendole tuttavia un tocco di modernità che la rende elegante senza rinunciare a un atteggiamento maestoso. Dalla qualifica d’Ispettore superiore, poi, l’aquila tiene fra gli artigli il bastone del comando, simbolo di autorità e di capacità di gestione. I nuovi distintivi si caricano di una pluralità di significati che sottolineano il ruolo e le prerogative di chi indossa e onora l’uniforme della polizia”. “I simboli araldici sono spesso ricavati dagli oggetti della quotidianità e il plinto rappresenta l’elemento fondante delle costruzioni, esattamente come gli Agenti e gli Assistenti che costituiscono i sostegni dell’intera struttura della polizia, la prima, rassicurante presenza per il cittadino. Il rombo dei Sovrintendenti è simmetria ed equilibrio, ma rimanda anche a una lancia, al dinamismo temperato dall’esperienza. Quanto alla formella, il richiamo al quadrìlobo di Lorenzo Ghiberti, uno fra gli esempi più alti dell’architettura gotico-rinascimentale italiana, va letto come la tutela del nostro Paese quale forziere di un inestimabile patrimonio di civiltà”.
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