Discorso di S.A.R. il Principe Carlo Saverio di Borbone Parma
Come già riferito, venerdì 29 e sabato 30 settembre, si è tenuto nei territori dello storico Ducato di Parma, l’annuale Capitolo Generale dei Cavalieri di casa Borbone Parma, in tale circostanza il Principe Carlo Saverio di Borbone Parma, Duca di Parma, Piacenza e Stati Annessi, nonchè Gran Maestro degli Ordini Dinastici, ha tenuto al Capitolo Generale dei Cavalieri del 29 settembre 2017 presso la Basilica Magistrale Costantiniana di Santa Maria della Steccata in Parma, un discorso di cui ora è disponibile il testo integrale che di seguito riportiamo:
“Eccellenza Reverendissima, Gentili Dame, Illustri Cavalieri, Cari Amici
E’ una grande gioia per tutti noi poterci incontrare come ogni anno in questa bellissima Chiesa che testimonia le vicende della nostra Storia e nella quale è sepolto nostro Padre.
Siamo felici di potere condividere con voi un momento di riflessione che non vuole solo essere parte di una tradizione, ma credo invece, debba trasformarsi in un reale momento di condivisione nel quale, io, come Gran Maestro degli Ordini Dinastici della Casa di Borbone Parma, vi invito a riflettere su alcuni temi.
Perché oggi noi siamo qui?
Quale è il senso di quello che ora noi facciamo?
Queste domande in generale, se le pone ogni uomo nella sua vita perché ognuno di noi è teso verso l’infinito.
Ognuno di noi ha bisogno di sapere verso che cosa, ma soprattutto verso Chi, è orientata la propria vita.
Non ho certo la pretesa di potere dare risposta a questi interrogativi ma credo che tutti coloro che oggi sono in questo luogo si siano posti almeno una volta nella vita tali domande.
Perché vi ho fatto questa premessa?
Ognuno di noi possiede una scala di valori nella quale si riconosce e che lo porta ad agire nella realtà, anche se a volte, questo avviene in modo inconsapevole.
Io credo che, prima di tutto, dobbiamo essere consapevoli di ciò che facciamo.
Noi, tutti noi, non siamo semplicemente dei passeggeri in un percorso indeterminato nello spazio e nel tempo, ma siamo molto di più.
Siamo persone, che hanno un collegamento con coloro che sono vissuti prima di noi e con coloro che verranno dopo di noi.
Questo ci indica chiaramente che noi non siamo un elemento casuale nella linea del tempo ma che facciamo parte di un progetto di Qualcuno infinitamente più grande di noi, che ci chiama a farne parte.
Non siamo un punto, ma parte di una linea.
Questo percorso non è stabilito in modo rigido ma ogni persona è chiamata a farne parte usando la propria Libertà.
E’ quello che noi definiamo libero arbitrio, cioè il grande dono di potere decidere liberamente se muoverci verso il bene o il male.
Uno dei più grandi doni che Dio ha fatto all’Uomo.
Che cosa vuole dire allora essere liberi?
Credo significhi tante cose, ma soprattutto non essere condizionati dalla realtà del mondo esterno.
Credo voglia dire essere capaci di testimoniare nel contesto in cui si vive la propria fede, il proprio essere, i propri valori e convinzioni.
Ma tutto questo da chi ci viene?
Molte cose noi le impariamo nel nostro percorso terreno, in base alle esperienze che facciamo, ma tante altre ci derivano dalla nostra Famiglia, da coloro che sono vissuti prima di noi.
Questo legame che noi abbiamo è la nostra Storia, e nel caso della nostra Famiglia questa storia si lega alla storia di tante persone che si trovano ora in questo Capitolo, ma anche, in particolare, nelle comunità di Parma e Piacenza e in tanti luoghi europei.
Questo legame è una responsabilità che noi sentiamo molto forte perché ci lega ad un rapporto di amicizia con delle persone ma anche ad un rapporto di affetto verso luoghi che fanno parte del nostro essere e quindi della nostra Storia personale.
Questi luoghi non sono solo dei semplici spazi geografici ma sono l’elemento in cui sono vissute persone e dove queste hanno realizzato legami e attività.
Se in questo luogo si è sviluppata la storia di persone che in esso hanno amato, vissuto, condiviso gioie, preoccupazioni e speranze, un luogo allora non è semplicemente una striscia di terra, o un palazzo, o una foresta , ma è Casa.
Per noi, per la nostra Famiglia, quelli che erano i territori degli antichi ducati sono Casa.
Noi siamo parmigiani e piacentini.
Dal 1545 i nostri padri sono nati e vissuti in queste città.
Come ho evidenziato anche in altre occasioni il compito della nostra famiglia, è quello di essere, come diceva nostro padre, testimone della storia, sia essa famigliare, che di un territorio, con tutto quello che comporta.
Questo significa essere testimoni di un legame, di una relazione.
Questo non significa volere portare avanti un modello cristallizzato nel tempo, ma essere persone coerenti con dei valori che da sempre fanno parte del nostro essere e che noi ci impegniamo a trasmettere ai nostri figli.
Oggi vogliamo dare un segno tangibile di questo legame concedendo un titolo che fa parte del nostro patrimonio dinastico familiare per sottolineare il collegamento che esiste con questi territori.
E’ per questo che intendiamo nominare la Principessa Luisa Irene, Marchesa di Castell’Arquato e la Principessa Cecilia Maria, Contessa di Berceto.
Lo scorso anno ho conferito a nostro figlio Carlo Enrico il titolo di Principe di Piacenza, che tanti anni prima mio padre aveva conferito a me come suo erede.
Antichi titoli feudali parmensi e piacentini, che oggi intendono rappresentare i due territori di Parma e di Piacenza, la pianura e la montagna, l’asse Est-Ovest della via Emilia, l’asse Nord–Sud verso il mare, oltre a luoghi di particolare eccellenza storica, artistica e turistica.
La presenza dei Sindaci di Berceto e di Castell’Arquato, che ringraziamo, intende significare non solo una continuità con il passato, ma anche e soprattutto nuovi motivi di relazione e di affetto che Luisa Irene e Cecilia Maria, ne siamo certi, sapranno coltivare, imparando a conoscere la bellezza di questi luoghi.
Perché facciamo questo?
Perché noi siamo parte di questa terra e desideriamo sempre di più trasmettere ai nostri figli quelle che sono le nostre radici e gli immutati sentimenti verso questa terra.
Si affaccia quindi una nuova generazione che avrà il compito, come stiamo facendo noi ora, di mantenere e fare crescere un legame, che è soprattutto un rapporto fra persone e la loro storia.
Tutto questo si muove necessariamente in un ottica dinamica.
Questo nostro essere consapevoli di una tradizione storica ci porta ad essere sicuramente fermi nei nostri valori ma contestualmente aperti e desiderosi di affrontare il futuro.
Il mondo di oggi ci presenta nuove grandi sfide a cui non possiamo sottrarci.
Spesso queste possono apparire lontane da noi per tante ragioni, ma in realtà noi oggi viviamo in un mondo che è sempre più collegato.
Uno dei problemi più antichi, ma sempre attuale è la fame, la scarsità di risorse, la produzione del cibo.
In che misura ci riguarda?
Molti dei più grandi cambiamenti epocali sono stati provocati dalla penuria di cibo: dobbiamo infatti ricordare che le grandi trasformazioni, spesso sono state determinate da emigrazioni di massa provocate dalla necessità di trovare luoghi ove ricavare cibo o in ragione della scarsità delle risorse.
Questo è un mondo in continuo cambiamento dove tutti noi siamo chiamati a partecipare: non possiamo dire che la cosa non ci riguarda.
In questa realtà, i territori di quelli che erano gli antichi ducati, ed in particolare Parma e Piacenza, esprimono grandi potenzialità per contribuire a un miglioramento del problema.
La città di Parma, è diventata sede, nel contesto europeo, dell’EFSA (European Food Safety Authority).
Questa mattina ho incontrato il Direttore Generale Bernhard Ulm e ho potuto constatare come questo braccio della Comunità Europea, che opera in un territorio dove il cibo è una eccellenza, agisca con grande capacità, attenzione e sensibilità.
La grande responsabilità di essere sede di una delle più prestigiose Istituzioni europee deve comportare però anche la consapevolezza delle problematiche connesse al cibo e alla scarsità delle risorse.
Anche Piacenza vanta tutta una serie di istituzioni nel settore agro alimentare che contribuiscono alla risoluzione delle problematiche connesse con il cibo.
Ricordo in particolare l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che con i suoi vari dipartimenti, forma laureati di grandissima preparazione in grado di inserirsi in un settore in cambiamento, oltre alle altre scuole specifiche del settore presenti sul suo territorio.
Che cosa significa questo?
Parma e Piacenza sono sicuramente conosciute come città dove la qualità del cibo è estremamente elevata, ma non dobbiamo fermarci solo a questa bella immagine.
Parma e Piacenza hanno acquisito nuove conoscenze, hanno saputo innovare la produzione agricola e le trasformazioni derivate, in un mondo dove tutto cambia, clima compreso, mantenendo elevati standard produttivi e qualitativi.
Questo significa che in un mondo che cambia, le conoscenze devono essere sempre più una realtà condivisa che permetta di trovare soluzioni per una umanità sempre più bisognosa di cibo e di risorse.
Dobbiamo passare ad una visione in cui non esiste più solo il concetto del “mio problema” ma quello di un “comune problema” ove tutti sono chiamati a risolverlo.
Dobbiamo essere testimoni dei valori profondi in cui ci riconosciamo: dobbiamo essere testimoni della Speranza di un cambiamento.
Non dobbiamo cedere alla paura dell’ignoto o di coloro che sono solo capaci di odiare.
Siamo uomini e donne che vivono nella realtà del mondo e siamo consapevoli che un cambiamento non può nascere solo dalle grandi cose, ma nasce prima di tutto da quello che è un cambiamento interiore.
Non vi chiedo di impegnarvi in grande cose ma di fare ciò che ritenete giusto nella realtà in cui vivete; Vi domando forse la cosa più difficile di tutte: “Cercate di aprire voi stessi ad un cambiamento per gli altri”.
Vi invito quindi a realizzare insieme un cambiamento, per quello che ci compete, per quello che possiamo fare, perché tutti noi possiamo realizzare insieme un nuovo capitolo della nostra Storia.
Con l’aiuto di Dio.
Grazie
Carlo Saverio“.
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