Intervista ad Ettore Gallelli
Negli ultimi anni il panorama nobiliare italiano e il mondo dell’editoria ad esso più o meno riferibile, si è arricchito di un nuovo protagonista, che con il suo attivismo sta attirando intorno a se un crescente interesse; parliamo di Ettore Gallelli, imprenditore calabrese responsabile di due sodalizi di impronta nobiliare (il “Club Calabrese Caccia alla Volpe Simulata” e l’ “Unione della Nobiltà d’Italia”) che ha avviato anche un’intensa attività editoriale, e che abbiamo contattato per un’intervista scritta, proprio per comprendere meglio scopi e finalità delle sue iniziative:
Per conoscere meglio una persona è spesso utile conoscerne la storia; ci può dunque illustrare quando e come è nato il Suo interesse per il mondo del diritto nobiliare ?
Il mio interesse per il mondo dei libri nobiliari, è scaturito quando un pomeriggio di agosto, ancora adolescente, curiosando nella biblioteca di famiglia (inizialmente contenuta nel cinquecentesco palazzo Gallelli di Badolato Borgo), oggi ricollocata nella nostra casa di campagna, mi imbattei in un codice storico, scritto in latino nel 1560 e rilegato con pergamena. Di quel libro (ancora in mio possesso), mi ha subito colpito l’oggetto libro, in quanto tale. La bellissima rilegatura, il testo miniato a mano, con tavole a colori. Una piccola opera d’arte.
Nel 2006 a seguito della costituzione del Circolo calabrese per la caccia alla volpe a cavallo www.caccialavolpe.it mi sono avvicinato al mondo dei circoli nobiliari, e quindi a quello dei repertori nobiliari. Il cambio di marcia è avvenuto nel 2008 e 2009, quando abbiamo inaugurato i perioodici:
-Rivista Araldica Calabrese,
-Rivista di Caccia alla Volpe, quadrimestrale registrato in tribunale ai sensi di legge.
Nel 2010 mi sono reso poi conto che nel campo dei libri sulla storia nazionale di famiglia, non vi erano dei fedeli, aggiornamenti, delle due fonti, nobiliari, ufficiali, dello stato monarchico Italiano. Non vi erano cioè dei testi che riportavano un fedele aggiornamento genealogico delle famiglie riconosciute dal Regno d’Italia, con formale provvedimento, e quindi presenti nelle due fonti, nobiliari, ufficiali, dello stato monarchico Italiano.
In pratica con la caduta della monarchia italiana, a seguito delle note vicende belliche, le due fonti nobiliari ufficiali del Regno d’Italia (vale a dire il Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e l’Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana), istituiti con Regio decreto da S.M. Vittorio Emanuele II di Savoia, quindi entrambe curate dalla Regia Consulta Araldica del Regno d’Italia dal 1869 al 1943 essendo stati congelati dalla Repubblica Italiana, a seguito dell’entrata in vigore dell’art. 3, non vennero più aggiornate dallo stato.
Nessun editore aveva quindi pensato di aggiornare la discendenza delle famiglie nobili, italiane, riconosciute dai Savoia con regio decreto.
La stessa nobiltà italiana, (nella più totale ignoranza della materia), confondeva inoltre il Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, curato dalla Regia Consulta Araldica del Regno (quindi fonte nobiliare, ufficiale, dello Stato, infatti tutt’oggi costituito presso l’Archivio centrale di stato di Roma-Eur), con l’omonimo Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, (detto libro blu), creato invece solo nel 1910 da un ente privato romano, (denominato Collegio Araldico, che ebbe sede in via dell’Anima n. 16) come riferisce bene la pag. Wikipedia
Vedute quindi queste circostanze storiche, in occasione dell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia 1861-2011, e vista la dilagante ignoranza in materia di repertori, nobiliari, per amor del vero e del giusto, ho deciso di creare un marchio editoriale, che fosse specializzato proprio nel rilevare ai sensi di legge, e quindi aggiornare fedelmente, storici, repertori, nobiliari, italiani, del passato.
Il marchio Ettore Gallelli-Editore, si è quindi attivato per creare, ai sensi di legge, nelle opportune sedi competenti, con l’osservanza quindi di tutte le norme editoriali, le uniche, sole, fedeli serie aggiornate delle due fonti nobiliari ufficiali dello stato, cioè:
–il Libro d’Oro della Nobiltà Italiana Consulta Araldica del Regno d’Italia – Serie aggiornata
–l’Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana Consulta Araldica del Regno d’Italia – Serie aggiornata
Insomma l’intenzione era quella di lanciare un sasso nello stagno. E quali furono le reazioni ?
Nel 2011 a seguito del grande successo di consensi di codeste due serie aggiornate delle due fonti nobiliari, ufficiali, del Regno, (come spesso accade in Italia, quando una cosa ha successo), ho però subito infamanti attacchi mediatici, da parte di alcuni membri del Collegio Araldico romano, nonchè sostenitori del Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, curato da quell’ente, (le cui famiglie però non risultavano iscritti sia nella serie ufficiale del Libro d’Oro della Nobiltà Italiana curato dalla Regia Consulta Araldica del Regno d’Italia (1869-1943), e ovviamente nemmeno nelle fedeli serie aggiornate da me edite. Come dice la stessa parola, le “serie aggiornate” non fanno altro che aggiornare la discendenza delle famiglie nobili riconosciute dai Savoia, con regio decreto, e quindi presenti nelle serie ufficiali. In pratica stavo subendo attacchi volti a screditare il mio operato, la mia persona, la mia famiglia, e i miei libri, unicamente da parte di quelle famiglie escluse dalla serie ufficiale, e quindi dalla serie da me aggiornate, ma invece stranamente pubblicate (non si comprende a che titolo, e con quale criterio), sull’omonimo Libro d’Oro del Collegio Araldico di Roma, dato che infatti codeste famiglie non godevano di formali provvedimenti nobilitanti del Regno d’Italia, o di altre autorità ad oggi realmente nobilitanti, (quali ad es. il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, le cui prove di nobiltà sono vagliate dall’Uff. Araldico di Madrid), essendo un ordine cavalleresco -nobiliare, avallato dalla monarchia Spagnola, in quanto il Gran Maestro è appunto S.A.R. l’Infante di Spagna, membro della Real Casa Regnante Spagnola.
E di fronte a questi attacchi Lei come ha reagito ?
Proprio a causa di questi attacchi, mi trovavo quindi costretto nella seconda parte del 2011 ad inoltrare una causa in sede civile contro il Collegio Araldico romano e i suoi membri, per concorrenza sleale e confusione commerciale, dato che i miei legali (specializzati in diritto editoriale), si accorsero che il Collegio Araldico, in verità fin dal 1910 aveva dato alle stampe un’opera omonima, ma priva di tutti gli obblighi editoriali ai sensi delle leggi sulla stampa periodica. Infatti al contrario delle mie pubblicazioni, codesto Libro d’Oro del Collegio Araldico romano:
-Era stato commercializzato, senza obbligatoria registrazione presso il registro ufficiale della stampa periodica, consultabile presso il tribunale competente.
-Non era depositato presso il pubblico registro per la tutela del diritto d’autore.
-Non era un marchio registrato presso l’ufficio marchi e brevetti.
-Non recava la stamperia (cosa obbligatoria per legge).
-Non aveva altresì alcun codice ISBN e ISSN.
E…………..dulcis in fundo come se non bastasse nel 1934 il Collegio araldico, subì (paradossalmente) un decreto inibitorio proprio all’uso del nome Libro d’Oro della nobiltà Italiana, spiccato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, si legge per il reato di contraffazione, (essendo infatti un nome e titolo tutt’oggi in uso allo stato). I miei avv. hanno infatti accertato che codesto decreto inibitorio, è tutt’oggi solenne e perpetuo, dunque inabrogabile.
Tutte documentazioni prodotte dai miei avvocati in atti di causa, presso il tribunale di Roma. In conclusione codesto Libro blu del Collegio araldico, non solo si presentava in commercio come la classica opera periodica clandestina, in violazione quindi di tutte le norme che regolamentano l’editoria, ma spacciandosi per l’aggiornamento di quello dello stato, venne inibito dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, tant’è che vi sono ancora oggi “sprovveduti”, che credono che si tratti del Libro ufficiale dello stato. Per queste criticità indifendibili il 26 settembre 2013 Roberto Colonnello Bertini Frassoni, sedicente editore del Libro d’Oro del Collegio Araldico, non si presentava infatti in tribunale, decretando dunque di fatto la contumacia.
Ma se non erro la vicenda non si concluse lì…
Tuttavia vista l’epocale, estintiva, capitolazione del Collegio araldico romano, nelle opportune sedi, legali, competenti, in febbraio 2014 venivo contattato da alcuni membri del Collegio Araldico (estimatori e sottoscrittori anche delle mie pubblicazioni), i quali mi pregavano affinchè in qualità di unico titolare di diritto della testata Libro d’Oro, ai sensi di legge, rilevassi a questo punto anche una serie aggiornata del Libro d’Oro edito “clandestinamente” dal Collegio Araldico dal 1910 al 2010. Cosa che feci il 7 luglio 2014, quando ho depositato al pubblico registro per la tutela del diritto d’autore, e in tutte le altre sedi competenti, la nuova serie corrente del Libro d’Oro della Nobiltà Italiana- edizione 25esima 2015-2019, giunta in libreria il giorno 8 luglio 2014, che si pone quindi di diritto, quale unica, sola, fedele continuazione “sanata” e “legittimata dallo stato ai sensi di legge”, dell’opera un tempo edita clandestinamente dal Collegio Araldico romano, al fine di non lasciare orfani, i nostalgici di quell’opera.
Sempre su richiesta dei soliti, nel luglio 2014 provvedevo a depositare ai sensi di legge, anche la Rivista Araldica – nuova serie, veduto il fatto che quella edita dal Collegio Araldico, aveva perso il diritto al nome, avendo infatti saltato oltre due periodicità, e quindi la testata per legge era divenuta su mercato rilevabile da chiunque. Il 28 febbraio 2014 a seguito della mia nomina a presidente (eletto) dal Consiglio dei membri fondatori dell’U.N.I. con atto scritto, ho inoltre trasferito a quest’ultima organizzazione, l’amministrazione di tutte le opere edite dal marchio Ettore Galellli – editore, precedentemente gestite sotto l’egida del Club Calabrese per la Caccia alla Volpe a Cavallo; oggi quindi visionabili sul sito U.N.I. alle pag. Unione della Nobiltà Italiana
Anche il lettore meno attento non ha potuto far a meno di rilevare una circostanza frequente nelle sue iniziative, ovvero il ricorso a nomi o titoli già utilizzati da altre persone o enti (“Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana” e “Libro d’oro della nobiltà italiana” erano registri pubblici gestiti dalla “Consulta Araldica del Regno”; “Rivista Araldica” e ancora “Libro d’oro della Nobiltà Italiana” sono testate utilizzate dal Collegio Araldico di Roma; il “Calendario d’Oro” era pubblicato dall’ “Istituto Araldico Italiano”; “Libro d’Oro della Nobiltà Mediterranea”e “Inventario – Regesto Regia Udienza Calabria” sono titoli utilizzati anche per due iniziative Internet della “Società Genealogica Italiana”; la stessa “Unione Nobiliare Italiana” riprende il nome di un’associazione già confluita nel “Corpo della Nobiltà Italiana”). Come mai questa scelta ?
Come detto, il marchio Ettore Galellli-editore, è nato proprio per offrire al mercato la fedele continuazione di repertori nobiliari del passato, nel pieno rispetto delle leggi competenti sull’editoria, con registrazioni e depositi a norma, nelle opportune sedi competenti. Tutto ciò che ho avviato in commercio è quindi lecito e concesso.
Oggi i miei sottoscrittori sanno che per avere un fedele aggiornamento dei repertori storici di cui in elenco, devono comperare le mie serie aggiornate.
Relativamente invece al Regio Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, così come il Decano Nobiliare Calabrese, sono opere inedite nella veste grafica e tipografica, ma che ugualmente censiscono la nobiltà italiana secondo le leggi, e i criteri della Regia Consulta del Regno d’Italia.
-Relativamente al Regesto della Regia Udienza, e al Libro d’Oro della Nobiltà Mediterranea, ignoro l’esistenza di altre opere omonime.
Sfogliando infatti il registro ufficiale per la tutela del diritto d’autore, (dipendente dal Ministero dei Beni Culturali della Repubblica Italiana), si apprende che non esistono ufficialmente altre pubblicazioni oltre quelle da me depositate con quei nomi. Dunque sia lo Stato Italiano, che il sottoscritto ignorano l’esistenza di pubblicazioni omonime. Inoltre la prima serie del Libro d’Oro della Nobiltà Mediterranea, è stata stampata nel 2002.
Non è colpa mia se c’è gente che cerca di replicare le mie iniziative e pubblicazioni, come prova il fatto che in maggio 2014 un gruppo di persone*, ha fondato un ente privato, che dichiara di aver avviato la campagna aggiornamenti dell’edizione 2015-19 del Libro d’oro della nobiltà Italiana (da me già depositato al diritto d’autore in luglio 2014. Purtroppo i emulatori,* esistono anche in questo campo.
Per quest’ultima vicenda, ho dovuto fare le opportune denunce alla Procura della Repubblica, per violazione del diritto d’autore, plagio, e concorrenza sleale, truffa, e falso. Sarà quindi la magistratura a prendere gli opportuni provvedimenti del caso.
*Su segnalazione dell’ ente a cui presumibilmente l’intervistato si riferisce il 06/11/2014 è stato modificato un aggettivo ed un’altro è stato eliminato, in quanto il primo ritenuto comunque offensivo ed il secondo privo di giustificazione in assenza di un’eventuale pronuncia del sistema giudiziario italiano cui l’intervistato dice di aver sottoposto la questione.
Come se non bastasse, è notizia di queste settimane, che c’è un altro gruppo di “avventurieri”, che si è messo in testa di fare anche loro l’edizione 2015-19 del Libro d’Oro della Nobiltà Italiana (da me già depositato al diritto d’autore in luglio 2014.
Anche per loro……….stesso provvedimento.
Come vede, ogni volta che pubblico qualcosa, piace così tanto che non mancano i tentativi di plagio.
Relativamente all’Unione della Nobiltà d’Italia, la causa scatenante che ha portato alla rinascita dell’U.N.I. è stata la fuoriuscita della delegazione sarda del C.N.I. per disaccordi con la giunta centrale di quell’associazione privata, come infatti riferisce la pag. Corpo della Nobiltà Italiana
Alcuni critici mettono in dubbio la reale esistenza delle opere da Lei presentate poiché anche in occasione di simposi e convegni araldici è difficile trovare qualche cultore della materia che le possegga o che le abbia almeno potute sfogliare, non sono reperibili presso le comuni librerie, neppure quelle on line, non recano alcun codice ISBN; a questi si uniscono altri che pur non arrivando a metterne in discussione l’esistenza avanzano molte perplessità sui contenuti, rilevando che per i volumi tradizionali non circolano abstract e/o indici, mentre per i repertori genealogici anche cerchie di conoscenze piuttosto ampie non sono state contattate per le campagne d’aggiornamento. Cosa può rispondere a queste osservazioni ?
Questa ancora ….non l’avevo sentita!
E’ davvero molto strano che vi siano…….. persone che mettono in dubbio l’esistenza delle mie pubblicazioni.
1- Il codice ISBN (dall’inglese International Standard Book Number, “numero di riferimento internazionale del libro”) è solo una semplice sequenza numerica di 13 cifre usata internazionalmente per la classificazione dei libri (è ancora utilizzata anche la codifica antecedente il 2007, costituita da un numero di cifre pari a 10 in cui l’ultimo carattere può eventualmente contenere la lettera maiuscola X). È definito da uno standard dell’ISO, derivato dalla codifica SBN inglese del 1967. Il codice però non è obbligatorio per legge, e non è quindi probatorio della non esistenza di un libro.
2-I miei periodici hanno infatti i codici ISSN specifici per la classificazione delle riviste.
3-In ogni caso, il solo, vero, codice importante, indispensabile ai sensi di legge, per la catalogazione di un libro, è invece il codice SBN.
Per chi non lo sapesse, il SERVIZIO BIBLIOTECARIO NAZIONALE (SBN) è infatti il servizio che collega le biblioteche statali, di enti locali, universitarie e private operanti in diversi settori disciplinari. Le biblioteche partecipanti sono raggruppate in poli locali, collegati a loro volta all’Indice SBN, che contiene il catalogo collettivo del patrimonio posseduto dalle biblioteche aderenti al servizio. L’adesione al Servizio implica per la biblioteca o per il polo locale di biblioteche la sottoscrizione di un accordo con l’ICCU, per definire i rispettivi impegni nello sviluppo di SBN e dei servizi connessi. Una tra le funzioni fondamentali del Servizio Bibliotecario Nazionale è la catalogazione partecipata fra le biblioteche aderenti: ogni record bibliografico (libri, codici di autorità o altro) viene descritto una sola volta dalla biblioteca o dal polo di biblioteche che per primo lo acquisisce. Le altre biblioteche si limitano a riportare nel proprio catalogo il record già registrato nell’Indice, aggiungendo solo l’indicazione che anche loro sono in possesso di quel dato record. Le singole basi dati dei poli, tuttavia, condividono la sola descrizione bibliografica di un record, mantenendo così totale autonomia riguardo alla possibilità di aggiungere ulteriori informazioni (come la collocazione locale di un libro, gli ordini di acquisto, chiavi di ricerca più specifiche, eccetera). Le biblioteche hanno piena autonomia anche per quanto riguarda le scelte organizzative e gli investimenti per hardware e software. Quindi le mie pubblicazioni sono semplicemente censite dal Catalogo nazionale Biblioteche OPAC. Dal 1997, il catalogo collettivo è disponibile mediante il sistema OPAC, che nel tempo ha visto la realizzazione di varie interfacce. A corredo della ricerca sono disponibili una serie di servizi quali ad esempio il salvataggio delle ricerche effettuate nella sessione, la gestione di liste di preferiti e l’invio tramite e-mail dei risultati.
Attraverso la consultazione OPAC è possibile inoltre:
• accedere ai servizi di consultazione, prestito e riproduzione offerti dalle biblioteche sui loro OPAC locali;
• accedere alle informazioni relative agli orari di apertura e al patrimonio posseduto dalle biblioteche partecipanti a SBN, grazie all’integrazione con la base dati dell’Anagrafe delle biblioteche italiane;
• consultare le voci di autorità di autori e titoli uniformi;
• accedere a eventuali risorse digitali;
• visualizzare o scaricare in formato UNIMARC i record bibliografici;
• consultare come client Z39.50 anche altri cataloghi nazionali e internazionali.
Il catalogo on-line è consultabile alla pag. SBN
scrivendo su Google anche solo semplicemente OPAC scrivendo poi sulla stringa di ricerca, il titolo del libro che si desidera consultare.
Si scopre quindi che ad esempio che il Libro d’Oro della Nobiltà Italiana-serie aggiornata, ha il codice
La Rivista Araldica Calabrese, ha invece il codice IT\ICCU\RCA\0623226]
L’opera: Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, ha invece il codice IT\ICCU\BVE\0642912]
Il Regesto della Regia Udienza della Calabria Ulteriore, ha invece il codice [IT\ICCU\BVE\0644343]
E’ inoltre possibile comperare facilmente i miei libri, consultando il sito Unione della Nobiltà Italiana o scrivendo una e-mail al medesimo sito, ordinandone una o più copie.
Dunque non è possibile che vi siano critici seri che dubitano dell’esistenza dei miei libri, dal momento che essi dilagano presso le biblioteche nazionali, comunali, e i bibliofili più attenti (che possono spendere), si mettono in lista d’attesa per averle.
Certo mi rendo conto che faccio un editoria di nicchia, e molto costosa, rivolta quindi a persone che possono spendere centinaia di euro per entrare in possesso di un edizione, di questa o quella pubblicazione del marchio.
Alla luce di quanto esposto, chi mette quindi in dubbio l’esistenza delle mie pubblicazioni, lo fa in maniera evidentemente strumentale e in mala fede.
Riguardo simposi e convegni araldici, non mai avuto il tempo di contattare, partecipare, o presentarvi le mie opere. Ma ovviamente questa circostanza non può essere preso come elemento probatorio sull’esistenza o meno di un libro.
Si osservi che statisticamente la maggior parte dei libri, non viene presentata a convegni. E’ in verità esattamente il contrario, è difficile trovare qualche cultore della materia serio, che non le abbia comperate, dal momento esse sono pubblicizzate sul sito molte pagine internet, e sul sito www.uninob.it è quindi possibile scrivere ed ordinarle. Stessa cosa per i contenuti, se codesti studiosi signori, non ci contattano per comperarle, come fanno a sapere quali sono i contenuti?
Riguardo la polemica sulle campagne d’aggiornamento, semplicemente non è nel nostro interesse farle. Nel senso che l’Unione della Nobiltà d’Italia (ente amministratore dei miei libri), essendo in tutto e per tutto il solo ente, nobiliare, Italiano, che abbraccia fedelmente leggi, regolamenti, e procedure del Regno d’Italia (come dimostra anche il fatto che il regolamento interno è stato ricalcato sullo statuto Albertino del Regno d’Italia) per queste peculiarità, è applicato il medesimo modus operandi della Regia Consulta Araldica del Regno.
Nel senso che:
1-la Regia Consulta infatti non scriveva ai nobili italiani, per informarli che potevano aggiornare il loro stato di famiglia sul Libro d’Oro della Nobiltà Italiana-registro ufficiale.
2-la Regia Consulta non partecipava ad eventi culturali, al fine di divulgare i repertori che curava lo stato.
3-la Regia Consulta non contattava associazioni per collaborare con loro sulla materia.
Poichè infatti sotto il Regno d’Italia, chi credeva di avere un diritto, si doveva invece attivare, chiedendo alla Regia Consulta la rinnovazione del suo status nobiliare, dietro processi di nobiltà, anche l’Unione della Nobiltà d’Italia, amministratrice delle opere edite dal marchio Ettore Gallelli-editore, agisce quindi nello stesso modo.
Per quanto riguarda la distribuzione: contrariamente a ciò che dichiarano i soliti detrattori, (purtroppo per loro), le mie pubblicazioni sono diffuse anche all’estero, ed oltre ad essere fornite alle segreterie delle Dinastie regnanti Europee, sono comperate solo dagli studiosi più preparati.
Esse sono poi reperibili solo presso le librerie specializzate del settore (non presso tutte le comuni librerie).
Le pubblicazioni, sono anche pubblicizzate su diversi social n. con decine di pagine, e quindi vendute direttamente dalla segreteria dell’U.N.I. che su richiesta provvede anche a spedirle in tutto il mondo.
Dunque tutti gli studiosi più seri e sinceri, nonchè le biblioteche nazionali e comunali più importanti, hanno le pubblicazioni del marchio (basta consultare l’elenco OPAC).
In merito poi ai codici ISBN, nessuna legge impone ad un editore tali codici, essi servono infatti solo per la catalogazione, le opere del marchio, hanno infatti i codici ISSN.
Dunque i Suoi libri esistono. Passiamo al lato dell’utenza: quali sono i Suoi rapporti con il Corpo della Nobiltà Italiana ?
Non ho mai avuto particolare interesse ad avere rapporti con codesto Corpo della Nobiltà Italiana.
Per me (come d’altronde dichiarato sul loro statuto), si trattò solo di un ente privato, che semplicemente all’epoca, così come è oggi la più antica Unione della Nobiltà d’Italia, tutelò i diritti e la storicità della Nobiltà Italiana, (non va quindi considerato come una specie di continuazione della Regia Consulta).
Inoltre:
-Il C.N.I. non fu mai un ente amministratore di repertori nobiliari.
-Non esiste poi alcun documento scritto di Sua Maestà Umberto II di Savoia, che legittimò codesto C.N.I. quale ente sostitutivo della Regia Consulta Araldica del Regno d’Italia, nelle sue funzioni (come invece erroneamente si credeva).
Al contrario, Sua Maestà Umberto II di Savoia per i riconoscimenti nobiliari (detti umbertini), aveva la propria segreteria per l’araldica.
Il regio decreto n. 651 del 7.06.1943 riconosceva infatti la facoltà di riconoscere nobiltà, o concedere nuovi titoli, unicamente al re d’Italia, difatti in alcuna parte del regolamento tecnico-araldico, stilato dalla Regia Consulta dal 1871 al 1943 si legge mai, che in mancanza del re, un ente privato diretto da nobili può assumere i poteri e le funzioni dei sovrani d’Italia, in materia di riconoscimenti nobiliari, sia essi di grazia che di giustizia. Non è infatti un caso che oggi i “riconoscimenti” nobiliari del C.N.I. non sono pubblicati in alcun repertorio araldico, genealogico, anagrafico, nobiliare, italiano in commercio. Oggi come oggi, di fatto esiste ormai l’U.N.I. quale rinascita della più antica e prestigiosa, associazione, nobiliare italiana, realmente attiva su territorio nazionale con tre snelle delegazioni (nord-centro-sud).
Inoltre l’U.N.I. è la sola associazione nobiliare italiana che amministra il più alto numero di repertori, nobiliari periodici in commercio, da quando il 28 marzo 2014 essi sono passati dal Circolo Calabrese per la Caccia alla Volpe all’U.N.I.
Lasciando le polemiche e tornando ai libri, considerato l’attivismo che sin qui L’ha contraddistinta, è facile ipotizzare che in cantiere abbia numerose altre iniziative: ce ne può anticipare qualcuna ?
Corretto!
Ma …………non parlo mai prima di aver stampato un’opera, e averla quindi depositata all’uff. per la tutela del diritto d’autore.
Tuttavia in questa sede posso quindi solo dire che per l’immediato futuro, sto lavorando a:
-Due libri sulla nobiltà in stampa per fine anno.
-La serie aggiornata di un altro storico repertorio nobiliare, nazionale, annuale, che vedrà le stampe in gennaio 2015.
-L’aggiornamento periodico di tutte le serie attualmente già in commercio.
-Nel prossimo futuro, verranno poi pubblicati altri libri nobiliari a stampa (non periodici), tutt’ora in corso di progettazione.
I ogni caso le serie aggiornate di noti, periodici, nobiliari, del passato, si fermeranno quindi a 8.
Per evitare malintesi e fraintendimenti l’intervista è stata realizzata in forma scritta; rispetto al testo originario sono state inserite delle domande interlocutorie e delle immagini per alleggerire l’impaginato, mentre alcuni passaggi in maiuscolo sono stati riportati in minuscolo per uniformità grafica, senza apportare alcuna modifica allo scritto, ivi compresi eventuali errori, salvo l’intervento su due aggettivi segnalato nel testo da un asterisco e da una nota esplicativa in verde (testo della nota corretto il 6/11/14).
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Nell’intervista sopra realizzata, il signor Gallelli parla al passato del Corpo della Nobiltà Italiana (CNI), come se tale ente avesse cessato di esistere; per chiarezza quindi si deve qui precisare che tale ente risulta a tutt’oggi attivo ed operativo, come verificato dalla nostra redazione.
Può essere utile leggere anche la nota dello SGI pubblicata in data 6 novembre 2014: Nota della SGI in merito alle sue pubblicazioni
Leggi anche: E’ guerra intorno al “Libro d’Oro”
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