Polemiche araldiche
Negli ultimi mesi più volte la stampa –prevalentemente locale- ha avuto modo di occuparsi di araldica, principalmente a causa di polemiche.
Il primo caso ci viene dalla Puglia, dove il dibattito intorno allo stemma della neonata provincia di Barletta-Andria-Trani è stato lanciato da alcune associazioni locali, che vorrebbero introdurre nello stemma provinciale le immagini dei monumenti delle tre città, mentre un esponente politico chiede di modificare anche lo stemma regionale per inserire un riferimento alla nuova provincia pugliese: http://www.sestaprovinciatv.com
A luglio è poi stata la volta di Assisi, dove la discussione è scaturita dall’uso di riferimenti, più o meno espliciti all’emblema comunale, da parte di alcune attività commerciali; circostanza complicata anche dal fatto che lo stemma utilizzato dalla locale amministrazione pubblica non gode della concessione formale da parte del Presidente della Repubblica (unica autorità legittimata a fare tale concessione): http://www.assisinotizie.it
Infine a settembre non sono mancate le polemiche intorno all’iniziativa del Comune di Mesenzana di istituire un “Pubblico Registro Araldico” per le famiglie residenti sul suo territorio: http://www.varesenotizie.it
Queste polemiche documentano come purtroppo nel sentire comune si sia persa la conoscenza dello spirito, dell’essenza stessa dell’araldica e delle sue più elementari nozioni, facendo di contro emergere la generale confusione che il pubblico spesso fa tra loghi commerciali e stemmi araldici (nel caso di Assisi), frutto probabilmente di una malintesa concezione dei blasoni, visti non più come semplici e immediati “segni di riconoscimento”, ma come cartoline del proprio territorio (nel caso della nuova provincia pugliese), e dell’approssimazione –che può degenerare nella superficialità – con cui alcuni si accostino e parlano di quest’antica scienza (nel caso di Mesenzana).
Per gli appassionati di questa nobile disciplina, resta il conforto che tali discussioni forniscono un prezioso indice dell’interesse che ancora cova sotto la cenere nell’opinione pubblica verso una materia considerata dei più come un semplice retaggio di tempi passati.